Attualità - 24 ottobre 2013, 21:00

Banca d’Italia a Cuneo: un cavillo impedirebbe la vendita dell’edificio di corso Nizza all’imprenditore Arnaudo. L’asta sarebbe da rifare

Nonostante si sia aggiudicato l’immobile, per l’ente statale non avrebbe tutti i requisiti richiesti dalla legge per le compravendite di proprietà statali.

La sede ai tempi del trasloco

È stato l’imprenditore Osvaldo Arnaudo ad aggiudicarsi l’immobile che ospitava la sede della Banca d’Italia, in corso Nizza a Cuneo, battuto all’asta alcuni mesi fa ma la mancanza di alcuni requisiti richiesti dalla procedura di vendita di un edificio appartenete allo Stato, ha rallentato la trattativa e non è escluso che l’impresario cuneese – pur avendo vinto l’asta - debba rinunciare ad acquisire l’imponente ed antico edifico. O per meglio dire non venga ritenuto <idoneo> - sempre secondo la procedura di Banca d’Italia – per diventare il nuovo titolare dell’immobile.

Un momento di stallo nella trattativa che è confermato dal portavoce della Banca d’Italia di Torino, dalla quale dipendente l’Unità ancora esistente in Cuneo e che, pur non sbilanciandosi spiega: “Stiamo valutando le offerte che, al di là dell’aspetto economico, devono rispondere in maniera adeguata ad alcuni requisiti che impone la procedura che viene sempre applicata quando si tratta di comprare o vedere beni pubblici”.

“Per quanto ci riguarda – spiegano ancora dalla sede torinese – stiamo seguendo un iter consolidato ed obbligatorio, attraverso  il quale verificare l’idoneità del soggetto – singolo o associato – che si è aggiudicato l’asta. Una prassi imposta dalla legge e solo se i risultati sono positivi si procede alla pre vendita e poi in un secondo momento alla stipula di un contratto per la vendita effettiva”.

Dalla Banca d’Italia di Torino precisano anche che l’alienazione degli immobili non è trattata in maniera diretta dalla sede piemontese o dall’Unità di Cuneo ma attraverso un referente esterno che si prende carico di seguire tutti i passaggi dell’iter, come viene riportato sul sito ufficiale dell’ente.

“Tutte le procedure di appalto e spesa – conclude il portavoce della Banca d’Italia – sottostanno ad una disciplina stabilita per tutti i contratti pubblici, che prevede il rispetto di un determinato iter  e di diverse verifiche che devono essere rispettate prima di procedere alla vendita”.

Anche nel caso della vendita all’asta dell’ex sede della Banca d’Italia di corso Nizza, naturalmente sono state eseguite le verifiche – anzi, sono ancora in corso -, così come è necessario da parte dell’acquirente avere dei determinati requisiti per poter acquistare lo stabile, al di là dell’aggiudicazione tramite asta.

Per esempio Banca d’Italia – come ente pubblico – chiede massime garanzie sul pagamento, imponendone anche modi e tempi. Certifica la più totale trasparenza sulla provenienza de denaro e non esegue trattative con persone che abbiano pendenze o precedenti penali. Queste e molte altre richieste sono adottate per tutelare al massimo il patrimonio statale.

Da parte sua, l’imprenditore Osvaldo Arnaudo non ha voluto rilasciare dichiarazioni, anche se, attraverso persone a lui vicine, conferma un rallentamento della procedura di acquisizione. I suoi legali sono comunque già al lavoro per verifica se è possibile superare l’ostacolo in che modo poterlo fare, secondo quanto stabilito dalla legge.

Nel caso in cui Banca d’Italia ritenesse <non idoneo> l’imprenditore cuneese, allora ad aggiudicarsi l’immobile potrebbe essere il secondo concorrente, oppure si potrebbe anche decidere di rifare l’asta

 

 

NaMur