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Curiosità | 10 aprile 2018, 10:43

Scrittorincittà 2018, Raffaele Riba è il nuovo curatore: "Vorrei un festival in cui i lettori siano parte attiva"

"Dall'edizione di quest'anno ci si dovrebbe aspettare la capacità di attraversare il presente con la forza e la pervasione dei venti, ma con la freschezza di chi questa parola ce l’ha come dato anagrafico"

Raffaele Riba - foto dalla pagina Facebook

Raffaele Riba - foto dalla pagina Facebook

Mancano alcuni mesi all'edizione 2018 di scrittorincittà, l'edizione del ventennale intitolata (appunto) "Venti". E sono ovviamente già in corso i preparativi, seppur in fase preliminare, che vedono impegnato in primissima linea Raffaele Riba.

Peveragnese d'origine ma torinese d'adozione, oltre a lavorare nel mondo dell'editoria, collaborare con la Scuola Holden ed essere autore di un romanzo uscito alcuni anni fa, Raffaele è infatti il nuovo curatore dell'evento. Abbiamo deciso di intervistarlo e gli abbiamo chiesto un po' come sarà questo nuovo evento.

- Ciao Raffaele, prima di tutto complimenti per la nomina a curatore di Scrittorincittà. La tua collaborazione con la manifestazione arriva da lontano, però. Hai voglia di parlarci del tuo "viaggio" dentro scrittorincittà?

Grazie Simone. In effetti arriva da molto lontano. Non ricordo esattamente l’anno ma ho cominciato a fare il volontario quando la manifestazione si faceva ancora sotto una tensostruttura in Piazza Europa. Ricordo però la pioggia che scendeva in quei giorni, la moquette verde e la sensazione di stare in un posto in cui accadevano cose per me importanti. Parliamo di almeno 15 anni fa.

Nel 2009, poi, ho cominciato a lavorarci come ufficio stampa locale, in affiancamento a Ex-Libris che operava sul nazionale e l’anno dopo, per due edizioni, mi sono occupato di raccontare la manifestazione alla stampa nazionale. Ricordo ancora con una certa emozione la X, Ai bordi dell’infinito, per me fu spettacolare.

Poi la vita mi ha portato un po’ altrove, ma ci sono tornato nel 2014, questa volta come “autore” in un bellissimo incontro con Michela Murgia e Marino Magliani, che da quel giorno è diventato un amico e lo è ancora oggi. Nelle ultime due edizioni, l’organizzazione mi ha dato modo di moderare un po’ di incontri, un servizio bellissimo perché sei il tramite tra chi parla e chi ascolta. E ora eccomi qui, quasi pronto.

- Penso la nomina sia stata una grande soddisfazione. Come hai reagito? In che modo la stai concretizzando? Insomma: che tipo di curatore vorresti essere?

È stata tanto bella quanto inattesa. Ho incontrato l’organizzazione una mattina qui a Torino, era fine gennaio, ma era una bella giornata e lo è stata a maggior ragione anche dopo. Pero ora - entreremo nel vivo tra poco - sto cercando di non perdermi nulla delle novità in uscita e delle tematiche che interessano maggiormente il pubblico. Leggo tutti i giornali di approfondimento, non mi perdo un programma dedicato. Sto concimando il terreno insomma.

Mi piacerebbe portare autori bravi, che abbiano voglia e disponibilità di confrontarsi con il pubblico intorno al tema, ma soprattutto mi piacerebbe studiare qualche format che permetta anche ai lettori di potersi esprimere, di diventare parte attiva. È pur sempre una festa del libro, e quando si festeggia bisogna farlo tutti insieme.

- "Venti" è il tema dell'edizione di quest'anno. Che cosa ci si dovrebbe aspettare, da questo ventennale?

Innanzi tutto capacità di scandagliare il presente, di attraversarlo con la forza e la pervasione dei venti, ma di farlo con la maturità e la freschezza di chi questa parola ce l’ha come dato anagrafico.

- Si dibatte spesso su scrittorincittà e su come (a dire di alcuni) non dia poi molto spazio a scrittori esordienti e/o del territorio. Cosa ne pensi tu?

Si dice che gli italiani siano un popolo di poeti, santi e navigatori. Lavorando in editoria mi accorgo che il primo attributo e assolutamente reale. Dovremmo leggere almeno quanto scriviamo, le due cose devono andare di pari passo. Quindi è difficile, avendo un programma con dei confini logistici, coinvolgere tutti. Sarebbe bello, ma è difficile. Allora bisogna pensare a scegliere gli esordi più rappresentativi e dare spazio alle scritture locali che, pur raccontando dei nostri luoghi, riescano a trascenderli e a parlare a tutti. Ci faremo attenzione.

- In questo venti anni come e in cosa è cambiata la manifestazione, secondo te?

Per fortuna è cambiata poco. Rispetto ad altre ha mantenuto invariata la centralità di un tema, la necessità di parlare di libri non solo per venderli ma per vedere come le righe che li compongono possano fare da cassa di risonanza al presente e intonare il futuro. Poi, certo, si è fortificata molto e, a livello nazionale, è diventata una sicurezza.

- Oltre a curatore di scrittorincittà, collabori anche con la Scuola Holden e sei uno scrittore ("Un giorno per disfare" - 66thand2nd). Vedremo qualcosa di tuo, in una futura edizione di scrittorincittà?

A settembre uscirà il mio terzo romanzo, ma non lo vedremo a scrittorincittà, direi che sarebbe un conflitto d’interessi no? Pratica che non ho mai amato.

s.g.

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