Gentile Presidente,
le Sue dichiarazioni apparse sugli organi di stampa, riguardo al fatto che in Provincia in pratica si lavora un giorno si e un giorno no, hanno generato nei dipendenti e non solo, ancora una volta sconcerto e incredulità. Non riusciamo a comprendere le motivazioni che L’hanno spinta, ancora una volta, a tali asserzioni. Speriamo che siano dovute a una strumentalizzazione politica volta alla continua ricerca di consensi presso l’opinione pubblica, come già successo a suo tempo. Citando le parole del liberale Luigi Einaudi “conoscere per deliberare”, Le facciamo presente che a livello europeo, infatti, mentre l’orario lavorativo è pressoché uguale (in Francia 35 ore settimanali), la retribuzione invece, risulta essere tra le più basse rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna (dati Eurispes).
A livello nazionale, precisiamo che i dipendenti degli Enti Locali (Province - Comuni) risultano essere i peggio pagati del pubblico impiego; senza contare che per tre anni avranno lo stipendio bloccato con una drastica perdita del potere d’acquisto. In questo sistema pubblico l’anomalia consiste nel fatto che i politici italiani risultano essere i più pagati a livello europeo. Ci preme precisare, rispetto al punto in cui Lei dice: “…che il problema non è un giorno in più o in meno …, ma sono i 32 giorni di ferie…”, che i giorni di ferie sono 28 sia nel pubblico che nel privato, e ribadire che il diritto alle ferie annuali, è sancito costituzionalmente, artt. 32 e 36 della Costituzione.
Le direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti l’organizzazione dell’orario di lavoro, hanno previsto un limite legale minimo alla durata delle ferie stabilendo che il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a 4 settimane e in Italia con il D. Lgs n. 66 del 2003 e s.m.i. (D. Lgs. 213/2004) sono state recepite. Nelle Sue affermazioni recita “che i contratti nazionali dovrebbero superare questi “finti” privilegi…”. Non si tratta di privilegi, bensì di diritti costituzionali garantiti a tutti i lavoratori pubblici e privati. Se di privilegi veri e non finti si deve parlare, allora occorre ricordare quelli di cui gode la classe politica italiana. Ma nessuna corrente politica di ambo gli schieramenti (se non con sporadici tentativi che non trovano mai consenso alle Camere) è mai riuscita a portare avanti l’eliminazione degli stessi! Bisognerebbe far presente che agli inizi della Repubblica le funzioni dei politici erano a titolo gratuito e non certo con lauti stipendi odierni e tanto meno con tutti quei benefici che conservano anche dopo aver cessato dalla carica.
Infine, Signora Presidente, vogliamo ricordarLe che all’interno della Provincia i dipendenti stanno dando il massimo impegno di fronte al continuo aumento delle competenze ed offrono la migliore collaborazione in questa fase difficile dovuta alla riorganizzazione dell’Ente ed in cambio vorrebbero essere rispettati e valorizzati per il servizio reso. In compenso, vengono adottate dall’Ente scelte che vanno nella direzione opposta, infatti non è stato fatto nessun piano di miglioramento del clima; non sono mai stati definiti i profili professionali e le mansioni; mai equiparati gli stipendi tra le varie categorie (esempio un cantoniere proveniente dall’ANAS guadagna 1.500 euro a fronte di un 1000 percepite da un Cantoniere provinciale); non esiste il rispetto delle relazioni sindacali.
Ribadiamo che con dichiarazioni di questo calibro, non si fa altro che accrescere il clima di demotivazione e insofferenza già presenti all’interno della Provincia. Riteniamo doveroso un recupero della moralità, dell’onestà e della saggezza, da parte di tutti, e soprattutto da parte della classe politica italiana che ultimamente con i suoi atteggiamenti è riuscita a rendere “normali” condotte che fino a poco tempo fa venivano considerate vergognose.
Cordiali Saluti
RSU della Provincia di Cuneo