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Al Direttore | 20 ottobre 2019, 21:02

"La polizia cuneese: figlia di tutte le opposizioni ma orfana di tutti i Governi"

Riceviamo e pubblichiamo dalla Segreteria Provinciale SIULP Cuneo

"La polizia cuneese: figlia di tutte le opposizioni ma orfana di tutti i Governi"

 

La sicurezza è sempre fra i temi principali di tutte le forze politiche in ogni occasione di propaganda, a destra, a sinistra e al centro. Intanto, l’ultimo di una serie di “processi alla ndrangheta del Basso Piemonte” ha ancora una volta posto l’accento sull’acclarata presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso anche nella provincia cuneese. Nonostante l’impegno delle forze di polizia che ha portato alla luce una realtà criminale di così elevato spessore, in certi ambienti istituzionali, si continua a sottovalutare il fenomeno, minimizzando sulla sua gravità, quasi a voler sperare che nel cuneese “La mafia non esiste”. Più o meno lo stesso errore con cui negli anni ‘60 e ‘70 in altre parti d’Italia furono sottovalutati intrecci di potere ed improvvisi quanto illeciti arricchimenti di uomini di affari ed amministratori contigui a “cosa nostra”. Gli effetti di tali “disattenzioni” come ben sappiamo hanno tristemente riempito le cronache giudiziarie e le aule bunker dei tribunali di mezza Italia. Per non ripetere gli errori del passato, sarebbe opportuno comprendere che gli “appetiti” delle cosche mafiose si sono oggi (ma forse già da “ieri”) decisamente orientati verso il ricco e prospero Nord produttivo, dalla Valle d’Aosta alla Liguria, dalle Marche al Trentino. E dopo aver compreso tutto ciò bisogna che ora, nell’immediato, tutte le componenti sane e virtuose della nostra società civile e le forze politiche di governo ed opposizione convergano sull’obiettivo di difendere il territorio e le risorse dalla proterva bramosia delle cosche più disparate che dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Campania ma anche dall’Albania e dall’Africa stanno tentando di introdurre il metodo, il pensiero e l’organizzazione di stampo mafioso, iniettando il veleno mortale dell’omertà e della paura anche in luoghi come la bellissima e amena provincia cuneese, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Ma a nulla serve per “esorcizzare il demone” praticare la strategia difensiva dello “struzzo”: la testa, contro le mafie e proprio il caso di alzarla non di nasconderla nella sabbia. Per combattere questo “cancro” servono rimedi efficaci ed il deciso potenziamento delle “difese immunitarie” prima che possano realizzarsi “metastasi” irreversibili. Quando pensiamo ai rimedi ovviamente non possiamo che ricondurci alla necessità di potenziare gli apparati dello Stato preposti a garanzia e tutela del pubblico bene, della pace e tranquillità sociale che si ottiene necessariamente con l’applicazione ed il rigoroso rispetto delle leggi civili penali ed amministrative dello Stato.

Immaginare che il mantenimento dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica possa essere garantito con le risorse attualmente disponibili è utopia e chi sostiene il contrario è, nella migliore delle ipotesi, un illuso o un ipocrita. Abbiamo una Questura (ed un Questore!) che annaspa tra mille problematiche a causa di una “coperta” sempre più corta e riteniamo che anche le altre forze di polizia, certamente meno predisposte al pubblico dibattito ed alla vertenza sindacale, non sembrano vivere nell’abbondanza e nella piena efficienza.

Anche noi del SIULP potremmo tacere stendendo un velo di misericordia pietosa, ma invece abbiamo deciso di parlare e lottare perché le cose possano cambiare; perché in fondo siamo e vogliamo restare l’espressione libera e verace di una Polizia CIVILE e DEMOCRATICA e RIFORMATA, come voluto dalla società civile dal Parlamento, a tutela e garanzia dei valori di Libertà, Legalità e Trasparenza dell’azione amministrativa e repressiva dello Stato democratico e repubblicano.

L’appello del SIULP oggi è rivolto in primo luogo al Ministero dell’Interno e al Dipartimento della P.S. affinché adottino tutte le misure necessarie per fronteggiare la grave emorragia di risorse umane, che, come ha denunciato il Segretario Generale Felice Romano nel corso dell’audizione presso le Commissioni Affari Costituzionali e Difesa della Camera, rischia di vanificare ogni sforzo delle forze di polizia e in particolare della Polizia di Stato proprio a causa della drammatica progressiva riduzione degli organici ed alla contemporanea senilizzazione ( età media intorno ai 50!!) più volte denunciata anche dal Capo della Polizia: da qui al 2030 andranno in pensione ben 40.000 polizotti sui 95.000 oggi in servizio, con picchi impressionanti nel 2022-2023 di oltre 6000 unità per anno!!

