È superfluo dire quanto la notizia dell’arresto di Valter Giordano, nostro collega da oltre quindici anni, ci abbia colto di sorpresa e amareggiato al ritorno dalle ferie. Sui giornali, nei TG, sui più noti Social Network le metafore per lui si sono sprecate. Si è scomodato addirittura Giano, il dio pagano dal doppio volto (per guardare il passato e il futuro di un mondo che torna sempre sui propri passi, non tanto un dio dalla doppia vita, come forse si tende a credere), per assestarsi poi sul più prosaico “ricattatore di ragazzine”.
Non possiamo né intendiamo entrare nel merito delle accuse che gli sono state mosse da parte delle autorità competenti e che verranno accertate e giudicate nei prossimi mesi: non sappiamo nulla, se non ciò che apprendiamo, in forme talora allusive e fantasiose, dai mezzi di informazione. Vogliamo tuttavia testimoniare a Valter la nostra amicizia davanti a tutta l’opinione pubblica saluzzese e nazionale, vista la rilevanza che è stata data a questo caso, quasi non ci fossero fatti più gravi cui dedicare molte pagine dei quotidiani italiani. Non ci si improvvisa professori stimati e ricordati in modo tanto unanime e duraturo dagli studenti, dai colleghi e dalle famiglie. Per quanto scarsa sia la considerazione della professione docente in questo Paese, chi entra in contatto con l’ambiente scolastico sa che questo è un lavoro faticoso e appassionante allo stesso tempo, svolto nel silenzio, tra i libri e i compiti da correggere, e nel rumoreggiare delle classi, che bisogna conquistare con pazienza all’attenzione e alla voglia di studiare e conoscere.
Sulla competenza e sull’umanità del professor Giordano, sulla sua generosità e dedizione agli studenti e alla scuola nel suo complesso, sulla sua cultura fuori dal comune nessuno ha mai nutrito il minimo dubbio, neppure tra chi, con ogni mezzo a disposizione, ha investigato su di lui in questi mesi. Le tante testimonianze raccolte in queste settimane mostrano il valore della sua esperienza di insegnante e la sensibilità umana che lo hanno sempre contraddistinto, anche nei momenti difficili della vita, sua e altrui. Lo sa bene chi nelle lezioni pubbliche – e sono tantissimi, giovani e adulti di ogni ceto sociale e di ogni provenienza geografica – lo ha ascoltato spiegare con entusiasmo trascinante Dante, o Manzoni, o la Storia: nomi e fatti che tante volte, al contrario, annoiano questo nostro mondo adulto, “un secolo di ragazzi…forse povero di cose, ma ricchissimo e larghissimo di parole”, per citare Leopardi, un altro dei suoi poeti più amati. E sono proprio le parole che ora quasi ci assordano.
Siamo tutti, uomini e donne, esseri limitati, soggetti a commettere sbagli ed errori, talora anche gravi, in modo più o meno consapevole; è giusto che questi vengano riconosciuti e scontati, e che siano in qualche modo risarcite le vittime, se ce ne sono, dei reati commessi. Non ci mescoliamo agli inquirenti e ai giudici, che sapranno sicuramente svolgere il loro compito con correttezza ed equanimità. La comprensibile attesa di giustizia non solleva però nessuno dalla responsabilità che si assume nel formulare facili giudizi e parole cattive, nell’infangare all’improvviso la vita di un uomo stimato, con insaziabile e pruriginosa curiosità e non sulla base di fatti realmente conosciuti. Sappiamo bene quanto sia difficile accertare la Verità e distinguere il limite sottile che separa, nel cuore e nelle azioni umane, il bene dal male. Dal rischio comune della bieca insinuazione e della maldicenza vogliamo però liberarci almeno noi, colleghi e amici di Valter dell’Istituto Superiore “Soleri-Bertoni” di Saluzzo, balzato in malo modo agli onori della cronaca più volte in questi mesi, a dispetto del lavoro infaticabile di decenni, che spesso ha ottenuto nel tempo il riconoscimento pubblico di questa città, passato invece ora sotto silenzio. Speriamo non caduto nell’oblio.
I docenti del Liceo “Soleri-Bertoni”