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Politica | 13 ottobre 2015, 18:31

Unione dei Comuni sotto i 5mila abitanti: che fine ha fatto?

Riceviamo e pubblichiamo dal Movimento 5 Stelle

Il Comune di Priero

Il Comune di Priero

  Il MoVimento 5 Stelle ha presentato un'interpellanza al Ministro degli Interni per conoscere il destino della Legge che impone l'unione obbligatoria dei piccoli comuni (sotto i 5.000 abitanti o 3.000 per amministrazione di comunità montane) per l'esercizio delle funzioni fondamentali. Come è noto l'introduzione di tale Legge è stata prorogata per la quinta volta fino al 31 dicembre 2015.

 Secondo il Governo tale normativa produrrebbe un notevole risparmio in termini di costi e aumenterebbe l'efficienza delle pubbliche amministrazioni coinvolte.
 Tale assunto pero' appare privo di riscontro effettivo, dato che (anche) la Corte dei conti, nella sua relazione sulla gestione degli enti territoriali, ha dichiarato che le unioni di comuni non garantiscono risparmi, anzi, nella maggior parte dei casi fanno crescere la spesa e ritiene “poco efficace questo metodo di razionalizzazione della spesa, in quanto nelle organizzazioni esistenti c'è un alto livello di rigidità che non consente di far registrare risparmio modulando le risorse utilizzate”.

La Corte dei conti, in particolare, ha esaminato l'andamento di tre aggregati molto significativi di spesa corrente (personale, acquisto di beni e prestazioni di servizi), riscontrando come i risparmi auspicati rappresentino ancora dei “fenomeni discontinui e parziali e, soprattutto, apprezzabili solo confrontando l'anno di istituzione delle unioni con l'anno successivo, mentre praticamente nulle – almeno dai risultati di queste prime analisi sperimentali su gruppi di enti di numero limitato – se osservate prendendo come riferimento le gestioni singole antecedenti”. 
 Con questa interpellanza domandiamo quindi al Governo quali risparmi certi si attendano dall'unione dei comuni e come tale normativa verrà implementata a livello pratico.

 In attesa della risposta del Ministro ci chiediamo come sia possibile fare leggi e/o riforme del Paese senza seri studi di fattibilità dei progetti e senza prevedere con questi il reale impatto sulla collettività.

c.s.

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