Nel 1954, il grande scrittore Beppe Fenoglio, con il libro “La malora”, raccontava le difficili storie delle Langhe, intrise di sofferenza, povertà, fame, volti contadini scavati dalle fatiche di un tempo. Sessant’anni dopo, quel territorio, e i vicini Roero e Monferrato, hanno ottenuto il riconoscimento Unesco di Patrimonio dell’Umanità come paesaggio vitivinicolo. Una favola, verrebbe da dire. Invece, no. Un sogno di tante persone, che si è concretizzato. Colline straordinarie ricche di seducenti profumi, sapori e colori. Panorami mozzafiato inebrianti di emozioni. Filari di vigne maestose, come onde di un mare operoso, e boschi di magica suggestione, in grado di regalare quei vini e quei tartufi apprezzati in tutto il mondo. Storia, cultura, tradizioni e arte intrecciate in un sublime cerchio magico. Silenzi impagabili interrotti, ogni tanto, dal solo fruscio del vento tra gli alberi. Imprenditori coraggiosi che si sono rimboccati le maniche e hanno saputo progettare il futuro innovando le attività e trasformando la povertà in ricchezza, ma con i piedi saldamente ancorati alle loro radici. A quel mondo raccontato da Fenoglio. Perché non si può camminare sicuri in avanti senza rivolgere uno sguardo al proprio passato. La sfarzosa inaugurazione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, con anche i vini protagonisti, avvenuta, ad Alba, alla presenza del presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz (il primo ministro italiano Matteo Renzi è stato trattenuto a Roma da impegni istituzionali e governativi) e di numerose altre autorità, è l’atto in cui si concentra, ogni anno, l’orgoglio collettivo di questa terra conosciuta e “amata” in ogni parte del mondo. Poi, fino al 15 novembre tanti appuntamenti enogastronomici, culturali e folkloristici impreziosiscono il mercato del profumato “tubero” e intrattengono le centinaia di migliaia di visitatori in arrivo dall’Italia e dall’estero. Il tutto curato nei particolari, senza un minimo dettaglio fuori posto.
C’è, però, un’altra Langa, quella collinare - abitata dalle stesse persone capaci, volenterose e profondamente legate alla loro terra - che non può servire, se non di “striscio” e, spesso, per caso, un piatto composto da eccellenze del medesimo valore. I paesaggi sono altrettanto incantevoli e offrono identiche emozioni, ma li formano pezzi di natura “normale” anziché le pregiate vigne; i prodotti, come le nocciole e i formaggi, sono ugualmente di alta qualità, però non si chiamano vino e tartufi; il territorio vanta secoli di storia e conserva “chicche” artistiche sconosciute ai più, tuttavia, seppure a pochi chilometri di distanza, non è così considerato e posto al centro di quel percorso culturale che meriterebbe. Nonostante l’impegno attuato da chi ci vive per promuoverlo. E, poi, per raggiungere quei piccoli Comuni, i cui residenti, quasi sempre, sono poche centinaia, bisogna percorrere strade dissestate e pericolose, con il rischio quotidiano di nuove frane, in quanto, ormai, i soldi, soprattutto per chi ha i bilanci striminziti, sono ridotti al minimo. O se ci sono, perché gli Amministratori guidano i loro concittadini in modo virtuoso, lo Stato non li lascia spendere per i vincoli imposti dal Patto di Stabilità. Anche quando si tratta di investire in progetti per garantire la sicurezza delle persone. In Alta Langa, i sindaci di 38 Comuni hanno costituito un’unica Unione Montana proprio per cercare di superare queste difficoltà, consapevoli che solo mettendosi insieme si potevano rafforzare le richieste nei confronti delle Istituzioni “sopra le loro teste” e ottenere delle risposte concrete.
La “malora” raccontata da Fenoglio adesso è lontana, ma anche in Langa c’è ancora chi è più ricco e lo mette in mostra vendendo, a caro prezzo, le sue capacità imprenditoriali e chi, pur non così povero, soffre molto di più e tenta in ogni modo, sfruttando l’economia di nicchia delle produzioni di qualità e il desiderio di riscatto, di continuare a vivere dove è nato. Forse servirebbe uno sforzo comune e condiviso delle istituzioni, delle aziende e dei cittadini di quel territorio affinché tutti possano avere la stessa dignità e le medesime occasioni di sviluppo.