Nella frenesia dei lavori che entro l’estate, secondo i piani di Asl e Regione, dovranno portare l’ospedale a essere ultimato ci sono anche loro, anche se il rischio è quello di non vederli, confusi tra i 250 operai e le oltre 50 ditte (pochissime della zona) al lavoro in questo momento sulla collina di Verduno.
Eppure questa quindicina di operai, in buona parte provenienti dalla Puglia, da dove erano arrivati, allora alle dipendenze della ormai fallita Matarrese Spa, rappresentano lo zoccolo duro delle maestranze che da dodici anni lavorano alla costruzione del nuovo ospedale di Verduno.
In questo lungo lasso di tempo hanno mangiato panini e dormito negli spazi da due metri per tre ricavati nelle fredde e anguste baracche allestite ai piedi del gigantesco cantiere, a un migliaio di km dalle loro vite e famiglie.
Ora, quando all’ultimazione della grande struttura mancano comunque ancora diversi mesi – loro ne sono certi –, sono stati licenziati, con decorrenza al prossimo 31 maggio, per fare posto a nuove imprese e ad altri lavoratori come loro, i primi a pagare nel pernicioso dedalo di contratti e appalti che sin dall’affidamento della concessione, nel 2004, ha caratterizzato la realizzazione di un ospedale unico che – spiegano – "doveva costare 104 milioni e ne sta costando 200".
Nelle traversie dei subappalti, del blocco dei finanziamenti regionali e dei fallimenti, loro erano passati alle dipendenze della Alba Bra Scarl, società partecipata al 99% dalla Olicar Gestioni e dalla Matarrese Srl. Col dissesto della Matarrese Spa, Ab Scarl ne ha praticamente preso il posto subentrandole nei rapporti col concessionario Mgr Verduno 2000, ora divenuto Neosia.
Ma i problemi per quanti sono passati alle dipendenze di questa nuova azienda sono proseguiti, con stipendi arrivati negli anni a singhiozzo e con questo finale amaro, figlio – secondo quanto hanno spiegato questa mattina, incrociando le braccia sulla piazzola di accesso al cantiere – "delle problematiche aziendali in capo alla stessa Olicar Gestioni e della rottura dei rapporti tra la stessa e il concessionario".
"Finale amaro perché a pagare sono sempre gli ultimi e i più deboli", hanno ribadito durante lo sciopero i sindacalisti Salvatore Correnti e Silvio Gulino (Feneal Uil), Piero Costantino (Fillea Cgil) e Francesco Biasi (Filca Cisl), che li hanno affiancati nella giornata di astensione dal lavoro proclamata per protestare contro la decisione comunicata loro in Confindustria ad Alba nei giorni scorsi.
"Dopo 12-13 anni di sacrifici, di lavoro anche nei giorni festivi, quando serviva, e di stipendi in ritardo di mesi, di notti dormite al caldo infernale, al gelo e all’umidità di quelle anguste baracche, questo è il ringraziamento che stanno ricevendo. Al loro posto arriveranno altri lavoratori come loro, da chissà dove, e loro rischiano di finire dimenticati nella babele che è diventata questo cantiere, con 50 ditte all’opera e nessuno che capisce cosa facciano gli altri. Mentre qui di lavoro ce ne sarà ancora per mesi questo è il ringraziamento che riceve chi qui si impegna ogni giorno da una vita e non si è mai fermato nonostante mille difficoltà".
Dopo la giornata di astensione dal lavoro il destino di questa quindicina di lavoratori sarà oggetto di un incontro che sindacati e Mgr hanno programmato per mercoledì prossimo. La speranza è che qualcuno si ricordi di quanto hanno fatto in questi anni per portare avanti il cantiere e fare sì che l’ospedale unico divenisse una realtà finalmente vicina alla fine.
In Breve
giovedì 28 marzo