Sanità - 24 luglio 2019, 18:45

Gary Payne, esperto mondiale di “Emergency Dispatch” in visita alle centrali operative di Saluzzo: “Impressionato da numeri e attività” (FOTO)

L’Associated Director della IAED, International Academy for Emergency Dispatch, nel pomeriggio ha visitato la centrale unica di risposta del Numero unico per le emergenze 112 e la centrale operativa dell’emergenza sanitaria territoriale. Il Piemonte dal 1999 utilizza i protocolli dell’IAED

Le immagini della visita a Saluzzo di Gary Payne

Le immagini della visita a Saluzzo di Gary Payne

Il dottor Gary Payne è l’Associated Director per la IAED, l’International Academy for Emergency Dispatch, l’Accademia che – a livello mondiale – predispone i protocolli per gli operatori che, a vari livelli (Polizia, Vigili del fuoco ed emergenza sanitaria) si trovano a ricevere e gestire le chiamate e le richieste di soccorso.

Payne oggi è stato in visita a Saluzzo, presso la centrale unica di risposta del Numero unico per le emergenze 112 e presso la centrale operativa dell’emergenza sanitaria territoriale. Oltre al ruolo di prim’ordine nella IAED, Payne è anche International Goodwill Ambassador per la NENA, la National Emergency Number Association (l’Associazione dei servizi 911 americani) e International Program Manager per la Priority Dispatch.

Ad accoglierlo Salvatore Brugaletta, direttore generale dell’Asl Cn1, Manuela Taricco, coordinatore infermieristico del Dipartimento Emergenza Urgenza, Valter Occelli, direttore della centrale del Nue 112, Luigi Silimbri, direttore della centrale operativa dell’emergenza sanitaria (insieme ai coordinatori infermieristici Simona Garrone e Pietro Montanero) e Mario Raviolo, direttore di dipartimento regionale di emergenza sanitaria territoriale.

Al dottor Payne sono stati presentati numeri e casistiche del 112 e della centrale dell’emergenza sanitaria.

Al Nue 112, con due centrali uniche di risposta che coprono Piemonte e Valle d’Aosta, afferisce un bacino d’utenza di 4milioni e 500mila abitanti, con un territorio prevalentemente montano. “A prescindere dalle divise che indossiamo – ha detto Occelli – lavoriamo tutti in base ad un disciplinare del Ministero dell’Interno”.

Filippo Gatti, infermiere della centrale operativa dell’emergenza sanitaria di Cuneo (nonché istruttore certificato dell’IAED), dopo un breve excursus su tipi di mezzi sanitari di cui dispone la nostra provincia, ha snocciolato una serie di numeri, come le 45mila chiamate annue, senza tralasciare la mission della struttura: “Portare il paziente nell’ospedale più adatto ai bisogni ed alle esigenze sanitarie”.

Payne, 62 anni, di origine canadese, con un passato da “call taker”, da operatore di riposta, da anni lavora fianco a fianco dei Governi nazionali, per cercare di dare linee guida per la costruzione dei sistemi di emergenza.

Il nostro compito – ha detto – è anche quello di visitare i Paesi che utilizzano i nostri protocolli, per dare consigli ed avere al tempo stesso un feedback. Occorre aprire canali di comunicazione e al tempo stesso aumentare la presenza dell’Accademia sul territorio che fa uso dei nostri sistemi”.

L’IAED è l’Ente – no profit – preposto a fornire (e col passare del tempo revisionare) protocolli con standard qualitativi estremamente alti. Il Piemonte, nel campo dell’emergenza sanitaria territoriale, dal 1999 utilizza questi protocolli d’intervista che, tradotto, sono le domande che l’operatore di centrale pone all’utente chiamante.

Obiettivo: “Definire nella maniera più precisa possibile – ha spiegato il dottor Silimbri – il problema di natura sanitaria di chi chiama e, al contempo, dare le prime indicazioni utili all’utente, che guidato dall’operatore al telefono può già mettere in atto primissime manovre salvavita”.

I protocolli dell’IAED nascono per essere applicati in tutto il mondo, frutto di studi – in maniera univoca - di centinaia (se non migliaia) di casistiche, a livello mondiale: “Succede – ha ancora aggiunto Silimbri – che errori che da noi non si sono ancora verificati siano stati avvertiti in altre nazioni. A noi, grazie al continuo lavoro di revisione dell’IAED che garantisce un sistema costanteemente valutato e revisionato, arriva solo un ‘alert’, che ci consente di mitigare l’errore prim’ancora che questo si verifichi”.

Spesso sentiamo dire, da chi ha chiamato i numeri di emergenza, di aver aspettato tanto al telefono, e di aver dovuto rispondere a troppe domande. Si tenga conto che le casistiche di natura sanitaria che un operatore può dover gestire al telefono sono 1300. È normale che vi siano una serie di domande per indentificare il problema” ha ancora sottolineato Payne.

Che poi si è detto “impressionato dai numeri e dalla tipologia di differenti attività” delle due strutture cuneesi. “Sono venuto qui per assorbire il vostro metodo e condividerlo col resto del mondo”.

Infine, il messaggio del dottor Occelli, che ha voluto porre l’accento su una questione che sovente si ripropone nelle richieste di soccorso, sia al 112 che all’emergenza sanitaria: “L’operatore che risponde al telefono – le sue parole – non è colui che interverrà a casa dell’utente. È fondamentale far capire questo alla popolazione: il ‘call taker’ può stare al telefono anche 15 minuti, perché intanto chi deve intervenire, nel frattempo, è già partito.

Dobbiamo uscire dalla logica che sovente si ripropone del ‘Non stia al telefono, ma venga a soccorrermi’, le cose non stanno così”.

Nicolò Bertola

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