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Attualità | 12 novembre 2019, 13:45

Il Governo, dopo i tagli paventati in estate, stanzia 30milioni di euro (per il 2019) destinati alle fusioni di Comuni

In estate si erano sollevate aspre polemiche. I dati parlavano chiaro: una mazzata che in alcuni casi avrebbe sfiorato addirittura il 70% rispetto ai fondi pattuiti con gli Enti locali in fase di fusione. Nel decreto fiscale del 26 ottobre scorso, invece, l’articolo 42 recita “La dotazione finanziaria è incrementata di 30 milioni di euro per l’anno 2019”

Immagine di repertorio

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“La dotazione finanziaria dei contributi straordinari è incrementata di 30 milioni di euro per l’anno 2019”.

Lo si legge all’articolo 42, comma 1, del decreto-legge del 26 ottobre 2019, il “decreto fiscale”, che reca le firme del Presidente Mattarella, del premier Conte e dei ministri Gualtieri (Economia e Finanze) Bonafede (Giustizia) e De Micheli (Infrastrutture e Trasporti).

L’incremento della dotazione finanziaria – pari a 30milioni di euro – è destinato alle fusioni di comuni.

In estate, infatti, si erano sollevate aspre polemiche, da parte degli Amministratori locali, dopo la notizia del pesante taglio, da parte del Governo, delle risorse destinate alle premialità per i Comuni che avevano avviato i percorsi di fusione.

I dati parlavano chiaro: una mazzata che in alcuni casi avrebbe sfiorato addirittura il 70% rispetto ai fondi pattuiti con gli Enti locali in fase di fusione.

Nel Cuneese si registrano tre fusioni per incorporazione: a Busca (che incorpora Valmala), Saluzzo (che incorpora Castellar) e Santo Stefano Belbo (che incorpora Camo). I tre processi di incorporazione si traducono in 37milioni di euro circa di premialità, tra fondi statali e regionali, distribuiti su 10 anni.

La sforbiciata avrebbe comportato un drastico calo delle entrate per gli Enti.

Dal Consiglio comunale di Saluzzo, il sindaco Mauro Calderoni era intervenuto – a luglio – sulla vicenda: “Uno Stato che non rispetta i patti – aveva detto – non ci lascia tranquilli in vesta di Amministratori pubblici. Tenacemente continuiamo a immaginare percorsi virtuosi con obiettivi a medio e lungo periodo, che ci consentano di sopravvivere alle modifiche, ahimè molto dure da reggere”.

Dello stesso parere era stato Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, Unione comuni ed enti montani: “Si tratta infatti di rispettare un patto, un contratto fatto dallo Stato con le autonomie locali, con quei Comuni che hanno deciso di andare verso la fusione e hanno riorganizzato le macchine amministrative sui territori”.

Franca Biglio, sindaco di Marsaglia e presidente dell’Associazione nazionale piccoli Comuni d’Italia, aveva preso parte al dibattito. La sua era stata una posizione di netta contrarietà alle fusioni: “Da anni – erano state le sue parole – l’ANPCI consiglia di porre molta attenzione prima di procedere in tal senso. Senza i folli contributi statali e regionali seriamente i comuni avrebbero mai pensato di fondersi? Questa è la cronaca di un taglio annunciato”.

E – sempre in merito alle fusioni – non erano giunte parole di approvazione nemmeno dal govervatore del Piemonte, Alberto Cirio. Nel corso di uno dei primi incontri sul territorio con i sindaci, a Paesana, ad agosto, Cirio aveva detto: “Occorre garantire immediatamente risorse alle Unioni di Comuni: per farlo, bisognerà potenziare il capitolo bilancio, lo stesso che finanziava le fusioni. Un capitolo che è stato dissanguato: i soldi sono stati presi da chi si è fuso, a scapito di chi invece non l’ha fatto.

Sono contrario al meccanismo delle fusioni, secondo me strapagate. Ben vengano invece le Unioni.

Pagare per uccidere l’identità dei Comuni, in cambio di soldi, non mi sembra accettabile eticamente”.

Ora, dopo, il dibattito estivo, il “decreto fiscale” pubblicato un Gazzetta Ufficiale riporta un po’ di tranquillità sul tema fusioni, e specialmente tra gli Amministratori di quegli Enti – oggi riorganizzati – che hanno deciso di intraprendere questo tipo percorso.

Nicolò Bertola

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