Quando ci si confronta con l’altro, è naturale non condividere opinioni che sono diverse dalle nostre. Non abbiamo tutti le stesse idee (fortunatamente), ma l’importante è non rimanere chiusi nelle proprie convinzioni, perché non è saggio, ma, soprattutto, non fidarsi dei pregiudizi per essere aperti a comprendere e a rispettare l’altro.
In un esperienza come questa, inizialmente si ha paura, si vedono agenti che obbligano a lasciare tutto il personale al di fuori del minimo necessario (penna, quaderno e fazzoletti), che fanno guardia a mura altissime, che ci scortano come testimoni protetti perché in pericolo. Si entra in piccole aule con una lavagna, dei banchi e qualche sedia. Si vedono uomini seduti in cerchio che parlano sottovoce. Eccoli lì, i lupi cattivi, con le zanne in mostra, mentre noi creature indifese ci serriamo come un gregge. Ma poi si aprono gli occhi, si osserva. E si conoscono persone, persone che furono e che stanno cercando di diventare: vogliono cambiare, vogliono provarci almeno. Chissà, forse noi non ci saremmo perdonati o non li avremmo perdonati se fossimo stati al loro posto, a quello delle loro famiglie o a quello delle famiglie che hanno distrutto. Però l’importante è questo, capire che non siamo solo finestre di un palazzo come altri, non siamo numeri, ma siamo esseri umani. In quanto tali abbiamo il diritto e il dovere di confrontarci e così provare l’altra strada che in passato si è rifiutata.
In tre giorni sono venute fuori idee e opere incredibili. Se, in altrettanti giorni, ne venissero fuori così dalle persone, e venissero condivise da tutti, probabilmente avremmo risolto gran parte dei problemi globali. L’argomento guida sono state le donne, coraggiose, ribelli, anticonformiste e moderne: donne sagge che hanno fatto la differenza anche tra gli uomini, come Claude Cahun, che credeva nell’esistenza di un solo genere, il neutro. Tutto partito da un libro, un graphic novel edito da Sinnos, intitolato “Cattive Ragazze – quindici storie di donne audaci e coraggiose”: donne che furono contro la società e la famiglia per una giusta causa. Si è conosciuta la direttrice della casa Sinnos, Della Passarelli. Cattiva ragazza anche lei perché, come ha scritto un detenuto per le “ragazze della 1^liceo linguistico”, ha avuto il coraggio di entrare in carcere e dare inizio ad una serie di incredibili avventure. Possiamo proprio definire così. Dal mercoledì al venerdì, dall’11 al 13 marzo (in occasione della Festa della Donna e della Settimana dell’Integrazione), noi ragazzi e le professoresse della 1^LA abbiamo reso onore alla figura femminile in tanti modi: una lezione sulla scultrice Camille Claudel, una “seduta” con i detenuti e brain storming a non finire, rappresentazioni di alcune scene di libri letti in merito all’argomento; donne che sono inizio e continuazione, mai fine. donne come Hedy Lamarr che hanno inventato cose di cui noi non potremmo fare a meno, o come Marie Curie che hanno dato un’impronta decisiva alla scienza. Ma anche Franca Viola, semplice donna di campagna che ha rifiutato il matrimonio riparatore, ha detto “No” all’uomo che l’ ha violentata. O Antonia Masanello che ha combattuto con Garibaldi. O Nellie Bly che ha voluto denunciare, fingendosi pazza, gli orrori dei manicomi di fine Ottocento. Ore trascorse in piccoli gruppi per raccontare i pezzi mancanti di una delle storie del libro, una che ci ha appassionati o incuriositi. Siamo stati scrittori di poesie in dialetto e dialoghi tra famiglie, abbiamo analizzato pensieri e sentimenti. Il risultato? Abbiamo scoperto la forza e il coraggio di donne che hanno fatto la storia e non. Non qualcuno, ma nomi, nomi propri, persone esistite per davvero, scritti su una lavagna. A tutti è venuta in mente una donna che ha voluto essere diversa, a fin di bene, per giustizia e per realizzare i propri sogni. Motivi validissimi e con una morale indiscutibile. Da Penelope di Itaca a Virginia Oldaini contessa di Castiglione, da Ipazia di Alessandria a Eleonora D’Arborea, da Rita Levi Montalcini a Margherita Hack, da Emmeline Pankhurst ad Amelia Earhart, da Eva Duarte a Malala Yousafzai. E poi Franca Rama, Antonella Pastorella, Madre Teresa di Calcutta, Lady Diana, Billy Jean Moffit, Maria Estela Martinez, Miep Gies, Asia Bibi, Adelaide Aglietta, Benazir Bhutto, Emma Bonino, Wadjda (protagonista del film “La bicicletta verde). Le protagoniste di “Cattive Ragazze”: *. Potete trovare tutti questi nomi su Internet, ma coloro che non troverete, e che comunque sono state “cattive ragazze”, sono Natania Anicete Wilson, Teresa Cravero, Florinda Gjondrekay, Rossella Scotta (professoressa degli alunni del primo e terzo anno del carcere – sezione annessa Liceo Artistico Bertoni, ndr) e, come si è detto, le ragazze – e le professoresse - della 1^LA. Ma ci sono donne che non sono state scritte e che meritano un posto d’onore: mi riferisco a tutte le mamme che ogni giorno si svegliano serene, si prendono cura della loro famiglia e sono sempre di corsa, sfidando il tempo e le difficoltà. Mi riferisco a quelle ragazze che lottano ogni giorno contro la crisi, la mancanza di lavoro, la precarietà. Tutte quelle che si scontrano o si sono scontrate con pregiudizi, famiglie austere e società per una giusta causa.
Il tempo trascorso insieme, in questi tre giorni, ha avuto una sua durata particolare. Abbiamo discusso con uomini che a casa, a salutare figlie e mogli, non tornano. Abbiamo ascoltato storie commoventi di donne sconosciute che hanno combattuto tutta una vita. Non sono forse queste le esperienze che ci trasformano? Non dobbiamo solo apprendere la matematica, le scienze, la grammatica. Dobbiamo imparare ad affrontare la vita e abbiamo avuto degli ottimi esempi: nei libri, nei film, nelle menti. Arti insostituibili. E ne è nata una nuova storia. Una storia meravigliosa, di diversità e uguaglianza, di “dentro e fuori”, di incontri, di scontri, di vite e di valori.
Un’allieva del “Soleri” di Saluzzo