L’amnesia temporanea o dissociativa porta a dimenticare totalmente un pezzo di esistenza, di vita e di tempo per un lasso temporale. Ho pensato di riflettere su questo argomento poiché si è parlato tanto dei dispositivi antiabbandono per le auto negli ultimi mesi e dopo un percorso legislativo piuttosto travagliato (l'obbligo doveva entrare in vigore il 1° luglio 2019) il decreto, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è entrato in vigore il 7 novembre 2019, con proroga di sanzioni a marzo 2020. Ho letto molti pareri discordanti, da chi è d’accordo a chi invece contrariato.
Partiamo dalla domanda, "ma come è possibile dimenticarsi un figlio in macchina?”. E l'idea che: “A me non potrà mai accadere”. Pensieri e convinzioni purtroppo diffusi. Succede, è possibile e non è un’azione volontaria. Basti osservare la disperazione delle persone a cui è accaduto. Ma c’è chi purtoppo giudica, leggendo il fatto come un evento inammissibile. Vi è l'errata convinzione che possa accadere solo alle persone psichicamente disturbate, ma non è così. Dimenticare si può, dimenticare un figlio o chiunque si ami, si può (bambini in macchina, mogli agli autogrill, figli a scuola, ecc). L’amore o il valore attribuiti al figlio o a chi per esso, non hanno nulla a che vedere con la dimenticanza. Bisogna sottolineare che dimenticare non è un fatto morale. Non si tratta di persone buone e amorevoli o cattive e disattente.
Ma allora, cosa succede?
In queste situazioni si parla di Amnesia dissociativa. Un buco di memoria, difficile anche da ricostruire a posteriori: è una disconnessione delle funzioni della coscienza dalla memoria, come se una parte della corteccia cerebrale venisse tagliata fuori e si dimenticasse un pezzo di vita. Un’amnesia temporanea che però è totale per quel periodo. Di solito avviene in momenti di grande stress, mancanza di sonno, situazioni di particolare tensione e stanchezza fisica e mentale o anche in conseguenza a traumi specifici.
Installare un dispositivo antiabbandono da auto, a mio avviso, è un atto preventivo, non sbagliato, ma rassicurante, così come lo sono i promemoria, le sveglie, il gesto di lasciare il cellulare o la borsa nel sedile posteriore. Qualcuno li definisce "gesti figli della società malata in cui viviamo" frenetica e multitasking. Riflettendo sulla nostra quotidianità ogni nostra giornata è scandita da piccoli atti mancati che non hanno risonanza e conseguenze catastrofiche, ma sono anche un indice di stress e stanchezza. È ovviamente importante provare a compiere una cosa per volta, non correre. Ma se un dispositivo può aiutare, perché non usarlo?
Giudicare non serve. La tecnologia può essere tanto nociva quanto può venirci incontro, i gesti preventivi anche, la capacità di cogliere i segnali d’allarme e saper chiedere aiuto, anche. Non siamo macchine perfettamente funzionanti, ed è meglio esserne consapevoli.
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Ernestina D.ssa Fiore
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