Aperte ufficialmente le porte del complesso Santa Maria della Stella (in via Macallè) ieri, venerdì 13 dicembre, con la benedizione del Vescovo monsignor Cristiano Bodo, nella splendente luminosità della chiesa, tornata ai colori e leggerezza di quando fu fatta costruire dalle monache di Rifreddo nel Settecento.
La data di ieri segna l’inizio di una nuova vita nella storia del bene, riconvertito dopo gli anni di degrado e abbandono a prestigioso centro congressi per Saluzzo e a sede della Fondazione Cr Saluzzo, la prima di proprietà dalla costituzione.
Verranno spostati qui, nella manica sinistra dell’edificio, collegati da un avveniristico ascensore, uffici, sala consiglio, biblioteca.
Porte aperte da oggi e per tutto domai per le visite guidate e per il programma di musica (le liste di prenotazione sul sito www.fondazionesaluzzo.it. sono esaurite, ma ci saranno a breve nuove aperture) al complesso di Santa Maria della Stella, nota come Crociata Rossa, che l’Ente acquistò nel 2007, dai Gesuiti.
“Abbiamo seguito una stella. Sarà una casa per i Saluzzesi, aperta per accogliere iniziative culturali, economiche, turistiche, manifestazioni, convegni, mostre, concerti. La restituzione di quasi 100 anni di risparmi dei cittadini "ha ribadito nel nuovo auditorium, Marco Piccat, neo presidente dell’Ente, succeduto a Gianni Rabbia che ha avviato l’opera di rifunzionalizzazione.
Per la realizzazione destinata alla comunità saluzzese, i ringraziamenti del sindaco Mauro Calderoni e del presidente della Fondazione CrCuneo Giandomenico Genta, con la sottolineatura dell’importanza della collaborazione tra istituzioni per il bene comune.
Il cantiere avviato nel 2015, si è concluso nel 2019. Lo hanno seguito le Soprintendenze rappresentate all’inaugurazione da Egle Micheletto “La Fondazione CR Saluzzo esempio di proposizione e progettualità". L’opera sta portando in luce , sotto l’edificio e nell’isolato “una storia dall’identità nascosta ma dalle tracce comprensibili che Saluzzo non conosce”.
Le ricerche coordinate da Monica Girardi della Ft studio scavi archeologici (26 archeologici impegnati, 250 rilievi eseguiti) e i ritrovamenti hanno consentito una ricostruzione storica delle piante dell’abitato medioevale nel borgo di San Martino e, dell’area occupata dal convento, prima dell’insediamento delle Monache di Rifreddo.
Per raccontare questo passato di sorprese e dalle molte sovrapposizioni, per i visitatori e per le scuole, è allestito all’interno un percorso virtuale di 4 totem audio-video con immagini e ricostruzioni tridimensionali e 2 schermi olografici con l’ animazione virtuale di reperti venuti alla luce. Tra questi, manufatti di antiche fornaci (la più antica del ‘400 sotto la chiesa) e oggetti religiosi: medagliette, crocefissi, ritrovati sugli scheletri delle monache, nel piccolo cimitero che era situato all’ ingresso della chiesa. Complessivamente 48 sepolture, i cui studi antropologici forniranno notizie sulla vita delle suore di Rifreddo.
Il restauro di tutte le parti della chiesa, dalla facciata alla cupola, alle grate, all’altare ligneo è stato eseguito dal Consorzio San Luca di Torino: nel loro diario di cantiere sono in evidenza i 1.165 giorni di lavoro con 14 restauratori e 5 imprese consorziate, 3 mila lame di bisturi tra i materiali usati, 180 pennelli, 200 kg di marmorino.
Era il materiale originario delle pareti del maestoso coro monacale ( 12 metri di lunghezza, per 9 di larghezza e 15 di altezza) perpendicolare alla chiesa, trasformato nel nuovo Centro congressi, tecnologicamente attrezzato, con impianti ad hoc e dotato di un’area bar e di una cucina (nei locali attigui) che può servire fino ad un centinaio di coperti. Per la facciata è stato previsto un sistema di illuminazione che cambierà colore in base a momenti ed eventi.
La gestione dell'auditorium come le prossime aperture, sono al vaglio del Consiglio della Fondazione.
Tutto l'iter dei lavori per l’Ente è stato seguito da Michele Scanavino, mentre la ricerca storica, dall’anno di costituzione del Monastero a Rifreddo nel 1219, alla sua soppressione dell’Ordine nel 1802, alla concessione della chiesa alla Confraternita della Croce Rossa, e poi in proprietà ai Gesuiti nel 1873, fino alla metà del 1900, quando fu utilizzata come magazzino della ditta Bertoni, è sta curata da Giuliana Mussetto.
Costo complessivo: 5 milioni di euro, dei quali quasi 2 per il restauro delle parti pittoriche, scavi archeologi, allestimenti multimediali, arredi per il nuovo auditorium.