Saviglianese - 01 febbraio 2017, 18:30

Racconigi è in attesa di conoscere il futuro dell'ex manicomio

Da mesi forti preoccupazioni trapelano sulla stabilità dell'immensa struttura

L'ex ospedale psichiatrico di Racconigi

È previsto in questi giorni il vertice tra il direttore generale dell'Asl Cn1 Francesco Magni e il sindaco di Racconigi Giampiero Brunetti per l'esame delle conclusioni fornite dal Politecnico di Torino, unitamente ad un pool di tecnici e studiosi, chiamati ad esprimersi sulla stabilità dell'ex ospedale psichiatrico di Racconigi, inserito tra l'altro nei "Luoghi del cuore" del Fai, Fondo per l'Ambiente Italiano.

I modelli matematici, elaborati in questi mesi, saranno la base per le decisioni future legate alla struttura dell'ex manicomio provinciale, già parzialmente crollata lo scorso anno nel suo padiglione centrale, il Chiarugi.

Il crollo dell'immobile, avvenuto fortunatamente all'interno, nella facciata verso il parco, aveva costretto il sindaco lo scorso giugno, in accordo con l'Asl proprietaria dell'immobile, a firmare l'ordinanza di chiusura, a tempo indeterminato, del traffico nelle tre vie che costeggiano l'edificio. Una decisione difficile, ma necessaria, a fronte dell'incolumità delle persone che quotidianamente transitano a piedi o in auto fiancheggiando l'imponente struttura.

Già, perché l'ex manicomio, è una città nella città, perfino più grande della residenza reale sabauda che si erge poco più in là. Dalla legge Basaglia che aveva disposto la chiusura dei manicomi, lo psichiatrico di Racconigi, costituito da diversi edifici, sparsi su 20 ettari di terreno, non ha mai avuto un effettivo riutilizzo o una ristrutturazione, se non interventi mirati di contenimento delle murature.

L’interessante fase di superamento del manicomio, a seguito della riforma, è finemente illustrata nel saggio "Gli archivi della Sanità" per Hapax Editore scritto dagli psichiatri che a Racconigi hanno vissuto in prima persona la trasformazione del luogo

Nel volume si legge: «Il problema di fondo è che le dimensioni della struttura, tali da andare oltre qualsiasi capacità locale di intervento, rendono estremamente difficile anche la sola individuazione di un progetto che produca una visione globale. La vastità dell'area, come emerge dalla planimetria, apre prospettive da vertigine: un'estensione quanto l'abitato concentrico, spalanca un vuoto nel suo cuore più profondo».

Alessandra Longo