Pronta e ferma la reazione di Confindustria Cuneo e Piemonte alla decisione di cessare tutte le attività produttive - tra cui quella dello stabilimento cuneese di Lesegno - presa oggi dalla Riva Acciaio, a causa del sequestro preventivo ordinato dalla Magistratura di Taranto, che sottrae all’azienda ogni disponibilità degli impianti e determina il blocco delle attività bancarie, impedendo pertanto la normale prosecuzione operativa dell’attività.
“L’errore è stato arrivare a questo punto – sostiene il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi -, in quanto bisognava prevenire il crearsi di questa situazione e trovare un’altra via d’uscita che garantisse il proseguimento dell’attività e salvaguardasse l’occupazione. In questo modo, invece, da oggi altre 1.400 persone in Italia, di cui 250 solo nella nostra provincia, dove a Lesegno c’è uno stabilimento della Riva Acciaio, sono senza lavoro. E il danno sarà ancora maggiore, perché molte aziende meccaniche della Granda hanno nell’Ilva il loro principale se non unico fornitore di materia prima. Ora saranno costrette a ripiegare su prodotti di importazione, perdendo il vantaggio competitivo di disporre di fornitori vicini in grado di rispondere con tempestività a variazioni quantitative e qualitative negli approvvigionamenti. Non voglio neanche pensare alle ripercussioni che questa chiusura improvvisa causerà sui prezzi della materia prima”.
“Condivido appieno l’importanza di tutelare l’ambiente e garantire la sicurezza degli impianti produttivi - gli fa eco il presidente di Confindustria Piemonte, Gianfranco Carbonato -, ma credo si sarebbero dovute cercare soluzioni alternative al blocco della produzione in modo da preservare la continuità operativa degli stabilimenti e quindi salvaguardare un numero significativo di posti di lavoro”.