"I giovani di allora hanno trascorso venti mesi alla macchia, inseguendo un sogno chiamato 'fine della guerra' e divenuto realtà il 25 aprile 1945. Uno di questi 'ragazzi della Libertà' era Aurelio Franco".
Con queste parole del dipendente comunale Giorgio Gonella l'amministrazione di Ceva ha introdotto il proprio personale ricordo del partigiano garibaldino, noto all'epoca con il nome di Lulù e scomparso a pochi giorni dall'anniversario della Liberazione.
"Ci ha lasciato fisicamente - commentano dal palazzo municipale - e il vuoto morale e di amicizia è davvero un cratere che ribolle di tristezza, ma se Aurelio, con il suo berretto e il suo gilet da caccia, non arriverà più a parlarci, parleranno per lui i suoi racconti, il suo desiderio di far conoscere ciò che è stata la lotta partigiana, quella semplice, quella fatta di ideali e di fame, di paura e di orgoglio di essere lì. Una lotta fatta di ragionamenti, di esperienze, di amicizie, di conoscenza del territorio, di rispetto. Parleranno per lui i ricordi che ha lasciato in quanti hanno avuto l'onore e il piacere di conoscerlo, di sentire da lui raccontare con precisa memoria i fatti accaduti nella sua Castelnuovo di Ceva".
Aurelio Franco, classe 1926, aveva incontrato a più riprese i ragazzi nelle scuole ed era parte presente e attiva in occasione delle commemorazioni. Il suo desiderio è sempre stato quello di vedere nero su bianco le sue parole, perché la carta rimane, testimone silenziosa, ma preziosa.
Non solo: nei primi mesi del 2016 nelle sale cinematografiche della Granda, è giunto il film "La staffetta", ispirato dai libri del professor Paolo Canavese e da un potente input fornito proprio dalle memorie di Lulù, il quale, nel lungometraggio, ha raccontato la propria partecipazione alla lotta per la Liberazione nazionale, tentando di far conoscere le numerose e profonde motivazioni che spinsero i giovani di allora a diventare partigiani.