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Agricoltura | 29 ottobre 2019, 16:13

Il tartufo diventerà materia di studio negli istituti alberghieri del Piemonte

E’ quanto deciso dalla rinnovata consulta regionale dedicata alla valorizzazione del pregiato fungo ipogeo. Tra i temi affrontati anche l’esigenza di stimolare la diffusione di piante che ben si prestino alla crescita del tartufo nero e di una loro certificazione

Trifolao impegnato nella "cerca" (foto Tino Gerbaldo)

Trifolao impegnato nella "cerca" (foto Tino Gerbaldo)

Nel piano didattico degli istituti scolastici e delle agenzie professionali piemontesi verrà sperimentato un momento limitato, ma denso di contenuto, sul tartufo: quello Bianco d’Alba, ma anche di quelli neri e invernali, che costituiscono un tratto distintivo della gastronomia piemontese in tutto il mondo.

È questa una delle novità emerse nel corso della prima riunione della Consulta per la Valorizzazione del Patrimonio Tartufigeno Regionale, che, rinnovata a seguito dell’insediamento della nuova Giunta, ha iniziato i suoi lavori presieduta dal vicepresidente Fabio Carosso.

"In Piemonte – fa sapere la Regione in una nota –, dalle osterie agli stellati, una galassia di professionisti sa come servire, selezionare, conservare, servire, abbinare e illustrare il prodotto. Queste capacità richiedono di essere diffuse, rafforzate, consolidate. Ecco perché si ritiene utile che le giovani leve presenti nel sistema formativo e scolastico regionale si accostino al 'mondo del tartufo' e imparino a trasmettere ai turisti non solo un prodotto, ma un’esperienza, una storia di successo, un forte legame col territorio e un volano per l’economia".

Tanti i temi affrontati dalla Consulta, a partire alla constatazione di come nel corso del tempo si stia assistendo a una diminuzione della superficie destinata al tartufo nero, l’unico coltivabile, attraverso la tecnica della 'micorizzazione' (associazione simbiotica tra il fungo e la pianta). In questo caso di tratta di stimolare la diffusione di piante che ben si prestino alla crescita del tartufo nero e di evitare che quelle esistenti vengano tagliate, magari prevedendo un più alto incentivo economico per i contadini che investono sul lungo periodo sulla produzione tartufigena.

Un altro problema preso in esame è stato quello della certificazione delle piante, procedura oggi non esistente in Piemonte. Per questo l’Ipla (Istituto piemontese per le piante da legno e l’ambiente) insieme al Cnr lavoreranno all’elaborazione di linee guida per produrre piantine tartufigene di qualità e per la loro certificazione.

“Ci troviamo davanti a un lavoro molto impegnativo - ha concluso Carosso -, con una visione di progetti a medio lungo periodo”.

Redazione

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