In un bagno di folla, ieri, la Castiglia di Saluzzo, ha aperto i suoi due nuovi musei.
Nei sotterranei, il museo della Memoria carceraria, il primo in Italia; al terzo piano quello della Civiltà cavalleresca.
Due mondi contrapposti convivono ora sotto lo stesso tetto, ricreando con gli allestimenti che hanno sorpreso di meraviglia il pubblico dell’inaugurazione, la doppia anima dell’edificio.
“Uno shock culturale creativo” che fa passare dall’esperienza splendente dei 4 secoli del periodo marchionale, nella manica ottocentesca, prima spoglia ora piena di civiltà cortese, ai due secoli di istituzione penitenziaria, negli angusti corridoi dell’ex penitenziario.
Entrambi di grande appeal, gettano le basi a pieno titolo per l’ingresso della Castiglia nel panorama museale italiano e internazionale.
“Allestimenti che mettono insieme due aspetti dell’uomo – le parole del vescovo Monsignor Guerrini – l’uomo che soffre e cerca di redimersi e l’altro ricco di speranza e armonia; fragilità e ricchezza umana. Un contributo significativo per la consapevolezza di ciò che si è e, ciò che abbiamo fatto”.
La Castiglia oggi può riprendere il suo cammino e andare a parlare al mondo con la bella pagina di storia scritta nel 400 e 500: il là del sindaco Paolo Allemano, che ha voluto rispondere a tre domande ricorrenti.
Perché questa operazione oggi? “Nel periodo di crisi, la vera partenza è nella cultura. Cultura in cui ritrovare l’identità saluzzese, il senso dell’eredità della nostra storia”.
Cultura, ha sottolineato, non come operazione nostalgica, ma come investimento economico fatto in rete con i sindaci del territorio “chi visita il museo sarà invogliato a visitare gli altri beni sparsi nel circondario”.
"Un’ operazione fatta con il sapere di esperti" ha continuato nella sala Rovasenda, davanti a oltre 200 invitati, dopo i saluti dell’assessore alla cultura Roberto Pignatta, citando il pool di professionisti coinvolti: Rinaldo Comba, Massimiliano Caldera per il Museo della Civiltà Cortese, Claudio Sarzotti curatore del museo della Memoria Carceria, Ugo Mauro responsabile del gruppo di progettatori, e Federica Maffioli dello stesso team. “Grazie al loro bagaglio di conoscenze sono stati plasmati con leggerezza modelli fruibili da tuttì”.
Un ‘operazione fatta con le scuole, l’altra sottolineatura. Gli studenti dell’Istituto Soleri - Bertoni hanno contribuito con i loro insegnanti alla realizzazione di manufatti per il Museo della Memoria carceraria, ricostruiti in base alla documentazione storica trovata.
Un milione e 750 mila euro il costo dell’operazione: un milione dai fondi europei ( se non arrivavano a Saluzzo, sarebbero entrati a casa d’altri ), 750 mila euro dalle casse comunali. “43 euro per ogni saluzzese: il costo di una cena – la quantificazione del sindaco - 468 euro al metro, il costo della ristrutturazione del bene”.
E sul futuro della Castiglia: "se da maggio questo edificio sarà il tormentone del prossimo Assessore alla cultura, avremo fallito; ma se saprà dialogare con le scuole, le istituzioni carcerarie, con le realtà imprenditoriali del territorio, che potranno partecipare alla vita dell’edificio come sponsor o viverla come opportunità, utilizzando i 10 mila metri di spazio e di verde, avrà trovato il suo futuro.”
I due musei sono aperti oggi, domenica 23, esclusivamente per i visitatori e cittadini che si sono prenotati nei giorni precedenti. Saranno poi aperti al pubblico, la domenica, dal mese di aprile.
Il Museo della Civiltà Cavalleresca
Il progetto nasce dalla collaborazione tra Comune e Società degli Studi storici scientifici della Provincia di Cuneo, presieduto da Rinaldo Comba, curatore del museo con Massimiliano Caldera della Soprintendenza del Piemonte.
“L’ Europa e Saluzzo: la storia di Saluzzo, si comprende se la si legge con la storia europea – ha illustrato Comba- L’operazione è stata portare qui, il modo in cui viveva la civiltà cavalleresca, il mondo della classe dirigente di allora.
I collegamenti matrimoniali, le carriere ecclesiastiche e militari, i riferimenti letterari, tra cui la novella di Griselda e le Chevalier Errant, collocano i Saluzzo e alcuni membri del loro gruppo dirigente, al centro di un sistema di relazioni che li collega al Papato, all’Impero, all’Inghilterra, al regno di Francia e a quello di Aragona come agli Angioini, al Ducato di Milano, alla Sicilia e alla Sardegna, agli stati grandi e piccoli della Penisola”.
