Nei giornali e in televisione non si parla d'altro: gli adesivi con il volto di Anna Frank e la maglia della Roma lasciati domenica sera da alcuni tifosi della Lazio nella Curva Sud dell'Olimpico. Una vicenda che ha scatenato un ampio dibattito e generato una serie di reazioni. La Federcalcio ha deciso che prima delle partite della giornata di Serie A in corso venga letta una pagina del "Diario di Anna Frank". A San Siro i calciatori di Inter e Sampdoria hanno consegnato ai bambini copia del diario e del libro di Primo Levi “Se questo è un uomo”.
Problemi da stadio o extracalcistici?
Bastano i calciatori a veicolare il messaggio antirazzista?
Abbiamo chiesto il parere ai cuneesi.
Dobbiamo tuttavia registrare alcune considerazioni, facendo una dovuta premessa. Abbiamo scelto di fermare casualmente persone sotto i portici di corso Nizza il venerdì pomeriggio a Cuneo.
È sempre complicato raccogliere al microfono i pareri della gente comune. Le ragioni possono essere le più disparate: timidezza, ritrosia, fastidio, scelta di non esporsi.
E poi ci sono persone che non conoscono l'argomento trattato. In questa occasione, con nostro grande stupore e anche un pizzico di delusione, ne abbiamo trovate tante. Pochissime persone tra quelle da noi fermate avevano letto o sentito parlare di questo episodio. Molti si sono fermati per rispondere ma, alla domanda, hanno ammesso candidamente di non saperne niente.
Più grave è rilevare che qualcuno non sapeva neanche chi fosse Anna Frank. E su questo c'è molto da riflettere.
In conclusione vi proponiamo il parere delle persone che conoscevano il tema e hanno risposto. La condanna al gesto e alle frange estremiste che popolano le curve degli stadi è stata unanime.