Leggo sulla stampa e sento che in vista delle elezioni presidenziali molti a Bra fanno il tifo per Emma Bonino. Da mezzo braidese mi permetto di fare mezzo… tifo. Emma negli anni ’60 ha frequentato lo stesso Liceo di mia moglie e poi di mia figlia, quello in cui ho insegnato per oltre vent’anni. Con Emma ho condiviso quasi cinque anni di battaglie in Consiglio comunale.
Perché il mio non è un tifo incondizionato? Innanzi tutto non posso dimenticare che fra i vari nomi di papabili comparsi sui giornali c’è anche, per restare alla nostra provincia, quello del quasi saviglianese Gustavo Zagrebelsky, personalità di grande cultura e dirittura morale. Se la candidatura di Emma incontra favori, oltreché nel centrosinistra, in alcuni settori del centrodestra, quella di Zagrebelsky (o di un Rodotà) probabilmente intercetterebbe meglio l’esigenza di cambiamento espressa dal voto di febbraio e metterebbe il Movimento Cinque Stelle di fronte alle sue responsabilità.
I meriti di Emma sono le battaglie per le libertà civili portate avanti con il Partito radicale, l’impegno per la difesa dei diritti umani nella sua qualità di Commissario europeo (anche se l’adesione al concetto di guerra “umanitaria” per il Kossovo non mi ha mai convinto).
In campo sociale le idee dei radicali italiani sono sempre state improntate ad un liberismo assoluto (pensiamo al referendum per l’abrogazione delle ritenute sindacali). E’ stato probabilmente questo
che nel 1994 ha spinto Pannella e Bonino a stipulare un accordo elettorale con Silvio Berlusconi, il quale prometteva una “rivoluzione liberale”. Frutto di quell’accordo, saltata l’assegnazione di un ministero a Marco Pannella per il veto delle componenti cattoliche del centrodestra, fu appunto la nomina europea di Emma.
Nel 1994 Emma era consigliere comunale a Bra per Bra Novanta, una lista civica di sinistra formata da Pci-Pds, ex Pdup, indipendenti di sinistra, con Bonino capolista. Ai numeri due e tre della lista, in perfetta alternanza di genere, seguivano il sottoscritto e Buna
Sibille. Fino al 1994 Emma era stata una consigliera esemplare. Si sobbarcava i viaggi da Roma per partecipare alle riunioni, seguiva le battaglie che conducevamo dall’opposizione con rispetto per le scelte compiute dal gruppo, e tuttavia, quando fossero in ballo interessi
cittadini condivisi, mettendo a disposizione la sua esperienza di parlamentare.
La candidatura nelle liste di Forza Italia fu un fulmine a ciel sereno. Creò sconcerto e in alcuni (il sottoscritto in primis) imbarazzo. Molto correttamente Emma offrì le sue dimissioni. Poiché il mandato non era lontano dalla scadenza, concordammo nel non enfatizzare la questione. Del resto, con i nuovi impegni, le puntate a Bra di Emma andarono rarefacendosi.
Personalmente ho sempre ritenuto che, nonostante il liberismo economico-sociale, i radicali abbiano nel complesso più punti di contatto con la sinistra che con la destra e ho considerato la scelta del 1994 come qualcosa “contro natura”. Non a caso nelle successive legislature e in varie elezioni regionali i radicali hanno assunto posizioni terzaforziste o si sono alleati con il centrosinistra.
La difficoltà a mantenere rapporti proficui fra Pr e centrosinistra è anche legata alle ubbie e agli estremismi di Marco Pannella, a lungo padre padrone del partito. Chi la sera del 3 maggio 1990 era in piazza Carlo Alberto ad ascoltare il comizio conclusivo di Bra Novanta (è facilmente recuperabile su Internet al sito: http://www.radioradicale.it/scheda/35729/35762-elezioni-amministrative-la-lista-bra-90), ricorderà come ai sobri interventi di Carlo Petrini, dei tre capilista e di Diego Novelli, seguì un discorso fiume di Pannella, slegato dai problemi della città, sconclusionato e provocatorio. Il tutto davanti ad una folla strabocchevole: così quello che doveva
essere il comizio del trionfo si trasformò per la lista in una débâcle: appena sei consiglieri eletti contro gli otto di cui disponevano prima le due liste di Pci e Pdup-Bra Nuova.
Pochi mesi fa Pannella voleva stringere un accordo con la destra di Storace per le elezioni alla Regione Lazio. E’ stato fermato dalla ribellione di metà partito, guidato da Emma Bonino. Questo torna a onore della nostra concittadina e dovrebbe sgombrare il terreno dal
timore di inopportune invadenze da parte di Marco Pannella. Ma la scelta del futuro presidente dipenderà da molte variabili. Forse prevarrà il candidato/a che incontrerà meno veti o forse il
centrosinistra (messe da parte le sfiancanti critiche a Bersani) saprà trovare un colpo d’ala, paragonabile a quello che ha portato all’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso.
Livio Berardo