Politica - 11 aprile 2013, 12:44

Elezioni presidenziali: Emma Bonino è una buona candidata, ma non c’è solo lei

Lettera di Livio Berardo

Emma Bonino

Leggo sulla stampa e sento che in vista delle elezioni presidenziali  molti a Bra fanno il tifo per Emma Bonino. Da mezzo braidese mi  permetto di fare mezzo… tifo. Emma negli anni ’60 ha frequentato lo  stesso Liceo di mia moglie e poi di mia figlia, quello in cui ho  insegnato per oltre vent’anni. Con Emma ho condiviso quasi cinque anni  di battaglie in Consiglio comunale.

Perché il mio non è un tifo  incondizionato? Innanzi tutto non posso dimenticare che fra i vari  nomi di papabili comparsi sui giornali c’è anche, per restare alla  nostra provincia, quello del quasi saviglianese Gustavo Zagrebelsky,  personalità di grande cultura e dirittura morale. Se la candidatura di  Emma incontra favori, oltreché nel centrosinistra, in alcuni settori  del centrodestra, quella di Zagrebelsky (o di un Rodotà) probabilmente   intercetterebbe meglio l’esigenza di cambiamento espressa dal voto di  febbraio e metterebbe il Movimento Cinque Stelle di fronte alle sue  responsabilità.

I meriti di Emma sono le battaglie per le libertà civili portate  avanti con il Partito radicale, l’impegno per la difesa dei diritti  umani nella sua qualità di Commissario europeo (anche se l’adesione al  concetto di guerra “umanitaria” per il Kossovo non mi ha mai convinto).

In campo sociale le idee dei radicali italiani sono sempre state  improntate ad un liberismo assoluto (pensiamo al referendum per  l’abrogazione delle ritenute sindacali). E’ stato probabilmente questo 
che nel 1994 ha spinto Pannella e Bonino a stipulare un accordo  elettorale con Silvio Berlusconi, il quale prometteva una “rivoluzione  liberale”. Frutto di quell’accordo, saltata l’assegnazione di un  ministero a Marco Pannella per il veto delle componenti cattoliche del  centrodestra, fu appunto la nomina europea di Emma.

Nel 1994 Emma era consigliere comunale a Bra per Bra Novanta, una  lista civica di sinistra formata da Pci-Pds, ex Pdup, indipendenti di  sinistra, con Bonino capolista. Ai numeri due e tre della lista, in  perfetta alternanza di genere, seguivano il sottoscritto e Buna 
Sibille. Fino al 1994 Emma era stata una consigliera esemplare. Si  sobbarcava i viaggi da Roma per partecipare alle riunioni, seguiva le  battaglie che conducevamo dall’opposizione con rispetto per le scelte  compiute dal gruppo, e tuttavia, quando fossero in ballo interessi 
cittadini condivisi, mettendo a disposizione la sua esperienza di  parlamentare.

La candidatura nelle liste di Forza Italia fu un fulmine a ciel  sereno. Creò sconcerto e in alcuni (il sottoscritto in primis)  imbarazzo. Molto correttamente Emma offrì le sue dimissioni. Poiché il  mandato non era lontano dalla scadenza, concordammo nel non  enfatizzare la questione. Del resto, con i nuovi impegni, le puntate a  Bra di Emma andarono rarefacendosi.

Personalmente ho sempre ritenuto che, nonostante il liberismo  economico-sociale, i radicali abbiano nel complesso più punti di  contatto con la sinistra che con la destra e ho considerato la scelta  del 1994 come qualcosa “contro natura”. Non a caso nelle successive  legislature e in varie elezioni regionali i radicali hanno assunto  posizioni terzaforziste o si sono alleati con il centrosinistra.

La  difficoltà a mantenere rapporti proficui fra Pr e centrosinistra è  anche legata alle ubbie e agli estremismi di Marco Pannella, a lungo  padre padrone del partito. Chi la sera del 3 maggio 1990 era in piazza  Carlo Alberto ad ascoltare il comizio conclusivo di Bra Novanta (è  facilmente recuperabile su Internet al sito: http://www.radioradicale.it/scheda/35729/35762-elezioni-amministrative-la-lista-bra-90), ricorderà come ai sobri interventi di Carlo Petrini, dei tre  capilista e di Diego Novelli, seguì un discorso fiume di Pannella,  slegato dai problemi della città, sconclusionato e provocatorio. Il  tutto davanti ad una folla strabocchevole: così quello che doveva 
essere il comizio del trionfo si trasformò per la lista in una  débâcle: appena sei consiglieri eletti contro gli otto di cui  disponevano prima le due liste di Pci e Pdup-Bra Nuova.

Pochi mesi fa Pannella voleva stringere un accordo con la destra di  Storace per le elezioni alla Regione Lazio. E’ stato fermato dalla  ribellione di metà partito, guidato da Emma Bonino. Questo torna a  onore della nostra concittadina e dovrebbe sgombrare il terreno dal 
timore di inopportune invadenze da parte di Marco Pannella. Ma la  scelta del futuro presidente dipenderà da molte variabili. Forse  prevarrà il candidato/a che incontrerà meno veti o forse il 
centrosinistra (messe da parte le sfiancanti critiche a Bersani) saprà  trovare un colpo d’ala, paragonabile a quello che ha portato  all’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso.

Livio Berardo