Un'idea nata quasi per gioco che poi si è trasformata in passione per il prodotto che si presenta diventata ogni giorno più gratificante. Questa è “L'Autin”, la Società Agricola fondata nel 2010 da Mauro Camusso e Pier Giorgio Gasca senza la presunzione di riconoscersi nella tradizione enologica classica, ma che da essa prende spunto e la adatta al territorio recuperando quel vecchio rito che era la produzione del vino in damigiane, così come facevano “nonno Gepu” (quasi un secolo fa), papà Beppe e lo zio Mario Gasca.
La superficie viticola dell'azienda con i nuovi impianti è di circa 4 ettari. Altri se ne stanno cercando: la condizione è che siano terreni di origine morenica con strato fertile sottile, forte presenza di scheletro e mix di ghiaia e di argilla. Caratteristiche che rendono il territorio idoneo alla produzione di vini bianchi estremamente profumati caratterizzati da un ottima acidità e mineralità. Parallelamente vengono coltivati vitigni piemontesi e autoctoni a bacca rossa che esprimono le caratteristiche organolettiche del territorio.
I vigneti sono coltivati in regime di sostenibilità escludendo totalmente diserbanti e concimi chimici ed impegnata nell’attuare la lotta integrata per ridurre, quando possibile, i trattamenti antiparassitari.
La produzione è pari a circa 40mila bottiglie: l’80 per cento di esse finisce nelle enoteche e nei migliori ristoranti d’Italia, il restante 20 è invece destinato al mercato estero.
L’altra sera, secondo consuetudine ormai consolidata, Camusso ed il suo staff hanno presentato nella cantina di via Sant’Agostino – dove vino e pietra (Camusso è l’ex presidente dei cavatori di Bagnolo Piemonte) sembrano aver trovato il giusto connubio, al punto che probabilmente per la prima volta al mondo si sta facendo “maturare” del “rosso” in una botte di pietra - il loro nettare, frutto della vendemmia del 2014: il “Finisidum”, pinerolese rosso ottenuto con diverse tipologie di uve autoctone e non, buono “come soltanto i bastardini sanno essere”; “El Merlu”, rosso doc ottenuto con uve Barbera; il “Gemma Vitis”, rosso rubino doc ottenuto con uve Bonarda; il “Pellengo” ed il “Verbian”, "bianchi" dal colore giallo paglierino ed, il “Robellus”, rosè dalle note violacee. Nel 2016 irromperà sulla scena, dopo 3 anni di “maturazione”, anche un Prosecco.
Frutti della passione e della determinazione nel realizzare vini di qualità in un territorio pedemontano, caratterizzato da condizioni pedo-climatiche apparentemente ostili alla coltivazione della vite: la scommessa – in gran parte vinta - è coltivare con orgoglio vitigni a bacca bianca internazionali ed autoctoni che si esprimono nel bicchiere con sorprendenti risultati in termini di profumi e mineralità.
Un capitolo a parte lo meriterebbe il momento conviviale finale, nella tenuta di famiglia sulle colline di Barge: con Maura Beltramo splendida padrona di casa, Walter Eynard (il celeberrimo “Flipot”) chef davvero insuperabile e gli allievi dell'Istituto Superiore di Stato per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera "Arturo Prever" di Pinerolo nei panni di “angeli custodi” dei commensali così discreti e straordinariamente garbati da far passare in secondo piano i fantasiosi e golosi manicaretti gustati ed annaffiati dal vino di casa. Con una nota di merito sopra le righe per il delizioso “Passi di Gio”, il passito che ha accompagnato il tris di dolci.