Eventi - 22 dicembre 2015, 13:02

Il cortile di Barabba può diventare una piazza? A Fossano la risposta sembra essere un sì

Si è tenuto ieri il convegno che conclude le tre giornate di apertura del cortile del Santa Caterina e il successo lascia presagire un'apertura costante.

Si è concluso ieri il Natale di Barabba con un momento di riflessione offerto dal direttore della casa di reclusione Domenico Arena, dal garante regionale Bruno Mellano, dalla garante fossanese Rosanna Degiovanni e dal sindaco Davide Sordella.

Innanzitutto è stata l’occasione per fare un bilancio che non può che essere soddisfacente: centinaia, per non usare la parola migliaia che pare troppo altisonante, le persone che hanno ininterrottamente affollato il cortile del Santa Caterina, visitando le mostre e acquistando al mercato i prodotti realizzati da diverse cooperative carcerarie. Sempre piena la sala conferenze durante i documentari e gli incontri e gremita la piazza durante i concerti. Decine i volontari, appartenenti a moltissime realtà fossanesi che hanno dedicato tempo ed energia per il buon esito della manifestazione: dalla proloco e corafo che hanno fornito le casette per il mercatino, a fossanOpen e Consulta giovani che hanno collaborato al montaggio e all’allestimento della piazza e hanno contribuito a gestire alcuni banchi, al movimento fotografico fossanese che ha allestito due mostre fotografiche e i cui membri si sono instancambilmente alternati a scattare “foto segnaletiche” a quanti, oltre ad entrare in carcere hanno voluto “metterci la faccia” facendosi scattare una foto segnaletica., mostrando al mondo che i lineamenti e i tratti somatici non permettono di distinguere un detenuto da un libero cittadino, a Davide Dutto e Virginia Chiodi Latini che si sono instancabilmente avvicendati tra mostre fotografiche, conferenze, scattando foto e facendo comunicazione; alla Fondazione Fossano Musica, all’Arrigo Boito, agli Sbandieratori Principi d’Acaja, ad “una nota in più” della comunità Papa Giovanni XXIII, a ,Gianmaria Leone, Massimo Tallone, Carlo Turco, Bruno Vallepiano, per non parlare degli educatori e degli agenti che in tre giornate si sono sobbarcati turni estenuanti e faticosi con orgoglio e il sorriso.

Il cortile di Barabba oggi ha il portone chiuso, ma quello che è accaduto è un punto di partenza e non una vetrina che chiuderà i battenti per non aprirli mai più: è la volontà di creare una rete e aumentare il legame tra carcere e città in uno scambio continuo di opportunità e competenze.

Il convegno di ieri è stato significativo proprio per quello che lascia presagire per il 2016.

L’anno nuovo porterà in carcere unità produttive, formazione, internet e anche giornalismo. Non sono vane promesse quelle fatte dai relatori, ma reali intenzioni manifestate davanti ai detenuti e ai cittadini. Quei cittadini che hanno aderito al cortile di Barabba con entusiasmo e che ora attendono la “piazza di Barabba”. Al convegno non c’erano, per motivi improvvisi, quanto improrogabili, il provveditore Luigi Pagano e il viceministro Enrico Costa, ma queste assenze non hanno tolto solennità alle promesse fatte, contribuendo, forse, a rendere più diretta la comunicazione, anche con i detenuti intervenuti: “vogliamo ricambiare la fiducia ricevuta con il nostro impegno. Attraverso la formazione e l’inserimento ci è stata restituita la dignità” hanno detto con emozione.

Il sindaco Davide Sordella ha parlato di una piazza da far interagire con il tessuto fossanese, di “un’interazione dall’interno verso l’esterno attraverso percorsi di inserimento, ma anche dall’esterno verso l’interno con l’installazione di unità produttive all’interno del perimetro del carcere” e il garante Bruno Mellano ha invece sottolineato “l’importanza di un percorso condiviso nell’attuazione puntuale dei provvedimenti, lavorando profilo per profilo per valorizzare le persone e le loro storie” aggiungendo poi “Giochiamoci le carte, ora, perché abbiamo un buon mazzo”.

Le novità più concrete le annuncia Domenico Arena, direttore di quello che potrebbe diventare un modello per le case di reclusione di tutta Italia. “Il carcere non deve essere lo scatolone grigio messo fuori città tra la discarica e il nulla. L’affettività ha un’importanza fondamentale e dobbiamo lavorare su noi stessi per riconoscere le persone che sono dentro il carcere come esseri umani. Nel 2016 istituiremo innanzitutto un sistema di videochiamate attraverso skype perché finalmente Internet non è più visto come un mostro. Faremo corsi, faremo giornalismo, faremo un percorso sull’intelligenza emotiva. E quando dico faremo, intendo dire che è già tutto previsto ed in fase attuativa. Ho la fortuna di trovarmi in un carcere che ha una struttura piacevole, perché possiamo lavorare sulla bellezza. Ogni essere umano ha bisogno di bellezza.”

Arena ha poi parlato di associazionismo, di arte, del ruolo fondamentale di un’amministrazione locale che si sta dimostrando eccezionalmente collaborativa “facendo straordinariamente quello che dovrebbe essere ordinario, ma che ordinario in Italia non è”.

Ora vedremo la trasformazione del cortile di Barabba in piazza di arti e mestieri sperando di portare tutti i detenuti in questo percorso di abbattimento dei luoghi comuni.

“Questa realtà corre sulle gambe delle persone” ha concluso Rosanna Degiovanni, garante fossanese per i diritti delle persone detenute ed è la giusta riflessione conclusiva perché sottolinea l’importanza degli individui sia tra chi è all’esterno che tra chi è all’interno del carcere, perché solo in questo modo è possibile operare per trasformare la piazza di Barabba in una vera valvola tra il carcere chiuso e la città aperta.

Agata Pagani