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Attualità | 07 marzo 2013, 07:59

A proposito di biomasse: “Il fumo di legna contiene numerose sostanze tossiche e cancerogene”

Lo scrive il dottor Federico Valerio su “E&P”, la prestigiosa rivista dell’Associazione Italiana di epidemiologia. E aggiunge: “Può avere effetti negativi sulla salute umana: in particolare nel 2010 la IARC lo ha classificato come possibile cancerogeno per l’uomo”

Immagine di repertorio

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Nei fumi che si producono con la combustione del legno sono presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene: benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine, polveri fini e ultrafini”.

A sostenerlo – ci si passi la provocazione – non un ambientalista qualunque, con il fianco esposto all’accusa di essere di parte, bensì il dottor Federico Valerio, laurea in Chimica presso l'Università degli studi di Genova, firma in calce ad indagini finalizzate a valutare l'esposizione della popolazione a cancerogeni effettuate per conto di Regione Liguria, Comuni di Genova, La Spezia, Quattordio (Al), Ceranesi (GE), Spinadesco (Cr), Gubbio, Cologna Veneta (Vr) Quiliano (Sv), Savona, Sarzana, Provincia di Genova e La Spezia, AMIU, ENEL, ACI di Massa e La Spezia e Legambiente e vanta un pedigrée lungo così a disposizione di chiunque (tentato dal dire che il dottor Valerio sia una fonte non attendibile) digiti il suo nome su un qualsivoglia motore di ricerca.

Ad ospitare il parere del dottor Valerio, un anno fa all’incirca di questi tempi, “E&P Epidemiologia e Prevenzione”, la prestigiosa rivista dell’Associazione Italiana di epidemiologia, disciplina biomedica che si occupa dello studio della distribuzione e frequenza di malattie e di eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione.

I fattori di emissione disponibili – continua il dottor Valerio - dimostrano come, a parità di energia prodotta, le centrali termoelettriche alimentate a legna inquinino molto di più di quelle a gas naturale. Tutti gli studi confermano come i fumi di legna producano un deterioramento della qualità dell’aria, all’interno e all’esterno delle abitazioni, in particolare a causa della emissione di polveri fini e ultrafini (PM10, PM2,5). Numerosi studi hanno valutato i possibili effetti sulla salute attribuibili all’esposizione, in ambienti domestici, ai prodotti di combustione di biomasse, concludendo che il fumo di legna possa avere effetti negativi sulla salute umana; in particolare nel 2010 la IARC (International Agency for Research on Cancer: ndr) ha classificato il fumo di legna come possibile cancerogeno per l’uomo. In Europa, la produzione d’energia elettrica e di calore dalla combustione di biomasse è in costante aumento (12%annuo), anche grazie agli incentivi per favorire la produzione di elettricità da fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas serra. A oggi mancano studi adeguati a valutare gli effetti ambientali e sanitari delle numerose centrali termoelettriche alimentate a biomasse entrate in funzione che, nel 2008, nei 27 Paesi della UE hanno prodotto 108 Terawattora di energia elettrica, di cui il 53% con la combustione di biomasse legnose”.

Le conclusioni sono che “l’uso di biomasse legnose per la produzione di calore per usi domestici produce importanti impatti ambientali all’interno e all’esterno delle abitazioni, dovuti alle emissioni di sostanze tossiche e cancerogene. Un particolare problema associato alla combustione delle biomasse è l’alta concentrazione di polveri ultrasottili (<1 micron) nei fumi. Questo problema è di entità maggiore negli impianti domestici ma riguarda anche i grandi impianti termoelettrici alimentati con biomasse legnose. In entrambi i casi, i fattori di emissione attualmente disponibili segnalano che, a parità di energia prodotta, le emissioni di caldaie a biomasse, sono nettamente superiori alle emissioni di centrali alimentate con metano”.

E che “gli effetti sulla salute delle esposizioni ai fumi prodotti da impianti a biomasse per usi domestici possono essere rilevanti e le emissioni di grandi centrali a biomasse, in particolare PM2,5, richiedono adeguati e urgenti monitoraggi ambientali e sanitari per valutare l’opportunità di continuare a incentivare, con sovvenzioni pubbliche, la produzione di elettricità con la combustione diretta di biomasse solide”.

Non sempre, insomma, ci sarebbe qualcosa da imparare dai paesi del nord Europa.

W.A.

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