Arrivando dalla provinciale 23 del Ponte del Sale si giunge alla rotonda che incrocia la statale 21 del Colle della Maddalena. Anziché svoltare a destra per Demonte-Vinadio si imbocca la strada di fronte: via dei Boschi. In mezzo alla natura.
Dopo 400 metri, sempre sulla destra, ci sono una struttura in legno con una piccola cucina e un ufficio e un paio di stalle: una di maggiori dimensioni; l’altra più piccolina. Tutto attorno, prati. Siamo in via Mazzini, 123, nel Comune di Borgo San Dalmazzo. Lì, vicino all’abitazione dei genitori, ha sede l’azienda agricola di Matteo Bassino, 25 anni, diplomato al Liceo Sportivo di Limone. L’ha fondata nel 2014. Lo aiuta, dal 2016, la compagna, che il prossimo anno diventerà sua moglie, Sara Fina, 26 anni, maturità conseguita all’Istituto Agrario.
Allevano 250 pecore fattrici di Razza Sambucana, che da maggio a ottobre portano in alpeggio: prima alle alte quote delle montagne nel Comune di Limone; in seguito nei pascoli sopra il Valasco di Valdieri. Questi ultimi sono raggiungibili solo in moto. Da aprile alla fine di novembre dà loro una mano un dipendente assunto con contratto stagionale: quest’anno ha lavorato Madi del Mali. Hanno altri terreni sulla collina verso Monserrato, quindi una stalla e alcuni campi a Bernezzo. In totale, una quindicina di giornate piemontesi: parte in proprietà e parte in affitto. Vendono gli agnelli. E si occupano anche della cavalla Zeudi.
Matteo e Sara vivono in un alloggio a Borgo San Dalmazzo ma, dopo essersi sposati, vorrebbero trovare un posto dove concentrare tutta l’attività e anche cambiare l’intestazione dell’azienda. Il nome l’hanno già trovato: “La gentil sambucana”.
Durante l’inverno, quando il lavoro diminuisce, coltivano la passione dello sci: lei di fondo; lui quello alpino. E seguono i giovani atleti di due società sportive della Valle Stura e della Valle Vermenagna.
IL PERCHE’ DELLA SCELTA
I genitori di Matteo, Maurizio ed Elena, gestiscono un’agenzia di assicurazioni, la sorella Marta è una delle stelle azzurre di sci alpino, il fratello Marco studia ancora. Come mai Matteo ha scelto un lavoro così impegnativo? Risponde: “Ho sempre amato gli animali, la natura e la montagna. L’ho sentito subito come il mio mestiere. Ho dovuto imparare tutto da zero, chiedendo consigli ad amici e colleghi. E molte volte sbagliando. Ma rifarei la stessa scelta”.
Sara, invece, arriva da un’esperienza agricola più consolidata. Infatti i genitori, Edoardo e Daniela, conducono un’azienda del settore, con l’allevamento di mucche frisone, a Cartignano: Comune della Valle Maira, salendo, dopo Dronero. Lei ha due fratelli ancora studenti: Raffaele e Samuele. Dice: “Ho sempre aiutato papà e mamma. Quando ho iniziato a vivere insieme a Matteo conoscevo il lavoro. Pur occupandomi di mucche e non di pecore l’attività di allevamento ha comunque delle regole abbastanza comuni. E sulla parte della cura degli animali sono riuscita a trasmettere a lui la mia esperienza”.
UNA STORIA GIOVANE E INTENSA
Racconta Matteo: “Tanta era la mia passione per gli animali che alla Cresima mi ero fatto regalare due pecore. Ho iniziato così, a 13 anni, a occuparmi di questo mestiere nello stesso posto di adesso a Borgo San Dalmazzo. Anche quando studiavo al Liceo ho aggiunto dei capi e costruito una piccola struttura per metterli al riparo. Terminate le Superiori, nel 2013, il pensiero è corso subito all’apertura di un’azienda. L’idea si è concretizzata nel 2014”.
Da quel momento, l’attività ha un continuo sviluppo. Le pecore diventano una novantina. Nel 2016 l’incontro con Sara e il cambio di marcia: anno dopo anno le fattrici aumentano fino a raggiungere il consistente numero attuale di 250. Tutte di Razza Sambucana. In via Mazzini, nel terreno dei genitori, vengono costruite due stalle non in muratura e una casetta di legno che costituisce la base dell’azienda. Ma per ricoverare e sfamare l’intero gregge, quegli spazi non bastano e allora Matteo e Sara decidono di affittare un’altra stalla e altri campi a Bernezzo.
