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Eventi | 30 giugno 2019, 20:33

Mostra monografica su Matteo Olivero tra Cuneo, Saluzzo, Acceglio, Rore di Sampeyre e Torino

Inaugurazione a Rore di Sampeyre, “Lu Cunvent” sabato 6 luglio alle 16. Ad Acceglio, Museo di Arte Sacra dell’Alta Val Maira domenica 7 luglio dalle ore 10

Mostra monografica su Matteo Olivero tra Cuneo, Saluzzo, Acceglio, Rore di Sampeyre e Torino

La mostra monografica "Matteo Olivero. La formazione, i temi, la fortuna”, a cura di Antonio Musiari con la collaborazione di Giuliana Godio, sarà visitabile alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino da venerdì 28 giugno 2019 e resterà aperta fino a domenica 29 settembre 2019.

Dopo le inaugurazioni in date distinte, l’iniziativa proseguirà contemporaneamente in sei sedi: Pinacoteca dell’Accademia Albertina, Torino; Museo Casa Galimberti, Cuneo; Pinacoteca Matteo Olivero e Castiglia, Saluzzo; Museo di Arte Sacra dell’Alta Val Maira, Acceglio; Associazione culturale “Lu Cunvent”, Rore di Sampeyre.

Il pittore Matteo Olivero, nato nel 1879 ad Acceglio nella Val Macra occitana, formatosi a Torino presso l’Accademia Albertina di Belle Arti, vissuto a Saluzzo dal 1905 e ivi scomparso nel 1932, si annovera anche tra gli esponenti della seconda fase del Divisionismo italiano. Olivero frequentò l’Accademia Albertina dal 1896 al 1902, allievo dapprima del corso preparatorio triennale e in seguito, maturata l’opzione per la pittura, di Giacomo Grosso, Paolo Gaidano, Pier Celestino Gilardi e Andrea Tavernier.

Tra i suoi compagni nella formazione e nella giovanile vita di bohème si contano altri artisti al centro di ricerche recenti, condotte e confluite in mostre per iniziativa della stessa Accademia Albertina, quali Venanzio Zolla, Cesare Ferro, Augusto Cesare Ferrari e altri da riconsiderare, quali Filippo Vacchetti e Filippo Omegna. Grazie alle Collezioni Civiche e all’Archivio Storico della Città di Saluzzo le prove giovanili tornano, per questa esposizione temporanea, dove Matteo Olivero le realizzò in anni costruttivi accanto a compagni di studio che seppero lasciare una traccia nella storia dell’arte.

Dopo aver presentato nel 1900 alla Promotrice torinese il busto in gesso Reietto, l'anno seguente Olivero esordì nella pittura con la grande tela Ultime capanne. In seguito, egli partecipò a molte esposizioni della Società Promotrice e ad altre collettive torinesi. Artista riconosciuto a livello internazionale fin da questi inizi, egli svolse la propria attività di ritrattista e paesaggista a Torino, Saluzzo e Cuneo. Un viaggio in Svizzera gli fece scoprire il fascino della pittura di Giovanni Segantini e soggiorni a Parigi contribuirono a volgere il suo pensiero a nuove istanze estetiche.

Alle relazioni intrecciate nella capitale francese si lega la collaborazione come critico alla rivista Les Tendances Nouvelles con lo pseudonimo Léonardo. Animo inquieto e tormentato, presto abbandonò la tradizione accademica per seguire il divisionismo, del quale divenne convinto assertore, rafforzando la propria adesione a tale tecnica nei brevi ed intensi anni del carteggio con Giuseppe Pellizza da Volpedo. Affascinato dal sole, dalla luce, dalla natura nelle sue espressioni più elevate e solenni, l’artista preferì questi soggetti allafigura, che tuttavia introdusse come elemento accessorio e indagò nei ritratti richiesti da un’ampia committenza.

La Fondazione Acceglio ha suggerito la ripresa delle ricerche intorno a questo concittadino che seppe onorare le proprie origini. La ricorrenza del ventennale dell’inaugurazione del Museo d’Arte Sacra dell’Alta Val Maira, che ospita sette opere di Olivero, partecipa a sollecitare l’interesse del pubblico verso questa tappa dell’esposizione su più sedi. Il pittore che, fin dalle radici familiari, ignorò il concetto di confine ripropone con il suo esempio, a centoquaranta anni dalla nascita, il valore alla base dell’identità europea della condivisione della differenza di lingua, cultura e territorio in un orizzonte aperto.

Il Comune di Cuneo, che vanta presso il Museo Casa Galimberti i dipinti di Olivero commissionati dal senatore Tancredi Galimberti e dalla moglie Alice Schanzer, esibisce per la prima volta uno studio a olio e tre disegni preparatori per il dipinto Pace vespertina (1909). A sancire una vocazione culturale a tutto campo, va ricordato che tra i prestatori si annovera con tre dipinti la Fondazione Nuto Revelli, nel centenario della nascita del grande intellettuale così giustamente onorato nella sua città e già figlioccio di Matteo Olivero, amico fraterno di suo padre Ermete.

Casa Galimberti, oltre a valorizzare le proprie raccolte e la piccola raccolta Revelli, ospita la sezione Il senso del sacro, percorso visivo che testimonia l’intensa e sofferta spiritualità di Olivero.

Il Comune di Saluzzo ha aderito mettendo a disposizione le sale della Castiglia per sezioni della mostra dedicate ancora alla formazione accademica e a ritratti quasi tutti inediti con opere sia conservate nei depositi delle Collezioni Civiche, sia private. L’occasione va anche a rinforzare la percezione dell’importanza del patrimonio di proprietà della stessa Città di Saluzzo. Grazie ad una previdente e generosa iniziativa di mecenati e degli amici dell’artista conserva nel luogo da lui scelto come sede definitiva l’intero contenuto dello studio, come risultava dopo la sua improvvisa scomparsa.

A valorizzare questo straordinario aspetto di un lascito, insieme, creativo e concreto contribuisce in misura determinante la seconda sede saluzzese, vale a dire la Pinacoteca Matteo Olivero sistemata dalla compianta Rosanna Maggio Serra.

L’Associazione culturale “Lu Cunvent” di Roredi Sampeyre offrirà un’altra sezione della mostra dedicata al patrimonio paesaggistico della Val Varaita, a sua volta carissimo ad Olivero. Nel complesso, queste mostre mettono a confronto più di 200 opere, tra le quali disegni e oli inediti.


comunicato stampa

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