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Attualità | 23 maggio 2019, 17:29

Vicoforte: il gruppo "Croce Bianca" di Torino in visita alla tombe dei Savoia

L'iniziativa è inserita nel palinsesto della giornata celebrativa dei 25 anni del sodalizio presieduto dal conte Alessandro Cremonte Pastorello

Le tombe dei Savoia all'interno del Santuario di Vicoforte

Le tombe dei Savoia all'interno del Santuario di Vicoforte

Venerdì 24 maggio il gruppo "Croce Bianca" di Torino, presieduto dal conte Alessandro Cremonte Pastorello, celebrerà i suoi primi 25 anni di esistenza rendendo omaggio alle tombe reali di Vittorio Emanuele III e della regina Elena di Savoia presso il Santuario di Vicoforte.

Un momento di partecipazione a cui si unirà anche l'associazione di studi storici "Giovanni Giolitti", che a sua volta raggiungerà la cittadina monregalese al fine di rendere omaggio alle salme.

Successivamente, presso Casa Regina Montis Regalis, il colonnello Carlo Cadorna e lo storico Aldo Alessandro Mola illustreranno il versante meno noto dell'Italia nella Grande Guerra: il ruolo del Re tra Comando Supremo e governi (ingresso libero).

"A trattare segretamene per mesi l'adesione dell'Italia alla Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) contro Austria-Ungheria, Germania e loro alleati fu il governo presieduto da Antonio Salandra con Sidney Sonnino agli Esteri - spiega il professor Mola -. Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Luigi Cadorna, in carica dal luglio 1914, non venne consultato sul metodo e nel merito e solamente il 6 maggio fu informato che nel giro di due settimane l'Italia avrebbe dovuto iniziare l'offensiva. Seguirono giorni convulsi. Il 13 (ricorda Mola) il governo si dimise perché non ottenne la maggioranza in Parlamento, ampiamente favorevole alla neutralità condizionata proposta da Giolitti. Il 17 Salandra venne reincaricato e il 20 ottenne carta bianca. Il 23 dichiarò guerra".

"Da questi studi - aggiunge - emerge il ruolo fondamentale del re, quotidianamente impegnato a mediare. Cadorna chiedeva che il governo fornisse armi, viveri, vestiario e arginasse il disfattismo. Tanti ministri, invece, scaricarono sul Comando il peso di una guerra divenuta gigantesca e alla prima occasione pretesero la defenestrazione di Cadorna, proprio quando, dopo il disastro di Caporetto, il generale aveva fermato l'avanzata austro-germanica dall'Isonzo al Piave. A difendere l'onore dell'Esercito e dell'Italia furono Vittorio Emanuele III nell'incontro di Peschiera con gli Alleati (8 novembre 1917) e Cadorna con i suoi scritti, ora disponibili".

Alessandro Nidi

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