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Attualità | 17 febbraio 2020, 22:57

“Questo obbrobrio si può ancora fermare”: la voce del no al biodigestore di Borgo San Dalmazzo

Tanti cittadini hanno assiepato la sala consiliare per partecipare al convegno del comitato “No biodigestore”. L'ex assessore Fantino: "Se non ci battiamo subito, sarà compromesso il futuro della nostra città. Arriveranno rifiuti da fuori provincia. Arriverà un privato a gestire e sarà perso ogni controllo sulla situazione del sito di via Ambovo". La sindaca di Roccavione Avena: "Voi avete una ricchezza che attira più del biodigestore. Voi a Borgo avete una discarica che può essere riaperta e che può durare altri 10 anni"

“Questo obbrobrio si può ancora fermare”: la voce del no al biodigestore di Borgo San Dalmazzo

 

“Credo ci sia probabilmente un piano B. Voi avete una ricchezza che attira più del biodigestore. Voi a Borgo avete una discarica che può essere riaperta e che può durare altri 10 anni. Bruciare il biogas ha fatto abbassare il suo livello. Io mi accaloro perché ho paura, questa ricchezza fa gola! Fermatelo adesso! C'è il macigno ambientale e c'è quello economico! Datevi da fare! Bloccate il biodigestore a Borgo San Dalmazzo”. Dure, durissime le parole della sindaca di Roccavione Germana Avena intervenuta alla presentazione del comitato “No biodigestore a Borgo San Dalmazzo”.

Un incontro molto partecipato che si è tenuto nella serata di lunedì 17 febbraio in sala consiliare a Borgo alla presenza dell'ex assessore Mauro Fantino (dimessosi proprio in polemica sul tema) e del dottor Franco Dini.

“Il sito di via Ambovo sta servendo bene i 54 comuni di Acsr. Del biodigestore non abbiamo affatto bisogno – ha dichiarato Fantino -. Se non ci battiamo subito, sarà compromesso il futuro della nostra città. Una città tenuta all'oscuro su questo progetto”.

Ricordiamo che il progetto biodigestore prevedeva una riqualificazione tecnologica dell'impianto di compostaggio esistente in località San Nicolao, con produzione di biometano.

In sostanza l'impianto dovrebbe passare dalla gestione di 10.500 tonnellate annue di rifiuto organico differenziato e 7.600 di sfalci del verde a, rispettivamente, 35mila e 10mila tonnellate per assicurare una produzione di biometano di 2.200 tonnellate annue (30.800 Mwh/anno) attraverso il processo di digestione anaerobica. Gli scarti andrebbero a raddoppiare: da 1.500 tonnellate/annue a 3600 tonnellate/annue. La produzione di compost passerebbe da 4.500 a 11.000 tonnellate all'anno.

Il rifiuto organico dovrebbe arrivare dal resto della Provincia, dunque dagli altri tre consorzi. Il costo: 13,4 milioni. Secondo lo studio di fattibilità si sarebbe dovuto rinunciare alla sezione carta e plastica. Ora si sta valutando l'ipotesi di mantenere la sezione carta e plastica, a sostanziale invarianza dell'investimento, e di delocalizzare invece la frazione organica dei rifiuti indifferenziati portandola a Magliano Alpi.

Dati contestati punto su punto.

“Le 45mila tonnellate di organico e sfalci non ci sono - continua Avena -: tutta la Granda ne produce 27mila! L'unico rifiuto che non sta salendo è proprio quella dell'organico”. E cita la legge Madìa che parla di società in house: “Intanto serve un amministratore unico e Acsr adesso ne ha nominati 5. Inoltre gli statuti delle società in house possano generare solo una quota inferiore al 20% del proprio fatturato attraverso attività rivolte 'al mercato', vale a dire a terzi e non nei confronti degli enti pubblici soci. In soldoni significa che Acsr può prendere solo il 20% fuori da sé stesso. Non tornano i conti!”

“Si è parlato per un anno di ammodernamento dell'impianto, ma non è così – tuona Fantino. Parliamo di un impianto per il trattamento di 35mila tonnellate annue di organico più 10mila di verde. Ma la provincia di Cuneo oggi non produce questo! È ovvio, e vogliamo essere smentiti su questo. Arriveranno rifiuti da fuori provincia. Arriverà un privato a gestire e sarà perso ogni controllo sulla situazione del sito di via Ambovo. Per questo ci accaloriamo e vogliamo fermare questa situazione!”

E continua Fantino: “Nessuno è in grado di darci risposte e anzi Acsr si rivolge a un ufficio stampa per tentare di darci delle risposte! Dicono sia un progetto banale ma è stata la stessa provincia con l'assoggettamento alla Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) a dire che non si tratta di un progetto banale”.

La sindaca Avena ha citato poi la legge regionale 1/2018 dell'ex assessore regionale Valmaggia: “Una legge che non piace a chi sostiene il biodigestore perché dice che bisogna privilegiare il recupero di materia rispetto alla produzione di energia. Non dobbiamo avere l'ossessione di fare energia, si deve invece incentivare l'autocompostaggio e il compostaggio di comunità. Inoltre tocca all'ambito regionale far funzione, realizzare e gestire impianti a energia complessa. Non tocca all'Acsr di Borgo fare un biodigestore. La legge regionale dice che è compito della Regione, attraverso la conferenza dei bacini provinciali decidere se e dove fare un biodigestore”.

Il macigno ambientale – per la sindaca Avena – è scritto nero su bianco sulla relazione dei tecnici provinciali che hanno assoggettato il progetto alla procedura di Via: “un intervento che determinerà impatti ambientali significativi e negativi, diretti ed indiretti, sui diversi comparti ambientali interferiti”.

Poi c'è il macigno economico – continua Avena -. L'appalto prevede che chi vince dovrà fare un progetto definitivo e fornire anche il biodigestore, dunque se il biodigestore non si farà si pagheranno delle penali stratosferiche”.

Inoltre i relatori hanno precisato che l'assemblea dei soci ACSR del 19 dicembre 2019 in cui si è dato il via all'ter del biodigestore per la redazione del progetto definitivo, ben 28 sindaci erano assenti. "C'era comunque la maggioranza assoluta - spiega la Avena -. Si dovrebbe votare per testa invece che per rappresentanza di capitale".

Franco Dini ha poi contestato la lettera aperta inviata dal sindaco Beretta ai cittadini: “Sarà un nuovo impianto, più inquinante, rumoroso e permanente”.

È stata portata l'esperienza dell'ingegnere Marco Baudino: “Dieci anni fa ho scoperto come la Svizzera gestisce l'organico, cioè miniaturizzando gli impianti. Occorre renderli piccoli a dimensione del territorio, l'opposto di ciò che si vuole fare a Borgo. Gli impianti devono essere dimensionati per esigenze del territorio e non il territorio a servizio dell'impianto”.

A fine serata è poi stata letta la petizione per chiedere la sospensione dell'iter autorizzativo per la realizzazione del biodigestore ed è iniziata la raccolta firme.

“Abbiamo bisogno di attivisti – ha fatto appello Fantino -. Tutti i giovedì al mercato continueremo a raccogliere le firme”.

cristina mazzariello

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