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Economia | 22 settembre 2018, 12:33

Il tabacco

Originario dell’America centromeridionale, era già noto a gli Aztechi e alle altre popolazioni indigene assai prima della scoperta dell’America.

Il tabacco

Il tabacco è una pianta erbacea diffusamente coltivata in tutto il mondo e anche in Italia per le sue foglie aromatiche da cui si ricavano, mediante opportuni procedimenti, i vari tipi di tabacco (da fumo, da masticare e oggi da svapo).

Originario dell’America centromeridionale, era già noto a gli Aztechi e alle altre popolazioni indigene assai prima della scoperta dell’America. Portato in Europa dai Conquistadores spagnoli verso la metà del 1500, vi si diffuse rapidamente, ma fu dapprima considerato come pianta rara e curiosa, coltivato solo nei giardini di case reali e principesche e negli orti botanici anche a scopo medicinale, poiché gli si attribuivano varie proprietà terapeutiche.

Solo verso il 1600 si cominciò a coltivarlo su larga scala in vari paesi europei e il suo uso si diffuse sempre più sebbene vari governi emanassero leggi e decreti che ne vietavano la vendita e l’impiego ritenendolo dannoso (papa Urbano VIII giunse persino a scomunicare i fumatori – una buona causa per passare alle e-cig).

Nonostante ciò il commercio del tabacco divenne sempre più fiorente e gli enormi guadagni che esso consentiva spinsero già nel 1700 vari governi a farne una fonte di introiti per lo Stato assumendone il controllo di vendita e produzione attraverso il monopolio, ancora oggi in vigore.

Il tabacco conserva tuttora presso molte popolazioni primitive valore simbolico e religioso, nei paesi civili non si crede più alle sue virtù medicinali mentre son ben noti i danni che può causare alla salute dei fornitori.

Come viene coltivato e lavorato il tabacco?

Il tabacco non sopporta il freddo e, per questo motivo viene seminato entro terrine o in semenzai protetti, in febbraio -marzo, trapiantando nel campo le piantine in aprile-maggio e raccogliendo le foglie quando diventano gialle e appiccicose. Riunite in filze, lasciate asciugare al sole, sono poi sottoposte alla cura (al sole, all’ombra, a fuoco), affinché secchino bene e fermentino sviluppando l’aroma particolare; infine sono inviate alla Manifatture Tabacchi ove subiscono la lavorazione industriale e sono trasformate in trinciati da fumo (per sigarette, sigari e pipa) o in sottili matassine da tagliare (tabacchi da masticare) o in polvere (tabacchi da fiuto e da naso).

I tabacchi più fini si ricavano da varietà a foglie di limitato spessore; essi si distinguono oltre che per la provenienza, il colore e la forza (ricchezza in nicotina), anche per l’aroma, il profumo e la facilità con cui bruciano.

Con i residui della lavorazione del tabacco si preparano estratti e polveri insetticidi, assai efficaci contro molti insetti parassiti delle piante o degli animali. Dai semi di tabacco si ricava un olio adatto per vernici e, se ben raffinato, anche per usi alimentari.

Il tabacco appartiene alla famiglia delle solanacee.

La pianta del tabacco ha un fusto diritto e peloso con grandi foglie ovali che contengono sali minerali, zuccheri, proteine, resine, essenze aromatiche, composti volatili e nicotina.
I fiori, riuniti in infiorescenza a pannocchia, sono rosa rossi, bianchi e verdastri.

Il frutto è una piccola capsula un po' ovale che quando si secca si apre in quattro parti liberando molti semi, piccoli e ricchi di olio.

 

I danni del fumo

Il fumo del tabacco contiene varie sostanze, che, per l’azione da esse esplicata sull’organismo, si dividono in: nicotina e altri alcaloidi; irritanti; ossido di carbonio; cancerogeni.

La nicotina, potente veleno usato come insetticida a piccole dosi provoca effetti gradevoli: stimola l’attività intellettuale, fa diminuire la stanchezza, dà una lieve eccitazione.

Gli effetti sgradevoli, come nausea e vomito, scompaiono con l’abitudine, ma abituandosi, l’organismo richiede dosi sempre maggiori di nicotina, di cui non riesce più a fare a meno.

Delle altre sostanze, gli irritanti sono responsabili delle caratteristiche bronchiti croniche dei fumatori, mentre ai cancerogeni (tra essi il terribile benzopirene) si deve probabilmente la crescente diffusione del cancro polmonare.

Il benzopirene è quella sostanza che col tempo colora di giallo le dita che tengono la sigaretta.

Sulla pericolosità del tabacco non lascia dubbi il <<rapporto Terry>> del 1964, quindi sin da tempo si conoscono ricerche eseguite per il Dipartimento della salute americano: molte conferme sperimentali sono venute da scienziati di tutto il mondo successivamente fino ad oggi.

Ciò nonostante l’uso del tabacco è in continuo aumento anche in quei paesi in cui la legge impone di scrivere sulla scatola <<contiene sostanze dannose>>. In Italia è proibita la pubblicità di sigarette e tabacco.

In fin dei conti perché non provare la sigaretta elettronica?

 

Un po’ di storia

L’uso di fumare le foglie di tabacco, appreso dagli indigeni di Santo Domingo (Repubblica Domenicana), venne portato in Europa nei primi anni del XVI secolo.

La pianta, alla quale erano attribuite virtù medicinali (per esempio: quelle di guarire l’emicrania), venne fatta conoscere da Jean Nicot (che ha dato il nome sia al genere <<Nicotiana>>, cui appartiene la pianta del tabacco, sia al pericoloso alcaloide in essa contenuto, la nicotina) ambasciatore francese a Lisbona verso il 1561.

Le foglie vennero usate dapprima per decotti; la pipa si diffuse verso il 1586 e opera di due pirati: Francis Drake e sir Walter Raleigh.

La diffusione della sigaretta è molto più tarda: sembra che l’abitudine di avvolgere il tabacco con la carta o altri materiali sia derivata dall’uso azteco di confezionare sigarette con le foglie delle pannocchie di granoturco. Le sigarette rimasero comunque poco diffuse per secoli (negli Stati Uniti, per esempio, erano praticamente sconosciute fino al 1860), finché un certo William Gloag, che durante la guerra di Crimea aveva visto i soldati fumare tabacco avvolto in carta, introdusse le sigarette in Inghilterra. Il costume di fumare, in primo tempo, riservato agli uomini e non in pubblico, si è diffuso fino all’attuale situazione.

 

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