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Eventi | 31 gennaio 2015, 08:00

Caraglio, rivive l’ultimo grido del “Dusu”, ucciso dalla giovane Cecilia con uno stiletto che aveva nascosto nella sua lunga bionda chioma

Domenica 1 febbraio

Caraglio, rivive l’ultimo grido del “Dusu”, ucciso dalla giovane Cecilia con uno stiletto che aveva nascosto nella sua lunga bionda chioma

Anno Domini 1198. In quel tempo in una buia e fredda notte d’inverno si levò, dal castello di Caraglio, un urlo di morte.  Era l’ultimo grido del “Dusu”, aguzzino signorotto di quel luogo, ucciso dalla giovane Cecilia con uno stiletto che aveva nascosto nella sua lunga bionda chioma. Cecilia non voleva sottostare alla umiliante “jus prime noctis”, usanza tanto in voga e imposta , nel medioevo, tra i vari “capetti” locali.

 Ma quel terrificante urlo fu anche un segnale e di colpo, quella tetra notte, si illuminò dai tanti fuochi accesi sulle colline vicine. Era l’inizio di una grandiosa sommossa popolare, guidata da Roldano giovane sposo della stessa Cecilia, contro il potere di vita e morte dei meschini “padroni” del posto. Da quella rivolta ne seguirono delle altre e presto i villaggi vennero liberati.

Purtroppo la libertà non durò a lungo e i rivoltosi dovettero fuggire dalla collera dei torvi parenti e amici di quei “signorotti” deposti. Allora  I fuggiaschi si rifugiarono nella terra di mezzo,  tra due fiumi, poco distante dai loro luoghi natii e da quel momento iniziò la storia di una nuova città libera: Cuneo. Di quel tempo sono testimoni, sulla collina caragliese, pochi resti delle mura del castello e la torre del tiranno.

Tuttavia nel borgo antico sopravvive  una bella e suggestiva finestra, dove Cecilia si affacciava per conversare con il suo amato Roldano.

Questi due giovani eroi  avevano combattuto per un futuro migliore per la loro gente e diedero il principio per la nascita di una grande città libera. Rimasero talmente impressi nel cuore dei caragliesi tanto da diventarne le maschere ufficiali .

E’ tradizione  che ogni anno alla fine del carnevale caragliese si debba bruciare “il cicio” (pupazzo). Azione liberatoria e purificatrice che accomuna in esso il significato più antico di una usanza alpina beneaugurante per una futura primavera ricca e feconda .

Dapprima si bruciava un pupazzo di sterpi o paglia, poi venne il tempo in cui si ardeva una figura di un carro allegorico, ora, grazie all’impegno dell’associazione Insieme per Caraglio,  per ricordare il gesto leggendario dei due eroi caragliesi si da al rogo un fantoccio dalle sembianze di quel Dusu, accomunando tradizione e orgoglio di una comunità importante nella storia cuneese.

Anche quest’anno il rito ancestrale, ormai praticamente unico e distintivo, si ripeterà domenica 1 febbraio 2015, dopo la sfilata dei carri e dei gruppi allegorici del nostro carnevale.

Informazioni: Associazione Insieme per Caraglio tel.0171619816.

N.B.

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