L’impianto narrativo del museo ( 800 metri) che si snoda tra tante suggestioni, fatte di elementi decorativi a pareti e soffitti, di affreschi realizzati con la tecnica tattoo wall, video multimediali, musica di carattere religioso e laico, ricostruzione di manufatti, fontane, basamenti e della grande statua di Ludovico II, si sviluppa ad anello in 11 sale, che ricreano ambienti e atmosfere del tempo.
In ognuna di esse si concentra un tema della società cavalleresca e cortese del Marchesato, presentando uno o più personaggi storici dei vari periodi e affrontando argomenti diversi, spiega Rinaldo Comba.
Dall’inquadratura generale del Mondo della cavalleria nella prima sala, alla Nascita del principato, alla terza sala delle Monache, ecclesiastici, uomini d’armi, per entrare nella sala del Mito di Griselda, modello della moglie perfetta o figlia amorevole per il genitore. “E’ una risorsa di Saluzzo, tutti nel mondo sanno di Griselda, non sarà difficile un’operazione di marketing” la convinzione del curatore.
Il percorso continua nella sala di Tommaso III “il marchese sfortunato”, per arrivare alle Donne di Saluzzo fuori del mito. Poi a Ludovico I: il tutore della pace e di lì alla grande e suggestiva sala di Ludovico II: il principe e condottiero. La sala della Zecca di Saluzzo e quella della Nuova immagine di Saluzzo e del Marchesato, chiudono il percorso.
“Il museo vuol far vedere la cultura saluzzese come fenomeno di importanza europea – ha sottolineato Caldera - cercando testimonianze disperse in Europa e riprodurle privilegiando quelle di difficile accesso al pubblico”.
Obiettivo: creare un’attrazione turistica di grande rilievo, in grado di colloquiare con la memoria storica europea, creare percorsi turistici e rapporti di sinergia con altri circuiti e aree del turismo culturale italiano ed europeo.
E tra le ricerche, quella di sviluppare una conoscenza approfondita della storia delle donne del Saluzzese.
Il Museo della Memoria carceraria -
Il percorso museale ( 500 metri ) che stimola l’immaginario collettivo, si inoltra nelle antiche celle di isolamento della Castiglia. "Il carcere di Saluzzo è importante, ha attraversato gran parte della storia del Regno di Sardegna e dello Stato Nazionale e a questi vari periodi storici, dall'istituzione nel 1828, hanno corrisposto diverse concezioni della pena e diverse scelte di politica criminale – spiega Claudio Sarzotti dell’Università di Torino - Abbiamo ricostruito la storia attraverso le piccole storie dei protagonisti, utilizzando le memorie di guardie e ladri."
Nel quadro del carcere di Saluzzo che è il primo carcere in senso moderno, entrano personaggi famosi: da Tocqueville a Bentham , da Lombroso a Pellico, da Giulia Faletti Colbert a Cavour, ma anche guardiani e funzionari dello Stato, sconosciuti al grande pubblico che si reincarnano in ologrammi parlanti, pericolosi briganti, come il terribile Delpero, rappresentato nella sua cella da un manichino parlante. Un capitolo è dedicato alla deportazione del popolo valdese, una sezione ai detenuti antifascisti.
Il percorso, continua il curatore, si allarga alla relazione arte e carcere nel mondo del cinema, letteratura e musica: dai disegni fatti in carcere da Aligi Sassu a Fossano, nel periodo fascista, al celebre quadro riprodotto di Van Gogh “La ronda dei prigionieri” a cui si ispira l’allestimento della sala circolare della relegazione. Non manca una rassegna di manifesti “prison movie” che fa entrare nella rappresentazione filmica del carcere.
Tra l’allestimento, lungo gli angusti corridoi, dove l’occhio scorge attraverso gli spioncini delle porte spaccati di ambienti carcerari, anche la riproduzione di celebri canzoni di Lucio Dalla o De Andrè messa in relazione a piccoli oggetti, ritrovati nelle celle della Castiglia quando venne smantellata come istituto di pena nel 1992.
Il museo appena inaugurato si candida ad essere il primo in Italia dedicato alla testimonianza del carcere moderno.
Numerose autorità presenti, tra cui la presidente della Provincia Gianna Gancia, il parlamentare Mino Taricco, il direttore della casa di Reclusione Morandi Giorgio Leggieri, insieme a Luigi Pagano vice capo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il comandante dei Carabinieri Roberto Costanzo, GianMaria Ajani Rettore dell’Università di Torino.