Eventi - 04 dicembre 2011, 07:30

Ieri la grande inaugurazione del complesso monumentale di San Francesco in Cuneo

Le prenotazioni per le visite guidate ed il suggestivo spettacolo serale (l’antica cronaca del Rebaccini affidata all’interpretazione di Stefania Rocca) sono andate esaurite in poche ore

Torna a vivere il cuore della città”, questo il titolo quanto mai significativo scelto per la grande inaugurazione del complesso monumentale di San Francesco in Cuneo. Un cuore non solo urbanistico, ma religioso e civile che per secoli è stato centro pulsante della cultura e della vita della città: sin dal XIV secolo nobili e borghesi, religiosi e laici vedono nella chiesa conventuale un luogo dove affermare il proprio ruolo sociale attraverso la committenza di opere d’arte, l’amministrazione di altari e cappelle, la collocazione di lapidi e tombe di famiglia.

Nella Cuneo medievale sprovvista di piazze e palazzi, San Francesco era sala di riunione per i membri del Comune (il cui stemma compare più volte nelle decorazioni plastiche dell’edificio), ma anche luogo dove venivano rogati atti notarili o spazio dove si appendevano le bandiere dei nemici sconfitti. Oggi come allora, le pesanti porte lignee si sono aperte per accogliere la cittadinanza ansiosa di scoprire il nuovo volto delle antiche architetture, ma ancor più di riappropriarsi di questo edificio tanto amato e vissuto.

Le prenotazioni per le visite guidate ed il suggestivo spettacolo serale (l’antica cronaca del Rebaccini affidata all’interpretazione di Stefania Rocca) sono andate esaurite in poche ore. Il restauro del complesso – finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo – è oggi raccontato in un volume curato dall’architetto Paolo Bovo, in cui, attraverso contributi scientifici e copiose testimonianze fotografiche, si ripercorre la storia dell’edificio e si illustrano le novità emerse: nonostante il saccheggio meticoloso dell’epoca napoleonica e i danni subiti dalle destinazioni d’uso inappropriate assegnate al complesso in tempi più recenti, l’occhio rimane incantato dalla pulita veste medievale che caratterizza l’edificio.

L’evoluzione storica della struttura, che per un certo periodo vide la convivenza di due chiese parallele, quelle trecentesca e quella quattrocentesca, è oggi chiaramente leggibile grazie agli esiti degli scavi archeologici lasciati a vista nella navata sinistra. L’armonica scansione architettonica degli spazi è sottolineata dalla decorazione delle volte con grandi campiture bianche bordate da vivaci motivi decorativi, mentre estese superfici affrescate sono tornate ad impreziosire le navate laterali; particolarmente degni di nota i ritrovamenti nella cappella di San Bonaventura – con i Dottori della Chiesa seduti in imponenti scanni decorati – e nella cappella in testa alla navata sinistra (quella sotto il campanile) che ha restituito un brano pittorico d’inizio Trecento, al momento il più antico dell’intero complesso.

Quanto mai splendenti e appariscenti anche le cappelle barocche, aperte nel corso del XVII secolo lungo la navata destra, fino ad oggi nascoste da ponteggi e strutture di sostegno e ora strabilianti nell’eccezionale infilata di finte architetture e stucchi.

Dopo tanti anni di lavoro ed impegno, la città si riappropria dunque di un importante luogo di storia e di memoria; ma la partita non si chiude qui e la prossima sfida era già più che un’allusione nei discorsi di amministratori e responsabili che hanno preso parte all’inaugurazione. Il nuovo allestimento del museo civico (in fase di studio) e la ritrovata centralità del complesso monumentale dovranno essere luoghi fondamentali nel progetto culturale cittadino e nella crescita delle nuove generazioni, perché il cuore della città torni, ancora una volta, a pulsare.

Laura Marino