Egregio direttore.
L’altra sera mi è stato girato un sms che il Segretario di categoria aveva ricevuto da un delegato. Un delegato un po’ speciale, considerata la fabbrica nella quale lavora, meglio nella quale lavorava; sì perché l’azienda è fallita e lui insieme agli ex dipendenti presidia i cancelli dallo scorso mese di agosto. L’azienda è la CDM di Villanovetta, ex Kimberly Klark, una realtà produttiva acquisita, teoricamente per rilanciarla, dopo la decisione di quest’ultima di chiuderla, ma in realtà per spolparla. Il termine è volutamente forte e si giustifica con le decisioni e con i comportamenti della proprietà che nell’arco di tre anni e mezzo l’hanno messa in ginocchio.
Nulla è stato risparmiato a questi lavoratori. La volontà di riorganizzare la produzione attraverso un intervento sull’organizzazione del lavoro che per grande parte si basava sull’incremento dei carichi di lavoro individuali, l’arroganza della proprietà e dei suoi manager che sembravano più interessati a colonizzare uno stabilimento che aveva grandi tradizioni sindacali, la costruzione di scatole cinesi che sono servite a complicare la loro esistenza lavorativa e che, detto per inciso, continuano a complicarla. La beffa di una prospettiva imprenditoriale alternativa, completamente sganciata, a loro detta, da quella precedente, prospettiva naufragata miseramente.
Il fallimento della CDM Paper Group e la conseguente riconsegna degli immobili, delle attrezzature e del personale alla CDM Group, nel frattempo posta in liquidazione. Le vicissitudini non sono finite, gli ammortizzatori sociali, solitamente garantiti nei fallimenti, improvvisamente incerti, per via dell’opposizione della CDM Group a riconoscere il ripristino dei rapporti di lavoro. La garanzia di un reddito che si fa incerta come quella, sempre più labile, di ritrovare un lavoro. Uno stabilimento lasciato a se stesso, dove gli unici a difenderlo sono le lavoratrici ed i lavoratori, difenderlo dalle scelte sbagliate e dalle “furbizie” di chi notte e tempo vuole sottrarre ricchezza e rendere incerto il pagamento delle liquidazioni e delle spettanze maturate.
Sulle liquidazioni vale la pena di sottolineare che non solo di quelle maturate alle dipendenze della CDM Paper Group si parla ma anche di quelle maturate nel precedente rapporto di lavoro con la Kimberly Klark e da questa trasferite alla CDM Paper Group. Un passaggio al Ministero del Lavoro sancisce e come poteva essere diversamente, che la situazione va chiarita, che il giudice si deve esprimere e solo successivamente si potrà ragionare di ammortizzatori sociali.
L’intervento del Sindacato per richiedere alla Provincia la convocazione urgente del Liquidatore e del Presidente della CDM GROUP, un intervento che deve servire a porre fine alle tante chiacchiere, alle tante promesse fatte e non mantenute e che deve impedire che lo stabilimento venga spezzettato e venduto a lotti, così come i macchinari. Va individuata una soluzione occupazionale alternativa, gli interessamenti, fatta chiarezza, ci sono e devono essere messi nella condizione di potersi manifestare.
Ha ragione il nostro delegato ad urlare la sua stanchezza per il continuo logorio a cui è sottoposto insieme a tutti quelli che sono ancora i suoi e le sue compagne di lavoro. Hanno ragione Franca, Laura, Beppe, Valerio e tutti gli altri che con loro, da molti, troppi mesi sono sui cancelli della loro fabbrica.
Consiglierei a tutti coloro che a livello generale o provinciale parlano di crisi superata di tenersi alla larga da Villanovetta, se qualche lavoratore si dovesse arrabbiare (il termine è eufemistico) avrebbe tutte le ragioni ed anche la nostra comprensione.
Cordiali saluti
Il Segretario Provinciale Cgil
Marco Ricciardi