Egregio Direttore,
desidero anzitutto congratularmi con il Suo Quotidiano per avere sollevato localmente la questione di rilevanza sì nazionale ma anche strettamente locale, vale a dire la gestione delle politiche sanzionatorie secondo criteri di buon senso e di equità sociale. La necessità, ovvero l'opportunità di stabilire criteri di progressività sanzionatoria in ragione del reddito del cittadino sanzionato è all'esame, da quel che mi risulta, del dicastero alle Infrastrutture e ai Trasporti guidato da Maurizio Lupi, ministro competente a introdurre le corrispondenti modifiche al Codice della Strada.La ratio centrale è questa: meglio conformare tasse e sanzioni alla capacità contributiva del cittadino, perché altrimenti la prospettiva è quella di creare una massa enorme e crescente di insoluti, e non c'è Equitalia o Gec che tenga.
Se il cittadino, il padre di famiglia o pendolare non li ha (i soldi), non esiste alcuna minaccia legale che possa riscuotere coattivamente le somme contestate e maggiorate di aggi spropositati.
Chi scrive ha avuto modo di occuparsi della vicenda del debito strutturale dell'Unione del Fossanese: un Ente il cui bilancio è andato sostanzialmente in passivo in quanto - a fronte di cittadini di nazionalità straniera che a un certo punto di rendevano irreperibili - i soliti malcapitati italiani, nella fase pre crisi sempre ligi a pagare multe comminate in maniera anche assai discutibili (secondo principi non tanto di sicurezza stradale quanto di pura e semplice cassa), a un certo punto hanno dovuto scegliere se fare la spesa o pagare la multa. E hanno scelto, per molti versi giustamente, la prima ipotesi.
Chi legge i miei articoli conosce le mie battaglie storiche, a volte anche scomode, contro gli "Enti multifici", e non intendo in questa sede entrare nello specifico per non dare spazio a polemiche fuori tema.
Mi limito semplicemente a sostenere la causa di quanti ritengono che le multe debbano rispondere a criteri costituzionali di progressività reddituale, e ciò per un motivo assai semplice: la prassi di tante Amministrazioni locali le ha trasformate in una vera e propria tassa che, ove applicata in maniera lineare, colpisce in maniera inumana le fasce più deboli e determina delle necessarie aree di insolvenza.Non solo: dal momento che molto spesso, anche a fronte di multe comminate in maniera automatica e insensibili a ogni motivazione di buona fede del sanzionato, quest'ultimo tende a non presentare alcun ricorso per via dell'obbligo a versare un contributo unificato spesso pari all'importo ingiunto, ho immaginato una proposta nella quale vorrei coinvolgere anche i movimenti e le associazioni dei consumatori: proporre e far partire dalla provincia di Cuneo una proposta al ministro Lupi affinché, nel caso in cui sia una Associazione di consumatori riconosciuta a ravvisare con una propria dichiarazione elementi di buona fede del cittadino sanzionato, quest'ultimo possa presentare ricorso per l'annullamento del verbale sanzionatorio senza dover versare alcun contributo unificato.
Perché, come ripeto, i contraccolpi per le casse pubbliche esistono già ora, e le insolvenze sono destinate ad aumentare sempre di più. Prendiamo il solo caso di cittadini sorpresi a guidare con la copertura assicurativa Rc auto scaduta: non parlo del caso di contrassegni contraffatti, rispetto a cui occorre adoperare la massima intransigenza, ma della circostanza in cui cittadini, lavoratori di norma incensurati e sempre più italiani non sono più in condizione di pagare l'assicurazione.
La multa è formalmente un atto dovuto, ma altrettanto dovuto da parte del Ministero dei trasporti sarebbe impedire che ogni anno il premio assicurativo aumenti anche a carico di chi mai ha provocato incidenti.
I Comuni diranno: ma noi abbiamo competenza solo a multare; per carità, non lo metto in dubbio, ma la crisi deve aguzzare l'ingegno, non solo il verbale.
Molte Municipalità, fra cui per esempio Bra che è il Comune in cui abito, hanno da tempo lanciato la Family Card: perché non inserire nella stessa anche i premi assicurativi affinché possano essere scontati secondo criteri di premialità in attesa che a Roma alcuni si accorgano che le leggi Prodi-Bersani-Visco hanno da
tempo lanciato la Family Card: perché non inserire nella stessa anche i premi
assicurativi affinché possano essere scontati secondo criteri di premialità in
attesa che a Roma alcuni si accorgano che le leggi Prodi-Bersani-Visco hanno
sempre e solo determinato aumenti sui poveri Cristi?
A. Zorgniotti