Cuneo e valli - 04 luglio 2017, 13:00

Una piccola storia di Provincia, nella grande storia della privatizzazione dei servizi pubblici

Riceviamo e pubblichiamo

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Questa storia è ambientata in un piccolo paese della Provincia di Cuneo ma potrebbe essere ambientata ovunque in Italia, in Europa o nel mondo.

È la storia di una casa di riposo per anziani, che dal novembre del 1982 fino a giugno 2017 è stata comunale. Dal 1° luglio 2017 è passata sotto la gestione di una delle tante cooperative che operano nel mondo dei servizi socio-assistenziali.

Una storia come tante, una storia di privatizzazione di un servizio pubblico. Il “perché è accaduto” non è imputabile alla sola attuale amministrazione comunale. A livello locale la giustificazione è stata la più classica: i costi per il Comune sono elevati, alleggeriamoci di un carrozzone.

Ma queste sono scelte che arrivano da decenni di ideologia liberista e dalla concezione cara a Margaret Thatcher che “non ci sono alternative”. Che in fondo il privato è meglio, più efficace, più efficiente, più economico.

O almeno così ci hanno raccontato: ora che questa ideologia appare sempre più come una sbiadito manifesto pubblicitario su un muro scrostato, si sa che spesso le uniche cose ad aumentare sono i costi a carico dell’utente, mentre diminuiscono gli stipendi, gli operatori e le tutele per chi vi lavora.

Tutto ciò che ruota attorno alla sanità in generale è sotto attacco, anche perché è uno di quei servizi di cui tutti, un giorno o l’altro, usufruiremo. E quindi è possibile trarne lauti profitti.

La piccola storia di Provincia diventa dunque un pezzo di una storia più grande, quella della privatizzazione dei servizi pubblici, in Italia e in Europa. Una storia di cui, prima o poi, dovremo scrivere il capitolo finale.

Tornando al nostro paese possiamo domandarci: si poteva fare qualcosa? Forse sì.

Avrebbero potuto fare di più, o fare diversamente, le varie amministrazione che si sono susseguite negli ultimi anni; avrebbero potuto fare di più, e meglio, i diversi sindacati; anche chi scrive, forse, avrebbe potuto fare di più, mobilitando quel poco che poteva ma pur sempre facendo la propria parte. Un pensiero va sicuramente alle lavoratrici e ai lavoratori e agli ospiti della casa di riposo, con la speranza che il loro futuro sia meno incerto di quanto ora possa apparire.

Alessio Giaccone - segretario provinciale Rifondazione Comunista