/ Ambiente e Natura

Ambiente e Natura | 20 novembre 2019, 10:30

La Valle Varaita scrive alla Regione: “Serve modificare il divieto di abbruciamento dei residui vegetali”

Silvano Dovetta e Giovanni Fina, presidente e vice dell’Unione montana valligiana, contestano la norma regionale: “Penalizza fortemente il territorio e incide negativamente anche sull’accoglienza turistica. Oltre al rischio di intasamento degli scarichi con conseguenti danni alle strutture quali smottamenti, frane e non solo”

Immagine di repertorio

Immagine di repertorio

Il divieto di abbruciamento di materiale vegetale su tutto il territorio regionale “non permette di eseguire i lavori di pulizia dei boschi, delle scarpate delle strade”.

Dalla Valle Varaita, il presidente dell’Unione montana Silvano Dovetta, insieme al vicepresidente Giovanni Fina, hanno scritto a Matteo Marnati, assessore regionale all’Ambiente, e Marco Protopapa, assessore regionale all’Agricoltura.

Oggetto della missiva, la legge regionale 15 del 2018, che vieta l’abbruciamento di materiale e residui vegetali dal 1 novembre al 31 marzo. Dovetta e Fina chiedono una deroga per l’anno in corso e successive modifiche alla normativa.

La norma, infatti, starebbe “penalizzando fortemente il territorio montano, ed in particolar modo l’attività agricola dell’area stessa, forse marginale in termini produttivi ma di grande presidio territoriale a favore delle aree di pianura e della città metropolitane”.

Per l’Unione montana Valle Varaita l’attività svolta dagli operatori agricoli ricopre una duplice valenza, “sia ambientale che turistica”.

L’abbandono dei residui vegetali sul territorio, dal momento che non possono più essere distrutti con l’utilizzo di fiamme, “incide negativamente anche sull’accoglienza turistica, quel turismo ambientale sostenibile che negli ultimi anni si sta fortemente sviluppando nelle nostre aree.

Gli investimenti pubblici elargiti a sostengo di questo tipo di turismo, senza un’agricoltura locale, si vanificherebbero per la maggior parte nel nulla”.

Preservare il territorio montano “senza la presenza continua dell’uomo, che costantemente con il suo lavoro lo tutela” è impensabile. E il divieto imposto dalla legge regionale, si legge nella lettera, “non permette di eseguire i lavori di pulizia dei boschi, delle scarpate e delle strade”. “La naturale caduta delle foglie degli alberi, e la potatura dei rami secchi dei castagni, può essere eseguita solo dopo la raccolta delle castagne e la caduta a terra delle foglie stesse che avviene normalmente da novembre in poi”.

I residui, rimanendo poi a terra, rischiano di essere “trascinati a valle, con l’intasamento degli scarichi con conseguenti danni alle strutture quali smottamenti, frane e non solo”.

Poi, la richiesta.

Dovetta e Fina, “per l’immediato” chiedono alla regione una deroga per l’anno in corso. Per il futuro, invece, l’Unione Val Varaita chiede una successiva modifica della normativa, “con la fondata e convinta consapevolezza che l’abbruciamento dei residui della pulizia dei boschi, dei prati e dei pascoli di montagna non comporta alcun danno né all’ambiente circostante né agli ambienti circostanti metropolitani. Sono altre le fonti di inquinamento.

In secondo luogo – conclude la lettera – se gli abbruciamenti sono diluiti nel tempo comportano minor massa di concentramento di fumi e di eventuali polveri sottili che possono essere sprigionate dai bracieri”.

Nicolò Bertola

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di Targatocn.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium