Nel novembre 2016 aveva ricevuto da parte dell’Enel l’intimazione di pagamento di una bolletta relativa ad un’utenza che le era del tutto sconosciuta. Alla sua richiesta di chiarimenti, il gestore di energia elettrica aveva risposto che il contratto era stato aperto a suo nome presso un centro estetico Alba. Ma la signora, residente nel Torinese, nulla aveva a che fare con quell’attività.
In sede di denuncia la donna aveva riferito che nella primavera dello stesso anno, nel corso di un colloquio di lavoro, aveva lasciato i suoi dati e copia dei documenti alla titolare di un’attività di estetica a Barge. Quest’ultima, F.D.L., con precedenti per lo stesso reato, è stata condannata con rito abbreviato per sostituzione di persona a 3 mesi di reclusione.
L’imputata davanti ai carabinieri aveva spiegato di aver effettivamente attivato a nome della vittima il contratto per la fornitura di energia elettrica presso il centro estetico albese, che aveva gestito solo per qualche mese. Aveva pagato tutte le bollette, tranne una, che non le era mai arrivata, e che era stata protestata all’inconsapevole intestataria dell’utenza.
La difesa aveva chiesto il minimo della pena, tenuto conto del fatto che le bollette erano state pagate, a dimostrazione che l’imputata non aveva intenzione di mettere in atto un disegno criminale.