Riportiamo l'articolo del giornale www.lospiffero.com che traccia una panoramica precisa sullo scenario delle Parlamentarie del Pd
E ora la battaglia è sulle deroghe. La direzione nazionale del Partito democratico ha approvato all’unanimità il regolamento delle primarie per la scelta dei parlamentari: non potranno correre, salvo appunto deroga concessa dal partito, gli europarlamentari, i sindaci di città superiori a 5mila abitanti, assessori e consiglieri regionali. Nel caso si dimettano sarà loro consentito presentarsi? Non è chiaro, ma comunque è uno sbarramento non da poco. E se in Piemonte – a dar retta alle indiscrezioni della vigilia – il segretario regionale Gianfranco Morgando sembra orientato a fare uno strappo solo per due inquilini di Palazzo Lascaris, il cuneese Mino Taricco e il torinese Stefano Lepri, entrambi “renziani”, è lunga la lista dei delusi: da Mauro Laus a Gianna Pentenero, da Angela Motta a Roberto Placido. Sul fronte dei primi cittadini è da capire quali saranno a questo punto le intenzioni di Pino Catizone, pasdar del sindaco di Firenze. Chi non è parlamentare uscente, per partecipare alle primarie dovrà raccogliere firme pari al 5 per cento degli iscritti su base provinciale o essere scelto nella rosa a disposizione delle direzioni provinciali riservata a personalità della società civile. Per “tutelare” la parità di genere, è prevista la doppia preferenza uomo/donna con l’obbligo di garantire almeno il 33 per cento della presenza femminile nelle liste.
Stando alle regole, potranno votare gli iscritti al 2011 e gli elettori delle primarie del 25 novembre che dichiarino di essere del Pd, ma anche quanti non avevano rinnovato la tessera e decideranno di farlo: per esprimere la preferenza si verserà un contributo di due euro. Le norme approvate prevedono anche che non occorra una raccolta di firme per i parlamentari uscenti che vorranno candidarsi alle primarie mentre i “veterani” con più di 15 anni di legislatura alle spalle, una decina in tutto, hanno dovuto chiedere una deroga alla direzione: in Piemonte è il caso di Giorgio Merlo.
Pier Luigi Bersani avrà una “quota riservata” del 10 per cento di candidati che saranno esentati dalle primarie. Ma sempre in capo al segretario ci saranno i capilista di ogni circoscrizione. Insomma, alla fine saranno un centinaio i candidati che entreranno nelle liste elettorali senza dover ricorrere alle primarie: pari a circa il 10% del totale delle candidature. Una novantina di candidati verranno fuori dalla “quota nazionale”: si tratterà di personalità, esperti di singole materie, nomi che per particolari motivi verranno sottratti al vaglio delle urne. A questi andranno aggiunti alcuni capilista, ma non tutti perché, spiega uno dei dirigenti che ha partecipato alla stesura delle regole “molti capilista verranno scelti tra quanti otterranno i risultati migliori alle primarie, per valorizzare lo strumento e i voti del territorio”.