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Politica | 03 dicembre 2019, 09:04

A Saluzzo esplode la protesta dei sindaci contro Governo e parlamentari

All’incontro, promosso dalla Provincia, un centinaio di amministratori locali ha alzato la voce contro l’iniquo criterio di ripartizione dei fondi. Sono state minacciate azioni eclatanti e chiamati in causa deputati e senatori, perché poco energici nel far sentire la voce del territorio a Roma

A Saluzzo esplode la protesta dei sindaci contro Governo e parlamentari

Doveva essere uno dei vari tour che il presidente della Provincia Federico Borgna e i consiglieri provinciali hanno promosso sul territorio per rendere edotte le amministrazioni comunali sul fatto che la Granda è penalizzata, per un criterio iniquo e sbagliato, rispetto alle altre Province italiane nel riparto dei fondi.

Nelle intenzioni di Borgna, dopo la lettera da lui inviata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, c’era la richiesta di sottoscrivere un ordine del giorno di protesta.

I numeri forniti dallo stesso Borgna, dal suo vice, Flavio Manavella, e dai consiglieri delegati in tema di viabilità e edilizia scolastica, sono stati sconfortanti a tal punto da sollevare vibrate proteste da parte dei quasi cento sindaci del Saluzzese e del Saviglianese riuniti nell’antico palazzo comunale di Saluzzo.

L’impossibilità di poter intervenire sui 3200 Km di strade e di dare sicurezza agli edifici scolastici in cui si recano ogni giorno oltre 25 mila studenti, ha esacerbato gli animi degli amministratori, reduci da una settimana sul fronte dell’emergenza alluvione.

Sindaci di diversa estrazione politica si sono ritrovati uniti nel definire inaccettabile, oltre che profondamente ingiusta, la situazione.

Da Giancarlo Panero (Verzuolo) ad Alberto Anello (Casteldelfino), da Marco Osella a Francesco Audisio, vicesindaci rispettivamente di Caramagna e Polonghera si è levata una richiesta di attenzione, con toni forti e non senza polemiche all’indirizzo dei parlamentari ritenuti troppo poco decisi nel far valere le ragioni del territorio sui tavoli romani.

Silvano Dovetta, sindaco di Venasca e presidente dell’Unione della valle Varaita, è andato oltre. “Non possiamo accettare di restare così per altri 15 anni perché i nostri cittadini non capirebbero. Servono azioni eclatanti. Consegniamo le nostre fasce al Prefetto”.

Non dissimili nella sostanza, ma appena più soft nei toni, gli interventi del suo collega della valle Maira, Valerio Carsetti e del sindaco di Envie Roberto Mellano.

Tutti, chi con parole più dure, chi con stile più paludato, hanno puntato il dito contro il ministro cuneese (senza per altro mai nominarlo) e contro i parlamentari cuneesi, senza distinzioni di schieramento.

L’unico che, a sorpresa, ha assunto in qualche misura le loro difese è stato il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni. “Non è vero – ha detto – che i parlamentari non ci ascoltano. La verità è che non hanno potere. Noi siamo poco più di 500 mila abitanti e su scala nazionale pesiamo poco o nulla”.

Calderoni ha suggerito due strade.

La prima: una protesta eclatante, di natura fiscale, con il blocco delle tasse che dal Cuneese vanno a Roma. “E’ inutile – ha aggiunto “stressare” i nostri parlamentari, così come è inutile la consegna delle fasce al Prefetto. Se si decide per la protesta deve essere una cosa dura, che vada oltre le sceneggiate”.

Calderoni ha però indicato anche un altro percorso, non senza aver puntualizzato che l’ente Provincia non può essere lasciato in mezzo al guado, com’è successo con la riforma Del Rio.

“Dobbiamo provare a cambiare mentalità – ha suggerito – e fare in modo che la Provincia diventi per davvero ente di programmazione di area vasta concentrandoci su quello che è essenziale per il territorio cuneese.

Ma per arrivarci – ha precisato – dobbiamo condividere un diverso approccio rispetto ai finanziamenti, che vanno dai fondi europei, a quelli delle fondazioni bancarie, a sponsorizzazioni varie, sovracanoni, fondi Ato… Se condividessimo questa strategia – ha aggiunto - si potrebbero compartecipare finanziamenti pro quota. Ma se ognuno continuerà a muoversi per conto proprio, pur legittimamente, temo che non si andrà lontano”.

Borgna ha cercato di fare da paciere, considerato che i toni si stavano alzando, e ha ricordato che “sono i criteri di ripartizione ad essere sbagliati, perché penalizzano gli enti virtuosi. In questo caso – ha affermato – non è questione di destra o di sinistra”.

Anello ha ancora rilanciato invitando Borgna a farsi promotore di una sorta di “Stati Generali” della Granda da tenersi al teatro Toselli di Cuneo, presenti tutti i parlamentari e tutti i 247 sindaci del Cuneese muniti di fascia”.


Giampaolo Testa

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