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In Breve

| 01 dicembre 2019, 07:30

#controcorrente: Ridateci i cantonieri, preziose sentinelle del territorio

Se le innumerevoli strade della Granda, specie quelle di montagna, non verranno monitorate attentamente e fatte oggetto di una sistematica manutenzione molte di loro, tra breve, non saranno mai più transitabili

#controcorrente: Ridateci i cantonieri, preziose sentinelle del territorio

Le recenti vicende alluvionali sono tornate a mettere a dura prova la Granda, che si è riscoperta fragile quasi al pari della Liguria. La vasta rete stradale di una provincia che ha un’estensione superiore a quella di tre regioni italiane, richiede un’attenzione e una vigilanza che da troppi anni non c’è più.

Al di là di quelle maggiormente trafficate, dove pure i ponti in parecchi casi sfiorano se non superano il secolo di vita, ancora maggiore preoccupazione suscitano le strade collinari e di montagna, che, data la conformità morfologica del Cuneese, risultano essere la maggioranza. Frane e smottamenti, quando si verificano, isolano comunità e richiedono interventi oltremodo onerosi che coi chiari di luna che ci sono già non possono essere affrontati oggi e ancor meno lo saranno negli anni a venire.

Ed ecco che un patrimonio di inestimabile valore, sia sotto il profilo storico che di enorme potenzialità turistica, rischia di andare irrimediabilmente perduto. Chi ha memoria storica, sa il ruolo che al riguardo svolgevano i cantonieri, vere e proprie sentinelle del territorio.

Qualcuno potrebbe eccepire che non sempre si trattava di lavoro “usurante”, ma è comunque un dato innegabile la preziosa funzione svolta negli anni da questi dipendenti della Provincia che avevano una minuziosa conoscenza delle strade loro affidate e delle loro fragilità. Di concerto coi consiglieri provinciali dei singoli collegi, che avevano un rapporto strettissimo con le amministrazione comunali, avvertivano tempestivamente l’Ufficio Tecnico della Provincia.

In questo modo, si affrontavano le falle che via via si manifestavano con costi decisamente più sostenibili rispetto a quelli “straordinari” che le emergenze ora impongono. E senza voler andare a cercare eventi atmosferici particolari, si ricorderà – specie per le località alpine – che al cadere dei primi fiocchi di neve venivano allertati gli spazzaneve. Un tempismo che consentiva, anche a fronte di copiose nevicate, di raggiungere comunque i centri di montagna e, dunque, le stazioni sciistiche.

Abbandonate le risorse umane, non ci si è resi conto che i problemi non solo sono rimasti, ma sono andati ingigantendosi di anno in anno. Chi frequenta abitualmente strade di montagna o perché ci vive o per diletto (e non solo quelle delle valli laterali) ha la netta percezione del degrado cui queste stanno andando incontro.

Non è questo l’ambito per discutere se non sarebbe il caso di ripristinare le Province “vecchio stile”, specie considerando le caratteristiche della nostra. Certo è che il problema c’è e non può essere eluso.

In caso contrario – senza cioè una sistematica manutenzione – parecchie strade sono destinate, nell’arco di breve tempo, a non essere mai più transitabili. Con un costo sociale ed economico – come bene ha ricordato la presidente dell’Ance Elena Lovera – elevatissimo per un territorio alpino e di confine qual è il nostro.

#controcorrente

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