Sanità - 10 novembre 2017, 13:18

Progetto “Rotary contro ictus”: prevenirlo e curarlo si può

Nel progetto di distretto “Rotary contro ictus “, cinque club della Granda impegnati nella campagna di informazione . “L’ictus non è una malattia ineluttabile ma si può prevenire” . Sollecitata la creazione di centri ictus negli ospedali. Nella conviviale interclub a Marene l’intervento del professor Gandolfo e la presenza dell’associazione A.l.i.ce

Marene, i presidenti dei cinque Rotary della Granda con il Professor Gandolfo e la dottoressa Reale

Marene, i presidenti dei cinque Rotary della Granda con il Professor Gandolfo e la dottoressa Reale

 Conoscere l’ictus, per prevenirlo e agire il più velocemente possibile, per salvare le persone colpite e ridurre le disabilità gravi. Sfatare i luoghi comuni di malattia ineluttabile e incurabile, perché  l’ictus si può prevenire ed è importante diffondere il concetto di curabilità della malattia.

Su questi  temi cardine la relazione del prof Carlo Gandolfo ordinario di Neurologia della facoltà di Medicina di Genova, rotariano, alla conviviale presso il ristorante "La Porta delle Langhe" a Marene di Cherasco, che ha visto la presenza di cinque Rotary della Granda: Saluzzo, Cuneo, Cuneo Alpi del Mare, Mondovì, Savigliano, coinvolti nel progetto di Distretto dal nome combattivo “Rotary contro ictus".

Nella serata aperta dai saluti di Andrea Galleano presidente Rotary Saluzzo capofila del progetto, un parterre folto di autorità rotariane, presentate dal prefetto del club Carlotta Gastaldi:  il past Governatore Piergiovanni Bordiga, l’assistente al governatore Salvatore Linguanti, i presidenti dei club Cuneo: Gianmaria Dalmasso; Cuneo Alpi del mare Gabriella Olivero; Mondovì: Angelo Breida, Savigliano Giovanni Battista Testa, il presidente e la segretaria Rotarac Cuneo Mirko Testa e Marta Servetti.

Caposaldo importante nella campagna contro l’ictus è  l’associazione A.l.i.ce rappresentata nella conviviale dalla dottoressa Nicoletta Reale, a capo della federazione con presenza capillare in tutta Italia, nata ad Aosta nel 1997, per migliorare la qualità di vita delle persone colpite da ictus  e famigliari,  proporre iniziative di prevenzione, sollecitare i referenti della programmazione sanitaria per l’istituzione di centri specializzati.

Sollecitazione ripresa dal professor Gandolfo, al termine della relazione sulla malattia che ha inquadrato gli  aspetti di “prevenzione, diagnosi e cura nella fase acuta”. Ha auspicato la realizzazione di unità di diagnosi e cura dedicate all’ictus "stroke unit"  o  "centri ictus" negli ospedali , gestiti da esperti con l’applicazione di protocolli definiti.

L’accento sulla scarsa conoscenza della malattia: c’è necessità di agire in questa direzione come fa il progetto rotary : l’ictus è una emergenza, una malattia tempo correlata che richiede tempi di soccorso rapidissimi e la necessità di riconoscere i sintomi".

Cosa si deve fare? Chiamare immediatamente il 112 che provvederà a dirottare il malato nella struttura più idonea e attrezzata per la tac e la terapia di trombolisi. "Più il tempo passa più il tessuto potenzialmente salvabile si riduce".  Meglio intervenire con un falso sospetto di ictus che perdere le 3, 4  ore fondamentali, ha sottolineato. Una corretta prevenzione può evitare fino all’80 per cento di ictus, tenendo sotto controllo i principali rischio, in testa l’ipertensione e correggendo quelli correggibili, legati agli stili di vita.

Tra i campanelli  d’allarme l’aumento dell’ictus giovanile per l’uso di sostanze stupefacenti. La campagna rotariana contro l’ictus, oltre alla divulgazione informativa comprende l’organizzazione di tre sessioni di screening per i club coinvolti: a Mondovì, a Cuneo e a Saluzzo. 

 

Vilma Brignone

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