E’ noto agli addetti al settore che non dovrebbe tardare (ma se ne parla da oltre 2 anni) l’insediamento della Commissione Unica Nazionale (C.U.N.) dei conigli vivi da carne da allevamento nazionale. Lo prevede, infatti, il Piano per il settore cunicolo, approvato dalla conferenza Stato /Regioni dell’aprile 2010. Quale il suo scopo? Quello di tutelare e rendere trasparente il mercato dei conigli vivi da carne provenienti dagli allevamenti nazionali. La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori è intervenuta in più occasioni per sollecitarne l’attuazione, sollecitando la nascita di una Commissione impegnata in un puntuale lavoro di formulazione delle tendenze di mercato, di definizione a cadenza settimanale del prezzo medio all’ingrosso per ogni singolo prodotto, una volta individuate le 3 categorie commerciali più diffuse: quella dei conigli leggeri (fino a 2,5 Kg), quella dei medi / da 2,5 a 2,7 Kg) e quella dei conigli pesanti (oltre 2,7 Kg).
Auspichiamo davvero che non intervenga l’ennesimo rinvio, il comparto non può davvero più permetterselo. Del problema ne hanno parlato alcuni allevatori associati dalla Cia Confederazione Agricoltori di Cuneo durante un incontro zonale a Fossano. “Il comparto – ha illustrato il presidente zonale della Cia saluzzese, Bruno Payrone, cunicoltore - è condizionato da una elevata volatilità dei prezzi che risentono delle diverse situazioni del mercato nazionale, alquanto differenziate in relazione ai tempi ed all’inserimento di ingenti quantità di prodotto di provenienza estera. Il mercato dei conigli aveva avuto un forte risveglio nel 2007, ai tempi dell’influenza aviaria, in quanto sostituiva quello del pollame. Terminata l’emergenza il settore è precipitato in una crisi che ne ha ridimensionato la consistenza. Nel 2010 si sono ripresi i consumi e la produzione. Nel 2011 si è notata una situazione di lento miglioramento confermato da un aumento della produzione nazionale ma anche della domanda e dei prezzi. Le quotazioni sono risultate in crescita dall’inizio della primavera fino a toccare il livello di oltre 2€/kg p.v. al produttore. In seguito si è assistito alla fisiologica flessione dei prezzi nei mesi estivi con una leggera ripresa nell’autunno ma poi le quotazioni si sono fermate e dai primi mesi del 2012 hanno iniziato a calare. Da allora i nostri coniglicoltori hanno da mesi lanciato l’allarme: le quotazioni sono scese nuovamente al di sotto dei costi di produzione (alla borsa merci di Cuneo nella settimana dal 7 al 13 luglio i prezzi sono stati: leggeri 1,61 €, medi 1,66 €, pesanti 1,71€ a fronte di un costo medio di produzione di 1,75/1,80 euro, condizionato dagli aumenti record dei mangimi e dei carburanti). La colpa maggiore è da individuare nell’azione dei grossisti che, da una parte, sostengono a gran voce il “made in Italy” ma, dall’altra si comportano come importatori acquistando grandi partite dai paesi dell’Est e dalla Spagna mettendo in ginocchio la produzione nazionale, sancendo così la fine del comparto cunicolo italiano. I prezzi alla stalla vengono tenuti molto bassi mentre i costi di produzione lievitano di giorno in giorno: i mangimi negli ultimi 6 mesi sono aumentati del 10%".
Rileva l’Anlac, l’Associazione nazionale liberi allevatori di conigli: “Sono aumenti di costi che gli allevatori non possono assorbire aumentando il prezzo all’ origine dei loro prodotti, mentre l’industria di macellazione, l’industria mangimistica, i grossisti e la distribuzione continuano a determinare la maggior parte della struttura del prezzo e ad accumulare profitti in una deriva monopolizzante che sta distruggendo l’economia degli allevamenti italiani”. “La Cia- ha integrato il responsabile di zona della Cia, Guido Soldi - rileva, inoltre, che sia giunto il momento che la nuova Politica Agricola Comune dia il giusto peso anche al settore cunicolo prevedendo misure specifiche di sostegno al reddito per gli allevatori impegnati a produrre conigli di qualità, in concorrenza con prodotti importati di qualità scadente e funzionali ad alterare il mercato. Un aspetto non secondario da valutare è, infine, quello delle pelli dei conigli per le quali sono necessarie quotazioni trasparenti, come già accade in Francia, al fine di riequilibrare il valore aggiunto a favore degli allevatori. Le pelli, infatti, sui rileva da una nota Anlac, oggi rappresentano una fonte aggiuntiva di reddito appannaggio esclusivo dell’industria di macellazione che, grazie ad esse, ha potuto incamerare ricchi proventi (circa 30 milioni di euro nel 2011!), senza lasciare un centesimo agli allevatori italiani”.
Cosa chiedono gli allevatori di conigli? La risposta l’ha fornita il Direttore provinciale della Cia cuneese, Igor Varrone: “Tre misure urgenti essenzialmente, che andremo a presentare all’assessore regionale all’agricoltura ed a quello della provincia di Cuneo, perché se ne facciano interpreti nelle sedi nazionali competenti. E sono: migliorare l’ equilibrio di mercato nel rapporto domanda/offerta; eliminare, con accordi di filiera, le speculazioni; rendere più trasparente il processo di formazione dei prezzi e garantire la qualità del prodotto attraverso l’etichettatura. E, in primis, far decollare al più presto la Commissione Unica Nazionale”. (c.s.)