L’ALLEVAMENTO CON L’ALPEGGIO ESTIVO
I terreni di Borgo San Dalmazzo vengono utilizzati principalmente per produrre il fieno necessario ad alimentare le pecore durante i mesi invernali, ma anche per far brucare loro l’erba dopo il ritorno dall’alpeggio. Quelli di Bernezzo servono per il pascolo prima di partire per gli stessi alpeggi. A metà maggio Matteo e Sara, seguendo l’antica tradizione della transumanza, accompagnano il gregge, a piedi, verso la montagna. Raggiungendo i prati sopra Limone, da 1300 a 2200 metri di quota. Una trentina di ettari in affitto. In questo periodo è Madi a seguire di più gli animali perché i due giovani imprenditori si dedicano alla lavorazione del fieno.
Poi, a metà luglio le pecore vengono spostate nell’alpeggio sopra il Valasco di Valdieri, tra i 2200 e i 2700 metri di quota. Un’ottantina di ettari, con una baita che serve a Matteo e Sara per prepararsi il cibo e riposare. Anche questo tutto in affitto. Qui ci rimangono fino a ottobre.
“Il periodo dell’alpeggio - sottolineano - è quello di maggiore tranquillità. Lontano dai rumori cittadini vivi serenamente tra le meraviglie offerte dal paesaggio. Invece, quando torni in pianura sei sempre di corsa per riuscire a fare tutto”.
Una curiosità: Sara prima di conoscere Matteo non amava assolutamente la montagna. Dopo ne è rimasta affascinata e, adesso, considera quei mesi trascorsi in quota tra i più belli dell’anno.
Chiediamo ai due giovani di raccontarci quali sono le caratteristiche della Sambucana. Spiegano: “La prima è fisica: rispetto alle altre pecore la lana sotto la pancia e sotto il collo è molto corta e le orecchie sono fini. Ma l’aspetto pregiato è la carne in quanto è molto saporita e raffinata e non ha quel “profumo” di selvatico che piace poco alla maggior parte delle persone. Inoltre, avendo l’animale un’ossatura piccola, è preferita dai macellai perché ha una resa maggiore. Tuttavia l’ingrasso degli agnelli è molto impegnativo da portare avanti”.
Le 250 fattrici vengono fecondate in modo naturale, con l’impiego di alcuni montoni. La gestazione dura cinque mesi. Gli agnelli che nascono possono essere anche neri se il montone ha la lana scura. La “produzione” annuale è in media di 200-220 piccoli venduti dopo un periodo di ingrasso di 3-4 mesi e il raggiungimento di una trentina di chilogrammi di peso.
L’azienda li smercia quasi totalmente alla nota macelleria Martini di Boves. E una piccola quantità va a finire alla Granda di Genola. “Il mercato dell’agnello - sottolineano Matteo e Sara - attualmente non sta attraversando uno dei periodi migliori. Noi, grazie a Martini abbiamo la certezza di venderli tutti. Infatti, si è deciso insieme una fornitura settimanale che andasse incontro alle esigenze della macelleria. Un obiettivo ottenuto facendo fecondare le fattrici a gruppi per garantire una cadenza nei parti e, quindi, la disponibilità dei piccoli per tutto l’anno”.
Le agnelle? “Le migliori, che rispecchiano di più le caratteristiche della Razza Sambucana, le alleviamo per avere sempre nuove fattrici”.
Una pecora partorisce per 9-10 anni. Poi, arriva il tempo del fine carriera. “Alcune ce le chiede sempre Martini. Ma da quest’anno è iniziato un percorso nuovo. Le abbiamo fatte macellare e l’ottimo laboratorio dell’Istituto di Moretta ha trasformato la carne in salami e mortadelle: una quarantina di chili venduti in alpeggio. E’ stato un successo perché in un mese hanno comprato tutto. Nella prossima stagione l’obiettivo è di incrementare ulteriormente questo tipo di smercio”.
