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Al Direttore | 27 ottobre 2019, 07:50

"Sull'Asti-Cuneo il PD tagli corto con le linee Toninelli e Delrio"

Riceviamo e pubblichiamo

Foto generica

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Gentile Direttore,

l’Italia è bloccata per ogni tipo di realizzazione di opere pubbliche in tempi e con costi sostenibili. Sono le storie della difesa del territorio che frana, delle ricostruzioni per causa di terremoti, delle infrastrutture stradali, della TAV ecc. ecc.

Fra queste tante storie di indecisioni, di incapacità, di confusione progettuale, di veti incrociati, di burocrazia irresponsabile vi è quella di una strada infinita, l’autostrada Asti-Cuneo.

Vale la pena considerare in proposito una sintesi finale.

I primi progetti della Satap sono presentati nel dicembre 1985. Nel 1991 la Società Autostrada Torino-Piacenza ottiene la concessione ministeriale. Dopo anni di azioni, discussioni, ostacoli, cambiamenti di progetti e contenzioso tra Satap e Anas nel 2001 iniziano i lavori sul primo lotto.

Il primo tratto autostradale Massimini-S. Albano Stura di 11 Km. viene inaugurato nel mese di luglio 2005. Allora si prevedeva di completare l’opera entro l’anno 2009. In questo periodo si sono occupati – si fa per dire – dell’autostrada ben 10 ministri dei Lavori Pubblici. Nuovi contrasti, modifiche, contenziosi con la concessionaria portano nel 2012 al blocco dei lavori.

Arriviamo quindi alla nota farsa relativa agli ultimi 9 Km da completare con due ministri, Toninelli e Delrio, le cui tesi si contrappongono per la risoluzione del problema.

Dopo il 2001 l’Asti-Cuneo è passata fra le mani di 8 ministri delle Infrastrutture. Intanto, la concessionaria aspetta e spera e l’Europa dei burocrati è sempre pronta ad impicciarsi. In realtà la soluzione è una sorta di “uovo di Colombo”.

Il dito nella piaga l’aveva già insinuato la Confindustria di Cuneo, in una analisi pubblicata sul suo giornale “Provincia Oggi” nel luglio 2005: “Riteniamo che non ci sia nessun’altra attività così redditizia nel mondo come fare il concessionario di autostrade, visti i margini, inimmaginabili in qualsiasi altro settore”. La provocazione è rivolta alla S.p.A. Asti-Cuneo, che fa capo al Gruppo Gavio, cui partecipano anche l’Anas e Itinera, per cui la Confindustria chiede provocatoriamente la revoca della concessione.

In termini politici il punto da affrontare viene posto in rilievo nel mese di aprile 2019 dall’ex senatore ing. Giuseppe Menardi, a suo tempo vicepresidente della Commissione Infrastrutture del Senato, quindi partecipante diretto ai fatti. Menardi in una sua lettera - trascurata - ai giornali riconduceva agli impegni assunti e non assolti da parte della concessionaria con il Ministero delle Infrastrutture, al momento della firma della nuova concessione nel 2012. Impegni di investimenti che sono ampiamente compensati dagli altri tronchi autostradali che il Gruppo Gavio gestisce.

Oggi anche l’Astra, Associazione Trasportatori cuneesi, avverte come sia inconcepibile che il Gruppo Gavio, inseritosi fra i massimi competitori a livello mondiale per le infrastrutture stradali, non intenda completare 9 Km. di autostrada.

Lasciamo quindi perdere le ultime dichiarazioni non pertinenti, e comunque inaffidabili, dei governanti cuneesi 5Stelle e Pd. E’ bene ricordare che l’attuale ministro Fabiana Dadone, ai suoi esordi pubblici come “cittadina e deputata a 5 Stelle” nell’ottobre 2013 dichiarava ai giornali con evidente acume: ”L’autostrada è un’opera tardiva e troppo costosa, considerato che è poco giustificata dal traffico che incide da e per il Colle della Maddalena; non è particolarmente utile al costruendo Tenda bis ; per lo snellimento del traffico pesante in attraversamento di Cuneo sarebbe sufficiente il rifacimento della cattiva segnaletica del passante Ronchi-Bombonina”.

L’on. Chiara Gribaudo, invece, non potendo prendersela con i suoi “compagni”, cerca di distrarre l’attenzione accusando il Governatore del Piemonte Cirio per i suoi spot per l’Asti-Cuneo. Cirio si comporta con onestà né più e né meno come il suo predecessore Chiamparino. Diversamente non può fare.

Il Pd farebbe bene a tagliare corto con la linea Toninelli e quella Delrio, non rifugiandosi in una nuova linea del neo ministro De Micheli, ma dettare obiettivi precisi all’Anas per le infrastrutture ancora da realizzare e soprattutto raccogliere intenzioni e forze per affrontare risolutamente il Gruppo Gavio. O c’è un difetto nel manico?

Grazie,

Paolo Chiarenza

Al Direttore

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