La Questura di Cuneo, per restare a casa nostra, ha una carenza di organico di circa 40 Agenti di Polizia su un organico previsto di 168 unità. Ben si comprende che l’unico modo per sopperire agli effettivi limiti di efficacia ed efficienza dell’attività di Polizia si finisca per sovraccaricare di stress lavorativo il personale (ferie e riposi non goduti, pedissequo ricorso al lavoro straordinario obbligatorio ETC.) per poi inseguire il modello della “sicurezza apparente”, che spiega il motivo della presenza di attempati signori in uniforme in sagre e feste di tutta la provincia dove non vi sono problemi di ordine pubblico ma come detto, solo semplici esigenze di “visibilità”.

E mentre stiamo a piangere sui numeri e sull’età avanzata degli appartenenti alle forze di polizia, troviamo il modo di stupirci per la scelta della neo Ministro cuneese di rifiutare la scorta della polizia. Al Ministro cuneese, come poliziotti, diciamo grazie. Grazie per non aver intaccato le poche risorse disponibili nella gestione dei servizi di Ordine e Sicurezza Pubblica, grazie per non aver indebolito i servizi istituzionali connessi alla gestione delle licenze, delle armi, dell’espatrio, dell’immigrazione, del controllo del territorio, dei servizi anticrimine ed investigativi. Grazie per non aver ridotto quelle poche risorse che da tempo denunciamo essere insufficienti, rinunciando volontariamente allo status symbol costituito dalla scorta, fermo restando che se la Ministra dovesse in futuro optare per una scelta diversa, noi certo non gliene faremmo una colpa.

Vi sono criticità nell’ordinario svolgimento delle funzioni istituzionali della Polizia di Stato che affliggono la Divisione Anticrimine della Questura di Cuneo, che è fulcro e leva di un apparato info-investigativo e di pubblica sicurezza che attraverso attività di analisi dei flussi documentali e delle informazioni riservate ed attraverso le misure di prevenzione, dovrebbe dettare tempi e modus operandi all’attività d’intelligence in senso lato, in sinergia con gli organi di Polizia Giudiziaria, con le Istituzioni Carcerarie e con l’Autorità Giudiziaria in ambito provinciale e nazionale. Secondo il modello ministeriale la Divisione Anticrimine dovrebbe contare ben altri numeri e risorse, mentre oggi, a causa soprattutto di una miope gestione delle risorse umane da parte dei vertici nazionali e provinciali, più che ad una “Divisione” somiglia ad “una pattuglia appiedata”.

L’allarme che suscitano le recenti sentenze di condanna alla ‘ndrangheta dovrebbe suggerire un piano di riorganizzazione anche dell’Ufficio investigativo per eccellenza che nella Polizia di Stato è rappresentato dalla Squadra Mobile, dove appunto servirebbero ben altre risorse rispetto a quelle oggi esistenti che sono appena sufficienti per una ordinaria attività ma non appaiono assolutamente proporzionate per fronteggiare efficacemente il fenomeno eversivo delle Mafie e tutte le altre emergenze relative ai reati predatori ed al traffico di droga ,soprattutto .

Questa provincia ha bisogno di agenti, di tanti agenti, di forze nuove pronte a combattere il crimine con le nuove tecnologie idonee a contrastare fenomeni criminali sempre più evoluti e complessi.

Il SIULP non chiede semplici interventi tampone o di semplice propaganda istituzionale come risposta emotiva al diffuso senso di insicurezza che pervade l’opinione pubblica ma auspica la predisposizione, ORA e non DOMANI(!), di un progetto complessivo razionale, efficace e definitivo per il potenziamento e l’efficienza della sicurezza nella provincia Granda.

La gravità della situazione emerge dai numeri: sono necessari almeno 40 unità per far funzionare i settori strategici della polizia cuneese mentre invece si continua ad impiegare ingenti risorse in servizi di ordine pubblico, continuamente distogliendo il personale da attività di intelligence, prevenzione e repressione dei delitti e degli illeciti amministrativi.

Solo il profondo senso dello Stato, l’attaccamento al dovere dei poliziotti, di donne e uomini che lavorano con dedizione e professionalità nonostante situazioni difficili e in qualche caso anche imbarazzanti, riesce a sopperire alle carenze, alle incapacità organizzative e strutturali, di una Polizia di Stato in crisi di credibilità e di risorse.

Ma per quanto tempo ancora si potrà resistere?

Il SIULP fa appello a tutte le componenti sane della società civile cuneese compreso il “Ministro senza scorta”, perché è giunta l’ora di scelte importanti e mirate a difendere il pubblico bene incrementando la presenza delle forze di polizia che tutelano i cittadini onesti. In tale ottica di potenziamento serve a nostro avviso l’istituzione di almeno 2 Commissariati di Pubblica Sicurezza, in provincia (ALBA e FOSSANO per esempio) necessari per rendere capillare l’azione di contrasto e prevenzione dei reati e delle consorterie criminali che si stanno annidando come parassiti nel tessuto sano e vitale della realtà socio economica cuneese che si certifica tra le più laboriose e produttive del Piemonte e dell’Italia intera.

La Segreteria Provinciale SIULP Cuneo

lettera firmata

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