Sembra che il nome Befana derivi dalla storpiatura della parola Epifania. Ma quale legame questa vecchina ha con i Re Magi? Ha realmente a che fare con la nascita di Gesù?
Sul web cui abbiamo attinto non mancano storie più o meno curiose, più o meno fantasiose sulla vecchina che “vien di notte con le scarpe tutte rotte”. Sono infatti molteplici e diverse le tradizioni e le leggende cristiane che hanno cercato di spiegare il suo legame con i re magi. La più antica racconta che la Befana era una vecchina a cui i Re Magi chiesero indicazioni durante il viaggio. Questi la invitarono ad andare con loro, ma, nonostante le insistenze, l’anziana donna non li segui. Quando i Re ripartirono si pentì di non aver dato loro un dono da recare al bambino, così si mise a vagare con un cesto di dolci e a lasciarne in tutte le case dove abitavano bambini, nella speranza di giungere anche nella casa di Gesù. E così tutti gli anni, nella stessa notte, tra il 5 e il 6 gennaio la Befana vaga lasciando doni e dolciumi ai bambini per farsi perdonare.
Un’altra tradizione, molto più recente racconta invece, sempre dell'incontro dei magi con una vecchia, nota per la sua avarizia, ma quando conobbe la gentilezza e l’affabilità dei magi, nonostante non ne volesse sapere di seguirli per cercare Gesù, quando le chiesero se volesse mandargli un dono, in un impeto di generosità riempì una calza di lana fatta a mano con dei dolcetti. Nel tempo diventata sempre più vecchia e malandata, si era addolcita e confezionava e regalava delle calde di lana con dolcetti a tutti i bambini. Nel frattempo Gesù cresceva e tutti ne parlavano e lei capì che era lui, il Salvatore, che aveva mancato di incontrare. Rammaricata di questo pregava tutte le sere chiedendo perdono. Una notte, quando ormai aveva più di 100 anni, Gesù le apparve in sogno e le disse che era stata perdonata e le affidò il seguente incarico: "Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da un capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali" così proprio il giorno in cui avrebbe dovuto consegnare il dolce dono a Gesù, la notte tra il 5 rf il 6 gennaio, porta i doni a tutti i bambini.
Una sorta di Madre Natura
In realtà la sua origine, affonda nella notte dei tempi, discendendo da tradizioni magiche precristiane. Per comprendere la sua natura, però, bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti successive al solstizio d’inverno (21/22 dicembre) figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia). La Befana, quindi corrisponderebbe a una di quelle figura femminili che fecondano la terra in inverno, tempo di riposo e di vecchiaia, distribuendo i doni che poi in primavera renderanno la terra rigogliosa e ricca. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova.
Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l'anno successivo. In molte regioni italiane infatti, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o addirittura in alcune regioni si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio.
C'è infatti chi sostiene che è vecchia e brutta perché rappresenta la natura ormai spoglia che poi rinascerà e chi ne fa l'immagine dell'anno ormai consunto che porta il nuovo e poi svanisce. Il suo aspetto trasandato, rappresentazione di tutte le passate pene, assume cosi una funzione che allontana gli spiriti maligni e lei diventa figura sacrificale. E a questo può ricollegarsi l'usanza di bruciarla.
L’iconografia
L'iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po' di carbone (forse perché è nero come l'inferno o forse perché è simbolo dell'energia della terra), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell'immaginario popolare e - seppure con una certa diffidenza - molto amato. Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine la Befana? Bisogna tornare al tempo in cui si credeva che nelle dodici notti fantastiche figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. Gli antichi Romani pensavano che a guidarle fosse Diana, dea lunare legata alla vegetazione, altri invece una divinità misteriosa chiamata Satia (dal latino satiaetas, sazietà) o Abundia (da abundantia).
