"Il giorno in cui un torinese diverrà presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, potrà succedere che un cuneese assurga al vertice della Fondazione di Torino”.
La battuta – attribuita al Presidente della Giunta regionale del Piemonte Sergio Chiamparino – ritenuta inappuntabile fino a qualche mese secondo la logica territoriale, si è rivelata – alla prova dei fatti - assolutamente impropria.
In realtà a farla da padroni, in entrambi i casi, sono stati due cuneesi.
Giovanni Quaglia, classe 1947, alla soglia dei 70 anni, corona il sogno di una vita e diventa presidente di una delle sette fondazioni bancarie più importanti d’Italia, la Crt.
Una vittoria che fa seguito – a meno di un anno – ad un’altra analoga, che porta in calce la sua stessa firma: la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che fa affidato all’amico Giandomenico Genta.
In entrambi i casi si è trattato di operazioni politico-economiche condotte con perizia da manuale, coronate dal successo grazie ad un’abilità e ad una rete di rapporti tessuti con pazienza tanto nella Prima, quanto nella Seconda che agli albori della Terza Repubblica.
Sindaco di Genola per 11 anni, giovanissimo segretario provinciale della Democrazia Cristiana, consigliere regionale dal 1983 al 1988, Giovanni Quaglia, deve la sua notorietà soprattutto al ruolo, ricoperto per ben 17 anni (dal 1988 al 2004), di presidente della Provincia di Cuneo, la carica a cui è rimasto in assoluto più legato, quella che gli ha offerto il trampolino di lancio per approdare nei salotti buoni dell’alta finanza.
Oggi – a distanza di anni - quando in terra di Granda si parla di Presidenti dell’Amministrazione Provinciale il pensiero di tanti ex sindaci corre a lui prima ancora che all’altro Giovanni, lo statista di Dronero, quello che di cognome faceva Giolitti.
Laureato in Lettere, ex preside, docente di Economia e direzione delle Imprese all’Università di Torino, Giovanni Quaglia è revisore ufficiale dei conti in una miriade di enti e vanta una consolidata esperienza al vertice di società anche quotate, associazioni culturali e organizzazioni no profit.
Presidente della società Autostrada Torino-Savona da vari anni, è stato vicepresidente vicario sia della Fondazione Crt (1994-2000 e 2004-2012), sia
della Fondazione Sviluppo e Crescita Crt (2007-2012), oltre che consigliere di Unicredit fino al 2015. In ambito Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni di origine bancarie, è stato componente del direttivo, del collegio sindacale e dell’ufficio di presidenza (2004-2012).
Dettagliare il curriculum costringerebbe il lettore a districarsi in sigle di enti emanazione delle più disparate realtà finanziarie nazionali.
Quaglia succede – grazie all’appoggio del vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona - al notaio Antonio Maria Marocco, il quale – alla veneranda età di 82 anni – aveva deciso di tirare i remi in barca dimettendosi anticipatamente rispetto alla scadenza del suo mandato.
Vedendo quel che succede in questi giorni nel panorama politico nazionale e rapportandolo alle vicende di casa nostra, torna alla mente il celeberrimo titolo de Il Manifesto del 28 giugno 1983 “Non moriremo democristiani”.
Così come la battuta di Chiamparino è stata smentita dai fatti, non si può non constatare come anche la profezia del direttore de Il Manifesto, Luigi Pintor, si sia rivelata, se non fallace in assoluto, quantomeno non più di univoca interpretazione.