Prima ha citato i numeri del problema: 400mila slot-machine, 6.181 locali e agenzie autorizzate. 15 milioni di giocatori abituali, 3 milioni a rischio patologico, circa 800.000 i giocatori già patologici 100 miliardi di fatturato, il 4% del PIL nazionale. Otto i miliardi euro incamerati dal fisco, quasi tutti spesi per curare i dipendenti dal gioco patologico.
Poi ha proseguito: “Non so se il dato che dice che ogni famiglia vi lascia il 12% della spesa sia reale. Ma non ho dubbi a credere che lo sia. Ed a questa cifra – che già di per sé ha un’incidenza enorme sui bilanci famigliari - sfugge il ‘nero’. Che c’è per gli idraulici, figuriamoci per questo settore. Resta il fatto che Imu sulla prima casa e Tares di cui parliamo stasera, messi insieme, ad una famiglia saluzzese dal reddito poco più che minimo costano esattamente l’1,5% della spesa famigliare, il gioco d’azzardo 8 volte tanto. Siamo dunque su livelli di spesa risibili rispetto a quelli che ci scivolano quotidianamente sotto al naso e rappresentano – loro sì - la vera catastrofe”.
Ed infine ha concluso con un’ammissione d’impotenza “Se potessi – ha concluso il dottor Allemano - fare quello che non posso fare non esiterei oltre e chiuderei subito tutti questi pseudo-esercizi commerciali. Ma non posso. Ma questo manifesto che ci apprestiamo ad approvare e che chiede maggiori poteri ai sindaci sulla materia è una cosa molto seria: nasce dalla convinzione che il benessere dipenda molto di più dalla diffusione di queste attività che non dalle tasse e dai tributi”.
Così, l’altra sera in Consiglio Comunale, il sindaco Paolo Allemano ha introdotto il punto che ha poi portato all’approvazione – unanime – del “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”.
Gli hanno fatto eco i consiglieri Fulvio Bachiorrini e Daniela Contin, entrambi del Pdl. Il primo ha parlato apertamente di “piaga”, di un “fenomeno che si diffonde attraverso i sistemi informatici contro il cui proliferare bisogna disporre di strumenti normativi consentano di vietare questo tipo di attività”. La seconda di “problema contro il quale bisogna fare tutto il possibile perché non dilaghi”.