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Saluzzese | 19 giugno 2017, 14:15

Risalire il Fiume Po da Revello al Pian del Re passando nel suo letto: l’impresa di Davide Bartolomeo Bertinetto (VIDEO)

72 chilometri di anello, più di 2000 metri di dislivello e 7 ore e 15 minuti di percorrenza

Bartolomeo Davide Bertinetto

Bartolomeo Davide Bertinetto

Erano anni che pensavo a come sarebbe potuto essere risalire il fiume Po passando nel suo letto, quali emozioni si potessero provare e quali difficoltà avrei incontrato.

Sovente penso ai primi uomini che hanno popolato la valle Po in tempi preistorici, visto che il luogo prima degli insediamenti umani doveva presentarsi come una impenetrabile foresta e l'unica via possibile e libera era certamente quella del fiume con le sue rive, specialmente nelle stagioni di secca.

Credo che gli uomini quando hanno iniziato ad esplorare nuovi territori si dirigessero preferenzialmente verso i bordi dei fiumi, per poi farsi strada in solo in un secondo tempo attraverso le fitte zone boschive interne.

Così ho deciso di analizzare l'eventuale tragitto, che per altro è soggetto ad una incredibile quantità di varianti anche nel brevissimo termine, nella sua geografia ad imponenza. La percorrenza vista dal satellite con Google Maps appare a tratti estesa in larghezza e a volte molto stretta. Dove la superficie trasversale è più estesa si possono notare vari 'isolotti' che poi nel giro di poche settimane scompaiono per presentarsi altrove in seguito alla prossima piena inaspettata.

La variabilità del territorio è incredibilmente meravigliosa. Forse il letto del fiume se non per la presenza dei ponti 'ultimo posto lontano dalla civiltà ancora presente dalle nostre parti. Infatti sovente restando in centro al fiume e osservando l'orizzonte si vede solo una parete boschiva su ogni lato facendo credere di essere stati catapultati in un’era remota.

Quel mattino di sabato 17 giugno 2017 era di nuovo stata una levataccia per me, infatti avevo scelto di partire molto presto per evitare il più possibile l'aumento di temperatura e anche dell'inevitabile umidità che di sicuro si sarebbe presentata in quella zona così ricca d'acqua.

Alle 4.15 del mattino sono partito dalla palestra Tempio del Fitness di Revello, come mia abitudine, quindi mi sono diretto verso 'Strada del Boschi' e presso il ponte adiacente ho intrapreso la via del fiume. Era notte fonda anche se osservando il cielo si intravvedeva l'alba che timidamente iniziava a sollevarsi.

Indossavo la luce frontale e vedevo bene il percorso, anche per il caratteristico colore bianco del letto che risalta molto al chiarore della mezza Luna ancora alta nel cielo. Sono riuscito abbastanza agilmente a raggiungere il ponte di Martiniana Po. L'attenzione non poteva comunque mancare: anche se erano presenti alcune stradine, benché i massi comunque fossero presenti era per ovvie ragioni prioritario evitare al minimo le storte.

Ancora avanti per alcuni chilometri in solitudine con il rumore solo del fiume e degli animali. Credo che sia stata una delle poche situazioni in cui per decine di chilometri non ho incontrato anima viva. Dopotutto chi altri potrebbe scegliere di passare in un fiume?

Quando era già giorno attraversavo il ponte di Sanfront, con le molte ruspe ferme vista l'ora ancora giovane. Si è trattato di un passaggio tortuoso visti gli enormi spostamenti di terra da parte dei lavoratori per ripristinare i danni post alluvione di novembre 2016.

Da quel punto ho proseguito, notando che i massi man mano che risalivo il diventavano sempre più grossi e nel contempo il letto tendeva a stringersi sempre più, rendendo il passaggio dell'acqua molto più concentrato e impetuoso. Passare a piedi stava diventando sempre più difficile con un netto rallentamento del passo.

Scorrendo verso Paesana e attraversando i due ponti, mi sono reso conto al secondo di essere stato punto da una zecca, che lì per lì mi sembrava una 'briciola' ma con una osservazione più attenta nei momenti successivi la vedevo ben piantata nella coscia. Senza dolore. Probabilmente presa durante il passaggio tra i vari cespugli e boschetti presenti all'interno del letto del fiume. E' inutile specificare che vista la totale assenza di dolore ho proseguito ugualmente per recarmi al pronto soccorso (ringrazio il personale per la disponibilità e la velocità del servizio) solo in seguito, nel pomeriggio, dopo la fine dell'avventura.

Il difficile è però arrivato dopo Calcinere, sopra Paesana, con l'ulteriore stringersi del fiume e l'aumento incredibile della dimensione dei massi, tanto che arrivato alla centrale idroelettrica ho proseguito su una mulattiera carreggiabile che costeggiava fianco a fianco il Po. Terminata la strada ho incontrato un piccolo ponte che attraversava il fiume Po e lì ho capito che non c'erano alternative, non avrei più potuto stare nel letto! Profondi bacini, imponenti cascate, scivoloni continui mi hanno obbligato a prendere un piccolo ma scorrevole sentiero sulla riva sinistra per arrivare fino al ponte di Oncino, dove si unificano il Po ed il Lenta.

Quindi a questo punto sono ancora potuto passare sotto l'antico ponte oncinese per fermarmi subito dopo e riprendere purtroppo a salire lungo la strada provinciale per qualche chilometro. Credo che in quel tratto impervio chi costruì la strada decenni fa, avesse sfruttato l'unico passaggio possibile.

Nei pressi di Pian Beatrice ho individuato un nuovo punto d'ingresso che mi ha permesso di proseguire nel letto del fiume grazie ad un lato asciutto molto lungo e pulito. Salvo un piccolo tratto di trecento metri di stradone, mi sono nuovamente tuffato nel letto del Po sino a poco prima di Crissolo, riemergendo al primo ponte.

Ho attraversato il paese a piedi e quindi, a causa della geografica dei sentieri, che sono palmo a palmo affiancati al fiume e l'estrema impetuosità dell'acqua, ho progredito verso Pian Regina e dopo verso il Pian del Re. Il temine è stato alla sorgente del fiume, intorno alle ore 11.30, con foto di rito a oltre 2000 metri di quota con un imponente dislivello, vista la quota iniziale di Revello a 350m, per una distanza di 38 chilometri di pura salita in 7 ore e 15 minuti di percorrenza.

Il meteo, vista anche l'ora mattiniera è stato clemente all'andata ma al ritorno il caldo era devastante, rendendo difficile tenere lo stradone per una corsa quasi continua di circa 33 chilometri rimanenti di discesa per chiudere l'anello di quasi 72 chilometri alle 15 circa, nuovamente a Revello.

L'intera avventura, così come tutte le altre e gli ultratrail, è stata preparata con la tecnica descritta nel libro “Ultratrail con il Monoallenamento settimanale” del quale sono autore e che divulgo con soddisfazione da svariati anni insieme all'editore Fusta di Saluzzo.

i.p.

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