Attualità - 02 aprile 2013, 17:16

Povero Cappucetto Rosso....

Vita grama avrebbero, di questi tempi, autori classici (per l’infanzia e non) come Esopo, la Fontaine, Perrault, i fratelli Grimm…. Nelle loro fiabe o favole hanno descritto il lupo come un animale malvagio, che si mangia agnelli, capretti e… persino bambine e nonnine.

Se ripenso alla mia infanzia, in particolare alla fiaba di Cappuccetto Rosso, ricordo la paura del lupo che, nella mia immaginazione, si poteva nascondere sotto al letto, dietro alla porta, persino nella stufa. Quante volte ho controllato non ci fosse. Quante volte il bosco accanto alla mia casa era il bosco di Cappuccetto  Rosso, le raccomandazioni della mamma quando andavo per funghi o a raccogliere i frutti del sottobosco erano simili a quelle della mamma della fiaba e la paura del lupo (fortunatamente 40 anni fa i lupi in Valle Maira non c’erano) o di qualche pericolo erano reali.

Sono impresse nella mia mente le immagini di mio padre, calato nel ruolo di nonno, che raccontava ai miei figli la favola del lupo e l’agnello. L’ovino, seppur innocente e tenero finiva sbranato dal famelico lupo, prepotente e imbroglione.

Persino San Francesco, cantore dell’amore per tutti gli esseri viventi, a Gubbio, ha dovuto ammansire un lupo che terrorizzava le persone.

Certo, accanto a queste immagini di lupi feroci, ricordo la leggenda  della lupa di Roma che allattò i gemelli Romolo e Remo ma si sa che l’istinto materno è un sentimento molto forte.

Ora la considerazione di questo animale è radicalmente mutata.

Ci sono leggi che lo tutelano, progetti di ricerca inerenti lo studio del suo habitat e delle sue abitudini, candidature a finanziamenti per la sua conservazione…

Premetto che, pur non definendomi animalista o ecologista amo gli animali e l’ambiente. Per quanto riguarda i primi, sono figlia di contadini allevatori e possiedo tutt’ora cani e gatti, e il secondo sono cresciuta in un ambiente naturale che ho, a fasi alterne, amato o odiato, ma imparato a rispettare in quanto fonte di sostentamento per la mia famiglia.

Certo le favole e le fiabe c’entrano poco con la realtà ma la morale è sempre attuale. Quello che rischia di non esserci è il lieto fine.

Nessun cacciatore potrà tagliare la pancia ai lupi e far riemergere, sani e salvi, capretti, agnellini, cerbiatti, cani e… magari persone.

Con tutto il rispetto per il signor lupo, soggetto importantissimo per l’ecosistema montagna, credo che occorra ricordare che di questo habitat fa  parte anche l’uomo anzi, soprattutto l’ uomo. Non l’uomo che, seduto a tavolino, studia l’ambiente, non quello che lo fotografa, lo descrive, lo decanta bensì l’uomo che lo vive, lo coltiva, lo “tutela” , lo bagna con l’acqua del ruscello e il sudore della fronte, lo rispetta nei suoi cicli stagionali.

Quest’uomo, presente sul territorio 365 giorni l’anno, è agricoltore e allevatore e i frutti dei suoi raccolti e gli animali dei suoi greggi o delle sue mandrie devono essere tutelati affinchè possa continuare ad abitare le Terre Alte che, di questi tempi, sono già abbondantemente tartassate da tagli, soppressioni, disservizi…

E’, secondo me, incredibile e preoccupante che si trovino risorse per tutelare i lupi e non per salvaguardare il territorio, i suoi abitanti (umani) e i servizi (scuole, strade, ambulatori) che ne garantirebbero una vita dignitosa e preverrebbero lo spopolamento e le naturali conseguenze a livello ambientale.

E’ proprio il caso di dire…viviamo in un mondo di lupi (senza offesa per i lupi veri).

 

 

 

 

Marilena Beltramo