La fine dell'anno si avvicina ed è il momento di pensare (anche) ad utilizzare correttamente le minusvalenze eventualmente accumulate negli anni passati.
Le minusvalenze sono utilizzabili, nei casi previsti dalla normativa fiscale, per compensare le plusvalenze ottenute nei quattro anni successivi; quest' anno "scadono" le minusvalenze realizzate nel 2013 ed è bene iniziare a pensarci con un po' di anticipo per impostare una corretta strategia fiscale.
Cosa sono minusvalenze e plusvalenze
Le minusvalenze sono le perdite subite in borsa. Una descrizione più tecnica direbbe che sono la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita di un titolo, moltiplicato per il numero dei titoli
Facciamo un esempio:
Se hai acquistato 1000 azioni del titolo A ad un prezzo di 10 euro, e poi le hai rivendute a 5 euro hai ottenuto una minusvalenza di 5000,00 euro (10€ - 5€ = 5€. 5€x1000 titioli = 5000€ di minusvalenza)
Viceversa le plusvalenze sono i guadagni generati dalle operazioni fatte "in guadagno"
Come nel'esempio che precede: acquisto a 5 € e vendo a 10 euro mille titoli dell'azione B = 5000,00 euro di plusvalenza.
Perché sono importanti le minusvalenze.
Nessuno, ovviamente, opera per ottenere delle minusvalenze!
Tuttavia, una volta ottenute, possono essere utilizzate correttamente per diminuire l'impatto fiscale sul portafoglio, sarebbe sciocco lasciarle scadere senza utilizzarle.
Nell'esempio fatto sopra la vendita del titolo B) mi ha fruttato 5000,00 euro di utile, su cui la banca mi addebiterà, in regime di risparmio amministrato, una imposta di 1300,00 euro riducendo il profitto netto a 3700 euro.
Nel caso io abbia la possibilità di utilizzare una minusvalenza precedente in compensazione l'imposta dovuta sarà inferiore, fino ad azzerarsi in caso di compensazione totale.
Le minusvalenze hanno una scadenza
Purtroppo, secondo la normativa, le minusvalenze devono essere utilizzate in compensazione delle plusvalenze entro quattro anni, viceversa scadono e non possono più essere utilizzate.
Da qui la necessità di adottare delle strategie che ti consentano di utilizzarle prima della scadenza.
Le regole della compensazione
La normativa prevede alcuni paletti che definiscono quando un utile ed una perdita possono essere compensate ai fini fiscali; vediamo brevemente le regole principali.
1) La minusvalenza deve essere stata realizzata prima della plusvalenza. Non puoi quindi utilizzare una minusvalenza di quest'anno per farti ristorare l'imposta pagata nel 2016.
2) Gli utili e le perdite devono essere "fiscalmente omogenei" ovvero devono appartenere alla stessa categoria di redditi.
La normativa italiana distingue tra redditi da capitale e redditi diversi (capital gain)
I redditi diversi sono, ad esempio: i guadagni e le perdite sulla compravendita di azioni ed obbligazioni e le perdite generate dalla compravendita di quote di fondi comuni, sicav ed etf
I redditi da capitale, al contrario, sono: Le cedole e i dividendi di obbligazioni, azioni e fondi comuni, etf e Sicav e i profitti ottenuti dalla vendita di fondi comuni. I redditi da capitale sono tutti componenti positive, in questa categoria non rientra alcun tipo di operazione in perdita e non possono essere oggetto di compensazione con le minusvalenze "redditi diversi"
All'inizio del post ho riportato una tabella che riassume in modo schematico le categorie di redditi per rendere più agevole il confronto.
Cosa occorre fare per effettuare la compensazione
Abbiamo visto prima come la compensazione sia una operazione fiscalmente conveniente, ma cosa occorre fare per realizzarla?
La buona notizia è che nel regime di risparmio amministrato la compensazione viene effettuata in automatico dalla propria banca che provvede ad addebitare l'imposta già nettata di eventuali minusvalenze pregresse maturate in tempi utili.
Tuttavia a volte occorre prestare attenzione ad alcuni suggerimenti
Suggerimenti operativi
A) Hai una minusvalenza che scade quest'anno (maturata nel 2013)
In questa situazione potrebbe essere opportuno valutare di vendere un titolo che si trova in guadagno approfittando dello sconto fiscale che sta per scadere.
Dopo aver venduto, ed utilizzato così la minusvalenza maturata nel 2013 potrai anche procedere a ri- acquistare il titolo su cui stavi guadagnando, se lo ritieni opportuno. Avrai comunque "nettato" una parte degli utili realizzati.
Consiglio di prestare attenzione a due dettagli importanti: in primo luogo la minusvalenza deve essere tale da rendere conveniente il costo di transazione (sarebbe dannoso spendere 100 € in commissioni bancarie per compensare una plusvalenza di 50). Inoltre è fondamentale ricordare di operare in momenti a bassa volatilità, per evitare di riacquistare il titolo ad un prezzo superiore, rischiando di vanificare l'effetto positivo dell'operazione.
B) Hai intenzione di liquidare un portafoglio titoli perché ti serve liquidità
Fai attenzione a liquidare sempre prima le posizioni in perdita e dopo quelle in utile. Se la minusvalenza è realizzata successivamente, non può essere utilizzata.
Può sembrare un consiglio banale, ma garantisco che viene disatteso molto spesso.
Due trucchi del mestiere.
A) Utilizzo dei certificates
Capita di trovarsi con una minusvalenza in scadenza e di non avere nulla da vendere per compensare la partita negativa.
E' il caso, ad esempio, di un investitore che abbia maturato minusvalenze in azioni (redditi diversi) ed ora abbia un portafoglio che è si in guadagno, ma è investito in fondi comuni o etf (redditi da capitale)
Come abbiamo visto in precedenza le due poste non sono compensabili perchè appartengono a due categorie di reddito differenti.
Una soluzione può essere l'acquisto di alcuni certificates a cedola anticipata "condizionata". Sono strumenti abbastanza complessi e che sono soggetti al rischio di controparte (come le obbligazioni) per cui consiglio sempre di rivolgersi ad un professionista di fiducia e valutare la convenienza nel caso specifico.
B) Conferimento in gestione
Quando si possiedono fondi comuni in guadagno (redditi da capitale) e fondi comuni in perdita (redditi diversi) che tra loro non possono essere compensati.
In questo caso esiste la strada del conferimento dei titoli all'interno di una gestione patrimoniale. Nel regime del risparmio gestito, infatti, possono essere compensate le due diverse tipologie di reddito, andando a pagare soltanto sull'effettivo utile complessivo delle varie posizioni, qualora presente.
Con l'innalzamento dell'imposta su capital gain al 26% è diventato ancora più importante attuare una corretta strategia fiscale, da condividere con un professionista di fiducia. Facendo però attenzione a non stravolgere l'allocazione complessiva del portafoglio, che è comunque la cosa più importante.
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