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Agricoltura | 16 luglio 2019, 07:30

Domenico Sacchetto, frutticoltore di Lagnasco, è stato confermato, per la sesta volta consecutiva, presidente di Piemonte Asprofrut

Nelle settimane passate, con i vertici della Società Cooperativa, ha incontrato il governatore Cirio e il premier Conte. Entrambi hanno assicurato l’impegno ad aiutare il settore. Però Sacchetto dice: “Il comparto sta attraversando un momento di grande difficoltà. Anche quest’anno sulle pesche non copriremo i costi di produzione. Abbiamo bisogno che lo Stato promuova di più il Made in Italy tra i consumatori del nostro Paese, aiuti la ricerca per bloccare le malattie, firmi degli accordi bilaterali con le altre nazioni così da poter esportare e istituisca i controlli sui prodotti importati”

In primo piano: a partire da sinistra il presidente Asprofrut Sacchetto, il premier Conte e il vicepresidente Asprofrut Ribotta

In primo piano: a partire da sinistra il presidente Asprofrut Sacchetto, il premier Conte e il vicepresidente Asprofrut Ribotta

Domenico Sacchetto, 62 anni, frutticoltore di Lagnasco con un’azienda di 80 ettari, fra terreni in proprietà e in affitto, è stato confermato, per la sesta volta consecutiva (dal 2004),  all’unanimità e con l’applauso finale, presidente di Piemonte Asprofrut: Società Consortile Cooperativa Agricola, con sede nello stesso Comune del Saluzzese, alla quale aderiscono 800 imprese del settore, tra cui quelle di 13 cooperative. La quasi totalità delle aziende iscritte opera sul territorio del Piemonte, ma ce ne sono alcune in Valle d’Aosta, in Liguria e nel Lazio.

Il Consiglio di Amministrazione, formato interamente da frutticoltori, rimarrà in carica fino al giugno 2022. “E’ una riconferma - sottolinea Sacchetto - della quale sono molto soddisfatto, in quanto vuol dire che i produttori associati credono sempre in me e nel lavoro svolto dall’organizzazione. Ringrazio tutti i consiglieri con cui ho collaborato in questi anni e si sono resi disponibili a rappresentare e a portare avanti i problemi del comparto. Così come è fondamentale l’ingresso dei cinque nuovi, soprattutto i giovani che, in questo modo, dimostrano la voglia di impegnarsi per sostenere la nostra frutticoltura. Un segnale importante di rinnovamento”.  

Tracciamo un bilancio dell’ultimo mandato? “Quando, alcuni anni fa, l’Organizzazione Comune del Mercato (Ocm) dell’ortofrutta è cambiata a livello europeo, nella nostra zona sono nate tre nuove organizzazioni di produttori (Op). Qualcuno diceva: “Asprofrut verrà ridimensionata”. Invece, abbiamo aumentato ancora i soci. Costituiamo la più grande Op del Piemonte. Questo perché siamo comunque molto vicini ai frutticoltori e facciamo il possibile per rappresentarli nel migliore dei modi. Lasciando, però, a ognuno di loro la necessaria autonomia di azione. Certo, poi, soprattutto a livello politico incidiamo come si può. Ma l’obiettivo è sempre quello di ottenere i massimi risultati”.  

I PROBLEMI IN BALLO

Sacchetto:“La frutticoltura ha alcuni problemi rilevanti da risolvere e sta attraversando un momento di grande difficoltà. Partiamo dalle malattie degli impianti. Dopo la moria dei kiwi per l’asfissia delle radici, adesso abbiamo la sharka sulle pesche e il fuoco batterico per le mele e le pere. I nostri imprenditori del settore sono un esempio a livello mondiale per la capacità di sostituire le piante che muoiono con quelle di altre varietà. Sono disponibili a mettersi in gioco e a investire per cercare delle alternative. Però, hanno bisogno di avere una certa garanzia che i nuovi frutteti durino nel tempo”.

Cosa servirebbe? “In Piemonte, le Istituzioni devono dare tutto il sostegno possibile alla Fondazione Agrion affinché funzioni bene e possa, attraverso la ricerca e la sperimentazione, trovare le soluzioni per debellare le malattie delle piante”.

