Dal primo gennaio di quest'anno abbiamo dato l'addio alle borse di plastica, uno dei simboli per eccellenza del consumismo. La loro sparizione sarà però graduale, potendo i negozianti smaltire le scorte fino al loro esaurimento, ed in ogni caso le vedremo in giro ancora per un bel po': chi di noi non ha a casa le sue belle scorte di buste, usate in gran parte per la spazzatura? In tutto il mondo si producono circa 4-5.000 miliardi di buste di plastica l'anno, un quarto dei quali viene prodotto in Asia, contribuendo a immettere in atmosfera tonnellate di emissioni di carbonio ogni anno. Secondo Legambiente ogni italiano usa (o usava fino al 2010) in media 300 sacchetti di plastica in un anno, in gran parte in polietilene, un materiale altamente inquinante che per degradarsi impiega dai cento ai mille anni.
Come spesso accade in Italia, la normativa però non è precisissima. Infatti il cosiddetto “Milleproroghe” del dicembre scorso che ha decretato il divieto all'uso delle borse, non ha previsto i decreti applicativi, né le norme tecniche, né le sanzioni, né i criteri per stabilire che cosa è biodegradabile e che cosa no. Nei prossimi mesi vedremo quindi un po' di tutto. Per l'immondizia, i sacchetti biodegradabili che dovrebbero sostituire quelli inquinanti non possono più essere utilizzati perché molto più fragili e a rischio rottura, e dovremo acquistare i sacchi usa e getta appositi. Per la spesa le soluzioni sono diverse.
Personalmente sto già usando delle grandi shopper reperite nei supermercati in Francia, che ha bandito da qualche tempo i sacchetti di plastica, dove ho notato però come le prime acquistate (in Francia si pagano e poi te le cambiano gratuitamente se le riporti indietro quando si sono deteriorate) fossero capienti e robuste, mentre le ultime sono più piccole e di materiale più leggero. Le trovo però molto comode, perché ho sempre odiato avere una miriade di sacchetti della spesa da trasbordare dall'auto a casa.
Facendo un giro nei supermercati della zona di Cuneo, ho visto che queste borse sono anche qui in distribuzione, accanto alle scatole in cartone da montarsi alla cassa, alle borse in canvas, alle borse biodegradabili. Tutte logicamente a pagamento in quanto più costosi per gli stessi commercianti, il che porterà sicuramente molta gente a pensare che anche se erano inquinanti, almeno prima si risparmiava perché tanti supermercati i sacchetti non li facevano pagare, o perlomeno erano meno cari. Non penso che si tornerà alle borse a rete che credo si usassero nei primi anni settanta, e che potevano contenere poche cose perché allora era consuetudine fare la spesa nel negozietto sotto casa, come dal lattaio dove di solito da bambina ero spedita quando all'ultimo momento ci si accorgeva che mancava qualcosa di vitale nella dispensa.
Le massaie più “trendy” si rivolgeranno verso le shopper griffate degli stilisti, che si sono viste perfino sulle passerelle P/E 2011, in canvas, in tela organica, in nylon riciclato. Che finiranno poi per riempire gli armadi accanto alle borse e borsette vere e proprie, una delle passioni, insieme alla scarpe, di noi donne. Un'altra alternativa sarà rappresentata dai carrelli della spesa con le ruote, usati soprattutto dalle persone di una certa età perché consentono di portare agevolmente discreti pesi. Quale che sia la soluzione che ognuno riterrà di adottare, per essere più informati ci si può collegare al sito http://www.portalasporta.it/ sulla omonima campagna promossa dal WWF, Legambiente e Agenda 21.
Monica Bruna