Il latte? “Buona parte se ne va per nutrire gli agnelli quando sono piccoli. Ci sarebbe molta richiesta di formaggi, ma non abbiamo un laboratorio attrezzato. Per cui, ne produciamo alcuni solo per uso famigliare”.
La lana? “Tosiamo le pecore una volta all’anno, nei mesi di febbraio e marzo. Ma è un mercato senza sbocchi: non riusciamo a venderla. Anzi, è considerata un rifiuto e dobbiamo anche smaltirla. Un peccato perché poi quando vai a comprare un capo di abbigliamento di lana lo paghi a caro prezzo”.
QUALITA’ E SICUREZZA ALIMENTARE SONO GARANTITE
Matteo e Sara: “Le fattrici brucano l’erba e si cibano del nostro fieno. Un nutrimento sano e naturale. Così come quello fornito agli agnelli: sempre il fieno migliore prodotto da noi e il mangime e il mais comprati da ditte esterne, ma certificati e adatti all’ingrasso. Tutti alimenti che garantiscono la qualità della carne. Poi, Martini, giustamente, è molto pignolo: acquista solo gli agnelli con le caratteristiche richieste. La carne deve essere a posto. Inoltre, l’Asl effettua molti controlli in stalla per verificare la presenza di eventuali malattie. E siamo seguiti da alcuni veterinari, che ci aiutano a mantenere il gregge in buone condizioni. Qualità e sicurezza alimentare sono garantite”.
SODDISFAZIONI E PROBLEMI
“La soddisfazione più grande, che è sempre una forte emozione - affermano Matteo e Sara - è la nascita di un agnello. Quando il parto va bene, è bellissimo vedere il piccolo che nel giro di poche ore già sta in piedi da solo e, dopo, inizia a succhiare il latte dalla madre. I problemi maggiori li dà la burocrazia, a volte esasperante. E in alpeggio c’è anche la difficoltà dei lupi. Quest’anno è andata bene, ma nell’estate 2018 ci hanno sbranato una dozzina di pecore. Per proteggere il gregge abbiamo i cani maremmani, però a volte gli escursionisti non rispettano i tanti cartelli di attenzione sistemati in quota. Soprattutto quelli per i bikers, che dovrebbero andare piano. Al contrario, spesso, non lo fanno. E allora questo può rappresentare un problema, in quanto il cane non distingue il tipo di pericolo. E può considerare chi va veloce in mountain bike come un lupo capace di aggredire il gregge”.
Tante difficoltà, ma in conclusione? “E’ un mestiere che deve veramente piacerti perché, a volte, di fronte ai molti problemi, vorresti smettere. Però è solo il pensiero di un momento”.
PROSPETTIVE FUTURE
Matteo e Sara: “Oltre a sposarci l’anno prossimo ci piacerebbe concentrare l’attività in un solo posto dove il Comune, pur nel rispetto delle Leggi, non ponga vincoli troppi stringenti. Così da poter costruire un’unica stalla e aumentare ancora il numero di fattrici”.
Aggiunge Sara: “E magari inserire anche qualche mucca, il cui allevamento continua sempre ad appassionarmi”.
UNA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI
“Ogni tanto - dicono Matteo e Sara - esistono delle possibilità di accedere ai contributi del Psr per migliorare l’azienda. Ma sono poche e, comunque, devi anticipare quanto ti serve e ti rimborsano, a seconda dei casi il 40 o il 50% dell’investimento, se va bene solo dopo molti mesi. Conclusa l’istruttoria. Si tratta certamente di un aiuto, ma quando sei all’inizio dell’attività non puoi attendere i soldi per troppo tempo. Bisogna sveltire le procedure”.
La neve caduta nei giorni precedenti alla visita dell’azienda ha lasciato per terra abbondanti segni della sua presenza. Fa freddo. La temperatura è di zero gradi. Ma l’entusiasmo con il quale Matteo e Sara raccontano il loro presente e il loro futuro sprigiona un calore contagioso. Come se ci fosse il sole anziché il cielo grigio e pieno di nuvole.
Hanno fatto una scelta coraggiosa - da agricoltura “eroica” - e si dedicano all’azienda anche per 12-13 ore al giorno. Tuttavia la passione per il lavoro li aiuta a superare fatiche e sacrifici. E il loro futuro può solo essere ricco di gioie e di soddisfazioni.