Politica - 18 settembre 2019, 08:00

Mino Taricco: “La mia casa resta il Pd”

Il senatore cuneese, considerato tra quelli piemontesi uno dei più vicini a Matteo Renzi, annuncia che non aderirà a “Italia Viva”, il soggetto cui sta dando vita il leader fiorentino dopo la rottura col partito

Mino Taricco

Mino Taricco

Si chiamerà “Italia Viva” il nuovo soggetto politico che Matteo Renzi si appresta a costituire dopo la rottura col Partito Democratico.

Nell’immediato darà vita a gruppi parlamentari a Montecitorio e a Palazzo Madama. A metà ottobre, alla Leopolda di Firenze, dettaglierà meglio il percorso e gli obiettivi che intende perseguire nel breve e medio termine.

Poiché in queste convulse giornate c’è attenzione a quel che succede sui territori e anche curiosità di capire le scelte dei parlamentari, ne abbiamo parlato con Mino Taricco, senatore, eletto nelle liste del Pd nel collegio del Piemonte sulla quota proporzionale

Senatore Taricco, lei è da sempre considerato molto vicino a Matteo Renzi. Come giudica la sua scelta di rompere col Pd?

Sono tra coloro che hanno sperato sino all’ultimo che questo momento non arrivasse o arrivasse il più in là possibile. Penso che essere arrivati a questo punto sia una sconfitta per tutti. 

Capisco le valutazioni politiche che motivano e spingono ad una tale operazione:  la scelta di investire su un profilo politico più liberaldemocratico, dare risposte ad un’area più moderata, introdurre un ampliamento dell’insediamento sociale tradizionale dell’area progressista, o comunque antagonista a quel blocco sovranista e di destra estrema che è andato rafforzandosi in questi mesi”.

Una scelta, quindi, che ha una ragione politica plausibile e non, come dicono i detrattori, dettata da motivazioni legate alle future nomine?

E’ una missione non priva di senso e di fascino. Almeno in teoria, potrebbe anche ampliare la base di sostegno del governo.

Capisco anche le spinte e le motivazioni più personali, legate ad un’empatia che in realtà non è mai decollata.

Conosco molte delle ferite che in un modo o nell’altro hanno lacerato rapporti e relazioni nel partito.

Credo ci siano stature e capacità per fare in modo che questa nuova partenza possa rappresentare un ampliamento del campo e una estensione delle potenzialità.

Ma le incognite su questa strada sono molte. Se è vero che sulla carta è stato annunciato come un divorzio, se non consensuale almeno non ostile, servirà la lungimiranza e la generosità di tutti per evitare che la realtà non sia peggiore delle premesse”.

A suo avviso, la segreteria di Nicola Zingaretti ha spostato gli equilibri interni del Pd in senso ex DS (Democratici di Sinistra), mettendo all’angolo la componente ex cattolica dei Popolari e della Margherita?

E’ proprio questa la scommessa: evitare che ciò accada. Io credo ancora che quel progetto di straordinaria innovazione politica e sociale che aveva originato il Pd possa chiedere il nostro impegno e la nostra generosità, anche perché continuo a non vedere risposte migliori sulla piazza politica.

Con tanti colleghi ci siamo dati proprio questa missione, credo che ce lo chieda il Paese, la nostra gente e i nostri territori”.

Ciò premesso, lei che farà?

Ho sempre stimato e continuo a stimare Matteo. Mi sono pregiato, e spero di poter continuare a farlo, della sua amicizia.

Ne conosco le grandi qualità ed anche i limiti. E’ sicuramente un leader con grandi potenzialità, ma in questa nuova avventura, come ho avuto modo di dire personalmente anche a lui, non lo seguirò.

Gli auguro di poter fare bene, anche facendo tesoro degli errori della stagione che, in qualche modo, con questa scelta si conclude”.

Dunque,  lei resta nel Pd?

Il Pd è la mia casa politica. Sono stato eletto in rappresentanza di questo territorio, ma anche del popolo del Partito Democratico, e continuerò questo mio doppio impegno proprio nel Pd.

Lo sento come un impegno in qualche misura etico. Credo che per chi, come me, in questi anni ha rappresentato nel partito un punto di vista, sia sul piano valoriale, sia su quello dei contenuti concreti, maggiormente ispirato ad una visione riformatrice, più vicina alle sensibilità dei corpi intermedi, alla vita delle piccole imprese e delle piccole realtà locali, ai mondi produttivi, al privato sociale, all’associazionismo ed al volontariato comunitario, la sfida sia ora di mettere in campo il massimo impegno perché queste sensibilità  rimangano al centro.

Anzi, rafforzino la loro presenza, negli obiettivi, di impegno del Pd”.

Un discorso quindi di coerenza il suo, se ben comprendo…

Paradossalmente, quelle motivazioni che hanno motivato anni fa il mio impegno nelle istituzioni, quelle radici innervate dal cattolicesimo democratico che mi porto dietro, mi richiederanno un supplemento di impegno perché il Partito Democratico in questi ambiti non sia impoverito da questa uscita”.

Che cosa vorrebbe dire a Matteo Renzi, nel momento in cui le vostre strade si dividono?

A Matteo e a chi con lui si avvia in questa avventura, e tra loro ci saranno sicuramente anche tanti amici e tante persone che stimo, auguro di poter perseguire bene la missione che si prefiggono, e di riuscire a farlo con le necessarie generosità e lucidità.

Il nostro comune avversario è una destra sovranista che sta assumendo sempre più caratteri di chiusura con venature xenofobe e di istigazione e rancore sociale. Solo insieme, ciascuno portando il suo pezzo, possiamo batterla. Ed in gioco non ci sono risultati elettorali soltanto, ma c’è il fu turo del Paese”.

Giampaolo Testa

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