La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche, ma il popolo non smise di essere convinto che tali vagabondaggi notturni avvenissero, solo li ritenne non più benefici, ma infernali. Tali sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni diverse che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana. Nella tradizione popolare però il termine Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Come abbiamo avuto modo di vedere per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l'arco dell'anno, molte nostre festività hanno un'origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Questa festa ha però assunto nel tempo, anche un significato lievemente diverso. Nella cultura italiana attuale, la Befana non è tanto vista come la simbolizzazione di un periodo di tempo ormai scaduto, quanto piuttosto come una sorta di Nonna buona che premia o punisce i bambini.
Il potere psicologico della Befana
I bambini buoni riceveranno ottimi dolcetti e qualche regalino, ma quelli cattivi solo il temutissimo carbone, che simboleggia le malefatte dell'anno passato. Il potere psicologico della Befana sui bambini è quindi molto forte ed i suoi aspetti pedagogici non vanno di certo trascurati.
In alcune regioni, come il Lazio, la Befana è una figura molto importante ed intorno alla sua festa si svolgono importanti fiere culinarie, ma è anche l'ultimo giorno di vera festa, l'ultimo in cui si tiene l'albero di Natale a casa. Addirittura, in molte regioni d'Italia, c'è l'usanza, anche tra gli adulti, di scambiarsi dei regali più modesti rispetto a quelli del 25 dicembre, oppure, soprattutto tra innamorati, cioccolatini e caramelle.
La Befana, tradizione tipicamente italiana, non ancora soppiantata dalla figura "straniera" di Babbo Natale, rappresentava anche l'occasione per integrare il magro bilancio familiare di molti che, indossati i panni della Vecchia, quella notte tra il 5 il 6 gennaio, passavano di casa in casa ricevendo doni, perlopiù in natura, in cambio di un augurio e di un sorriso.
Oggi, se si indossano gli abiti della Befana, lo si fa per rimpossessarsi del suo ruolo: dispensatrice di regali e di piccole ramanzine per gli inevitabili capricci di tutti. Dopo un periodo in cui era stata relegata nel dimenticatoio, ora la Befana sta vivendo una seconda giovinezza, legata alla riscoperta e alla valorizzazione delle antiche radici, tradizioni e dell'autentica identità culturale.
La Befana in Europa
Mentre nel Bel Paese il giorno dell’Epifania è legato all’arrivo della vecchina a cavallo di una scopa e con lei alla calza piena di dolci (ed a volte carbone) in altre nazioni il 6 gennaio porta con sé tradizioni alquanto diverse.
In Spagna ad esempio “la festa della Befana” è sostituita da quella dei Re Magi – “la Cabalgata de los Reyes” - i quali portano i regali ai bambini buoni. Allo scopo di propiziarseli, i bimbi lasciano dei dolcetti e un po' d'acqua fuori dalla porta, per permettere ai cammelli di dissetarsi, ed una sciarpa. Come ogni anno nelle città spagnole i Re Magi sfileranno su carri decorati per le vie dei paesi, prima di portare i doni ai bambini.
In Francia, invece, nel giorno dell’Epifania ci si dedica alla cucina e si prepara la “Galette des rois”: una torta a base di mandorle nella quale si nasconde una sorta segreto: una piccola fava. Chi, durante la spartizione delle fette di questo dolce la trova nel suo piatto, è incoronato re o regina per quel giorno.
Anche in Germania questo giorno è legato alla venuta dei Re Magi. I preti ed i chierichetti delle varie chiese sparse nel paese, vanno nelle case per chiedere delle donazioni e recitano come ringraziamento qualche verso del Vangelo o intonano una canzone sacra. Va detto però che il 6 gennaio non è una festività nel calendario tedesco ed i bambini vanno a scuola come in qualsiasi altro giorno dell’anno.
Anche in Romania ed Ungheria l’Epifania rappresenterà la venuta dei Re Magi. Ancora oggi in alcune città rumene i bambini lungo le strade bussano alle porte chiedendo di entrare per raccontare delle storie e come ricompensa ricevono qualche moneta mentre i preti vanno di casa in casa per benedirle. Una cosa molto simile succede anche in Ungheria dove i bambini si vestono da Re Magi andando nelle case e portandosi dietro un presepe, ricevendo in cambio anche qui qualche moneta.