Altra questione essenziale? “Chiediamo allo Stato di firmare degli accordi bilaterali soprattutto con i Paesi asiatici. Come hanno fatto, ad esempio,  Polonia, Spagna e Grecia. Noi dobbiamo stare sul  mercato in competizione con loro. E, al momento, nulla si è concretizzato in questa direzione. Perché non possiamo esportare in Cina? O perché non si è sollecitato l’Unione Europea a togliere le sanzioni alla Russia che, come ritorsione, ha bloccato totalmente dal 2014 le importazioni della frutta e verdura? Per quanto riguarda mele e pesche in quel Paese le aziende piemontesi esportavano il 50% della loro produzione. Per cui, il danno è stato e continua ad essere enorme”.

Ma non solo. “La nostra frutta, grazie ai pressanti controlli, assicura al consumatore elevate garanzie di qualità e salubrità. Però, su quella che arriva dalle nazioni straniere non vengono effettuati gli stessi accertamenti. Quindi lo Stato italiano, attraverso l’esportazione che riusciamo ad effettuare,  tutela i consumatori esteri, ma non lo fa con quelli del nostro Paese attraverso la frutta importata. Una contraddizione enorme che chiediamo di sanare sottoponendo ciò che arriva dall’estero ai medesimi controlli dei prodotti italiani. Se si imponessero gli stessi accertamenti molta importazione non si farebbe più. Perché la frutta straniera non ha le stesse caratteristiche di qualità e salubrità. E se in Italia consumassimo solo pesche italiane non avremmo bisogno di esportare, perché la produzione coprirebbe interamente il mercato interno. Invece il 40% delle pesche arriva dall’estero. E questo non va bene”.

Cosa si può fare? “Oltre ai controlli, bisogna, con campagne pubblicitarie e percorsi di educazione al cibo, convincere e abituare i consumatori del nostro Paese che mangiare italiano vuol dire mangiare prodotti buoni e salubri”.

Infine, anche quest’anno ci sarà un altro enorme problema? “ Soprattutto sulle pesche non riusciremo di nuovo a coprire i costi di lavorazione. I numeri dicono di un aumento della quantità prodotta in Europa del 10-15%. Se aggiunta al calo delle vendite, per l’impossibilità di esportare in tante nazioni, la situazione può diventare drammatica. E di questo approfitta la grande distribuzione organizzata utilizzando la pesca come strumento di promozione per attirare i consumatori. Ma se andiamo avanti in questo modo qualche azienda sarà costretta a chiudere. E oltre al settore ne patirà tutto l’indotto collegato”.  

GLI INCONTRI CON REGIONE E GOVERNO

C’è una nuova Giunta regionale. Avete già avuto contatti? Sacchetto: “Abbiamo incontrato il presidente Cirio e l’assessore all’Agricoltura, Protopapa, e ci hanno promesso un aiuto, in quanto hanno capito che il nostro comparto da alcuni anni è in rilevante difficoltà”.  

Inoltre, Sacchetto e il vicepresidente di Piemonte Asprofrut, Giuseppe Ribotta, sono stati a Roma dal premier Conte e dal ministro per le Politiche Agricole, Centinaio. “Una riunione - conclude Sacchetto - a cui erano presenti le cinquanta organizzazioni di tutti i settori aderenti a Confcooperative il cui fatturato annuo supera i 50 milioni di euro. Anche Conte e Centinaio ci hanno assicurato il loro massimo impegno per darci un mano. Speriamo che le parole si traducano in fatti concreti”.  

IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PIEMONTE ASPROFRUT

Presidente: Domenico Sacchetto.

Vicepresidenti: Giuseppe Ribotta; Giuseppe Boretto.

I consiglieri nuovi: Giacomo Allione; Valter Arnaudo; Mauro Barbero; Alberto Barra; Massimo Berardo.

I consiglieri riconfermati: Stefano Mellano; Giovanni Rubiolo; Graziano Banchio; Attilio Gullino; Corrado Rolfo; Monica Rosatello; Giuseppe Sacchetto; Agostino Pansa; Silvano Ezio Bertorello; Francesco Bodrero; Luca Cismondi; Andrea Morra; Andrea Matteo Quaglia.     

ALCUNI NUMERI DI PIEMONTE ASPROFRUT

Costituita nel 1970, attualmente la Società Consortile Cooperativa Agricola Piemonte Asprofrut, attraverso il lavoro dei soci produttori, coltiva, immagazzina, confeziona e distribuisce 250.000 tonnellate di frutta all’anno: mele; pesche; kiwi; pere; albicocche; susine; castagne; fragole e frutti di bosco. In minima parte si occupa anche di alcune specie di ortaggi. Per un controvalore fatturato di 110 milioni di euro. In totale gli ettari coltivati dalle aziende sono 7.000. L’organizzazione rappresenta quasi il 50%  delle  produzioni frutticole piemontesi.        

Sergio Peirone

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